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giovedì 22 agosto 2013

SVIZZERA, UBS E CREDIT SUISSE POTRANNO GODERE DEL BAIL-IN PER UN AMMONTARE DI 487 MILIARDI DI EURO


21 agosto 2013 (MoviSol) - Un documento pubblicato dall'ente di sorveglianza bancario Finma sta creando scalpore in Svizzera, confermando le denunce dei piani di confisca dei depositi da parte delle autorità finanziarie. Il documento della Finma afferma che la rete di salvataggio delle due grandi banche svizzere UBS e Credit Suisse include fino a 600 miliardi di franchi svizzeri (487 miliardi di euro) di soldi dei risparmiatori. Mentre i risparmiatori svizzeri scoprono di essere destinati al patibolo, l'UE ha in serbo gli stessi piani per tutti i paesi membri.

Il documento della Finma esamina l'applicazione delle procedure di bail-in, già introdotte in Svizzera con un regolamento di fine 2012, alle due banche "too big to fail" e con impressionante candore afferma che, una volta esauriti tutti gli altri strumenti (azioni e obbligazioni), "sono potenzialmente soggetti al bail-in anche i depositi non protetti, per circa 300 miliardi SF in ciascuna banca".
Il documento della Finma esce nel contesto di un crescente movimento di opposizione ai piani di bail-in in Svizzera, che ha preso il via da quando l'EIR li denunciò nei primi mesi dell'anno. La denuncia dell'EIR, ripresa dal gruppo di Zurigo "Impulswelle.ch", aveva costretto il governo a rispondere difensivamente in una lettera ufficiale (cfr. EIR Strategic Alert32-33/13).

L'annuncio della Finma ha già suscitato forti reazioni.

• La pubblicazione insideparadeplatz.ch ha denunciato il piano di bail-in scrivendo: "Il regolatore può confiscare 300 miliardi di soldi dei risparmiatori in ognuna delle due banche, per salvarle… fa 75 mila franchi pro capite, calcolato sulla popolazione svizzera". Inoltre, "UBS e CS sono Cipro alla decima potenza. Centinaia di miliardi di derivati opachi sonnecchiano nei bilanci delle due banche. Se cambia il vento sui mercati o se gli strapagati manager perdono le scommesse speculative, gran parte del capitale potrebbe essere spazzato via".

Il noto giornalista e autore Gian Trepp ha scritto sul suo blog il 14 agosto che "i politici farebbero bene a respingere" il piano della Finma. 
Trepp propone un piccolo ma fondamentale cambiamento nello statuto dell'ente regolatore: inserire "l'interesse generale del paese" nell'Art. 5, che ne definisce il mandato. Attualmente, nell'articolo si afferma che "scopo dei regolatori è… proteggere i creditori, gli investitori, gli assicurati come pure la funzionalità dei mercati finanziari". Trepp propone anche di inglobare la Finma nella Banca Nazionale, che l'interesse generale invece nello statuto ce l'ha. In un precedente posting, il giornalista svizzero aveva scritto che invece di pianificare il bail-in, bisognerebbe introdurre la separazione bancaria.

• In aggiunta, l'8 agosto il Financial Times ha ammonito che, annunciando che gli obbligazionisti sono a rischio, la Finma si dà la zappa sui piedi. Ci sarà una fuga dai bond delle banche svizzere, che dovranno offrire rendimenti più alti per trattenere gli investitori. Due settimane fa, Credit Suisse ha già dovuto offrire una cedola del 6,5%.

Inoltre, benché ci sia un accordo tra la FDIC americana, la Bank of England e la Finma per stabilire una cornice giuridica internazionale che permetta il bail-in trasfrontaliero, gestito dall'autorità del paese di residenza della holding bancaria, c'è ancora il rischio che un giudice in una corte americana possa bloccare le procedure. Questa è una grande fonte di preoccupazione per la mafia internazionale della "confisca quantitativa", riflessa sia nel documento della Finma, sia in un articolo scritto per il Wall Street Journal dai suoi dirigenti Patrick Raaflaub e Mark Branson il 5 agosto.

Va sottolineato che la confisca dei depositi è la strategia delle autorità finanziarie nell'intera regione transatlantica, il cui centro operativo è Londra. 
Con l'ex Goldman Sachs Marc Carney alla Banca d'Inghilterra, ciò è ancor più visibile. Carney è contemporaneamente capo del Financial Stability Forum alla BIS di Basilea, che è il centro istituzionale delle discussioni sul bail-in già dai giorni in cui era presieduto da Mario Draghi.

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