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lunedì 8 luglio 2013

I VESCOVI COSA TEMONO DI PERDERE, AD ASSECONDARE IL PROGETTO DI DIO SVELATO AI SUOI "STRUMENTI" IN TERRA???



 da animamistica  08 Luglio 2013


Gli anni andavano passando, e noi continuavamo la nostra guerra di trincea per cercare di mantenere in vita quanto avevamo fatto fino ad allora, e per seguire le indicazioni che Dio continuava a darmi.

Dal diario 20 settembre 2004.
Questa notte mi sono svegliata verso le 2,30. Sentivo una Voce che mi parlava dei problemi di finanziamento e di crescita della nostra missione. Ma non riuscivo a seguirla, ero molto stanca a causa della gravidanza, non volevo pensare a quei problemi e volevo a tutti i costi riprendere sonno, soprattutto temendo che il mio stato di stanchezza e di preoccupazione continuasse a gravare sul bambino. Mi accorgevo, però, che opponendo questa resistenza alla Voce, ottenevo solo di continuare ad essere disturbata senza capire, di non riuscire comunque a riaddormentarmi e di iniziare a sentire un mal di testa incalzante.


Allora, ho pensato che forse era ancora una volta il Signore che voleva proprio parlarmi. Così mi sono fatta il segno della croce e gli ho detto come altre volte con le parole di Samuele: “Se sei tu Signore parla, il tuo servo ti ascolta.” In quel momento mi sono accorta della sua intensa Presenza nella stanza, davanti a me. Mi guardava fisso con dolcezza e attendeva che lo ascoltassi. Ho soltanto aggiunto: “Ti prego solo di spiegarmi con chiarezza e di farmi capire con certezza la tua volontà.” Allora, ho sentito questa frase: “Alzati e scrivi, sarà più chiaro. Il Signore continua a chiedere una casa.”

Ho iniziato a scrivere:
Il Signore continua a chiedere una casa per noi e per le nostre attività di evangelizzazione. E' necessaria una casa dove poter vivere noi, insieme al SS.Sacramento, e dove poter ospitare quando necessario i volontari che ci aiuteranno per poter organizzare la gestione e lo svolgimento delle attività di formazione che facciamo, sia quelle a distanza, sia quelle a Roma, come la comunicazione via internet, la Giornata di Formazione e Preghiera, la produzione artigianale di rosari e icone, la stampa di materiale divulgativo. Si tratta di persone e famiglie come noi, che sono chiamate a dare se stesse per lavorare con la forza produttiva della fede nell'amministrazione del patrimonio della chiesa.
Con loro dobbiamo edificare una comunità di cristiani che offrono gratuitamente il Vangelo, autofinanziandoci con le nostre stesse attività e ricevendo quello che la provvidenza ci manderà, riuscendo così a sostenere le nostre famiglie e la missione. Dobbiamo avviare questo circolo virtuoso di autosostentamento per la salvezza della cristianità, attraverso la missione della famiglia come Chiesa domestica. Questa attività missionaria ci è stata data in casa e con la casa può crescere ed espandersi.”

Finito di scrivere, ho sentito la Voce scandire queste parole: “Il Signore edifica la chiesa domestica.” “Il Signore chiama famiglie povere, caste e obbedienti a donarsi totalmente al suo servizio e alla missione della chiesa.” 
A queste parole ho sentito una grande calma scendere dentro di me, ero serena. Si erano fatte circa le sei del mattino, il mal di testa era passato, sono tornata a riposare.]

Intanto, ci capitava anche di dover convincere ragazze e ragazzi, che volevano venire a vivere con noi, che non ci era in alcun modo possibile ospitarli. E Dio continuava a dettarmi lettere da consegnare a mons.Sgreccia. 

Lettera di maggio 2005: le difficoltà "ci avevano portato a rinviare molti impegni che già si erano prospettati da tempo, come quello di ospitare coloro che ci chiedono di essere aiutati a procedere nel cammino spirituale, o come quello di organizzare incontri di preghiera in casa con coloro che ci chiedono di poter parlare della loro lontananza dalla Chiesa. 

Così abbiamo deciso di procedere, nonostante la fatica e la mancanza di denaro, e abbiamo iniziato con l'ospitare tre persone per qualche giorno, con l'accettare la richiesta di una famiglia di cinque persone di venire per una settimana a pregare e studiare con noi, con il programmare una giornata di fraternità e preghiera in casa per settembre.

Ma oggettivamente non siamo in grado di sostenere il costo economico di tutto questo lavoro in più, così come non abbiamo più soldi nemmeno per continuare l'attività di formazione a distanza fatta finora.]

