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mercoledì 24 aprile 2013

QUANTI IMPRENDITORI SUICIDI L'ITALIA DOVRA' ANCORA PIANGERE? COME FANNO A DORMIRE LA NOTTE "QUELLI" CHE GESTISCONO LA COSA PUBBLICA?

Telecamere hanno ripreso gli ultimi minuti di vita di Santarossa Previsti un centinaio di licenziamenti, fabbriche chiuse per lutto 


di Romano Zaghet

PORDENONE - Un centinaio di dipendenti da mandare a casa, magari anche l’anziano operaio con il quale era solito scambiare quattro chiacchiere o quello che aveva visto crescere in un paese dove ci si conosce tutti. Un pensiero fisso che era diventato un fardello troppo pesante da portare, soprattutto per un imprenditore "vecchio stampo" come Fermo (Firmino) Santarossa.



Ha deciso di togliersi la vita gettandosi nel laghetto del grande giardino che circonda la villa di via Oderzo a Prata di Pordenone. Senza testimoni, senza lasciare un biglietto, senza disturbare nessuno. A trovare il corpo ormai senza vita è stata la moglie Graziella Bianchin, che si era addormentata col marito accanto. Dalle telecamere esterne della villa sono state registrate le immagini dell’imprenditore di 73 anni che esce di casa dal balcone della camera intorno alle 4 del mattino per dirigersi verso il laghetto, recintato con una rete alta un’ottantina di centimetri.

Il dolore che non trova parole, la telefonata ai carabinieri di Prata e la notizia che si diffonde in un batter d’occhio nel paese dove dagli anni Settanta Firmino Santarossa, assieme al fratello Mario, ha mosso i primi passi nel mondo dell’imprenditoria per poi dare vita a un colosso che dà lavoro a circa seicento persone, che con l’indotto arrivano a mille.

La morte arriva anche in fabbrica e ferma tutto: chiudono per lutto gli stabilimenti del gruppo Santarossa a Prata, Caneva e Mansuè, in provincia di Treviso che producono cucine, soggiorni, camere da letto, antine e arredamenti per navi. Un gruppo che, come tanti altri in questo momento difficile, sta accusando qualche problema. Proprio queste difficoltà da tempo preoccupavano molto Firmino. LEGGI TUTTO



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