Lettera di agosto 2005: l'11 luglio scorso, ho sentito la presenza di san Benedetto accanto a me, venuto a ricordarmi che è ora necessario adoperarsi per dare vita alla struttura della comunità degli Ultimi, la quale deve essere organizzata guardando a quello che una volta erano i suoi conventi.
Il Signore ci sta chiedendo di essere vigili e pronti per accogliere il suo disegno provvidenziale per i prossimi difficili tempi della Chiesa; e il suo disegno è offrire alla Chiesa una famiglia spirituale di consacrati nel matrimonio e sul Sentiero della Stella del Mattino, che vivano in comunità organizzate sulla formazione spirituale e sul lavoro, secondo il modello di S.Benedetto per difendere il popolo di Dio e per accompagnare nella fede e alla vita consacrata della famiglia tutti quelli che il Signore chiamerà. ]

[Lettera del 20 novembre 2005: Caro don Elio, il carico di fatica che la missione sul Sentiero comporta ormai sembra schiacciarmi. Vivo in uno stato ormai cronico di debilitazione fisica, con una sindrome influenzale continua da un anno, dolori muscolari e articolari, infiammazione alle vie respiratorie, che non regrediscono nemmeno con terapie antibiotiche. In questa situazione, il mio bisogno di allentare il ritmo di lavoro per il Sentiero è estremo, ed anche lei mi ha più volte consigliato in questo senso.
Mentre cerco di attuare questo rallentamento, però, mi accorgo che è impossibile. Rallentare significa immettere minor linfa nella pianticella e vederla languire e immiserire, e mentre lo faccio mi capita, a volte, di avvertire chiaramente la presenza del Signore accanto a me, che mi dice: “In questo modo la fatica fatta fino ad oggi va perduta.” Ed avverto un dolore spirituale così acuto che mi dico che preferisco morire piuttosto che cedere.

Allora il Signore mi dice: “Per conservare è necessario procedere. Abbi fiducia in me ed agisci secondo le mie indicazioni. Io ho già preparato tutto, i mezzi e le persone. Chiedi in mio nome ed io ti risponderò.” Essendo stremata e non avendo altra via di fronte che le indicazioni del Signore, continuo a percorrerla.]

Nel 2006, sentii che Dio mi chiedeva una nuova impresa impossibile: affrontare i vescovi nelle loro sedi istituzionali, alle quali presentare direttamente il suo progetto per gli Ultimi.

Ma se a livello locale, nelle diocesi, i vescovi non avevano alcuna intenzione di affidare alle famiglie l'amministrazione del patrimonio della chiesa, a livello nazionale essi portavano avanti un massiccio processo di spostamento della missione di formazione spirituale cristiana dal quotidiano della vita reale delle famiglie al piano virtuale della comunicazione mass-mediatica: lo chiamavano "progetto culturale della chiesa italiana".

Un giorno, un amico mi inviò notizia di un corso di alta formazione nelle comunicazioni sociali della chiesa tenuto dalla CEI, l'associazione dei vescovi italiani. Quando lessi la definizione che GPII aveva dato di questa nuova professionalità ecclesiale, capii finalmente dove Dio stava conducendo le cose: dovevo andare al confronto diretto tra la loro visione del nuovo mondo cristiano da realizzare e la visione che Dio aveva dato a me.

Si trattava per me, dopo aver lasciato la mia carriera legale, di riprendere in mano i libri per un anno, di studiare materie che andavano dal marketing, alla filosofia, dalla sociologia al magistero, e di sostenere esami a distanza, per ottenere un attestato ecclesiale di "Animatore di comunicazione e cultura". Non avevo proprio messo in preventivo di dovermi ritrovare sui banchi di scuola, ma pensai che, forse, a questo punto poteva essere la strada utile per approcciare nel modo richiesto dall'istituzione il problema del riconoscimento giuridico e del finanziamento del "Sentiero della Stella del Mattino". 
Chiesi a Dio, però, di darmi un segno concreto che volesse da me proprio l'iscrizione a quel corso e gli dissi di farmi arrivare la sua risposta dalla domanda che avrei posto a mons.Sgreccia.

Quando gli parlai della cosa, chiedendogli cosa secondo lui dovessi fare, mons.Sgreccia si disse favorevole perché con quel titolo ecclesiale avrei potuto aiutarlo nell'attività delle sue associazioni e mi scrisse la lettera di presentazione richiesta per l'iscrizione al corso. Iniziai così un anno di studi e di esami, approfondendo da vicino la conoscenza della mentalità dei vertici della chiesa italiana.

In questo modo, si stava concretizzando proprio ciò che Gesù mi aveva chiesto mentre guardavo la statua del Sacro Cuore nella cappella del Policlinico Gemelli: "Con la custodia del mio Sacro Cuore vieni avanti ed entra in mezzo ai miei vescovi." ...(segue)

Sacerdozio pervertito. Il caso abruzzese

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