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mercoledì 2 gennaio 2013

CHE MONTI FOSSE UOMO DEI POTERI FORTI LO SAPEVAMO MA CHE WIKIPEDIA CENSURASSE I PROPRI AUTORI NO


L'enciclopedia online cancella la citazione dei collegamenti del premier al Gruppo Bilderberg e Trilaterale ed elimina i riferimenti ai risultati economici negativi del governo dei tecnici

www.ilgiornale.it Stefano Filippi - Lun, 31/12/2012 

Il sito internet si chiama www.ilbuio.org ma aiuta a fare luce su una strana serie di coincidenze che riguardano l'augusto professor Mario Monti.



È una storia che riguarda il premier dimissionario e Wikipedia, l'enciclopedia online più cliccata del pianeta. Si dà il caso che qualche enciclopedista abbia voluto aggiungere alcuni dettagli (non proprio trascurabili ma forse imbarazzanti) alla autorevole biografia del Bocconiano.

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Per esempio, che Monti è stato presidente europeo della tenebrosa quanto prestigiosa Trilaterale. Oppure che aveva fatto parte dello «steering committee» del Gruppo Bilderberg. O ancora che è il numero 1 (ancorché onorario) di un altro ristretto «think tank», il club Bruegel di Bruxelles.
Tutte cose vere, informazioni facilmente verificabili e largamente diffuse sul web. Invece che ti combina Wikipedia, «enciclopedia libera» di nome ma non di fatto? Ogni volta che qualche utente tenta di infilare queste voci nel profilo di Monti subisce una censura. I moderatori sono intervenuti e hanno ripristinato la voce precedente, mondata da ogni riferimento che associasse il limpido curriculum montiano a lobby influenti, reti di potere esclusive, élite più o meno segrete capaci di orientare le politiche delle organizzazioni internazionali come dei singoli governi.LEGGI TUTTO

Si riporta qui di seguito il passo “censurato”, perché il lettore si renda conto: “Durante l’anno del Governo Monti I il PIL italiano ha registrato una contrazione del 2,4%. La contrazione del PIL non ha giovato alle politiche di rigore, che avevano tra i primi obiettivi la riduzione del debito pubblico. Il debito pubblico dell’Italia nel novembre 2011 ammontava a 1916 miliardi di euro, il 119% del PIL: un anno dopo aveva sfondato il tetto dei 2000 miliardi, e si era attestato al 126% del PIL. L’aumento del debito pubblico di sette punti percentuali rispetto al PIL è da addebitarsi anche e soprattutto alla pronunciata contrazione di quest’ultimo. Il deficit annuo dell’Italia è infatti leggermente diminuito per effetto dei tagli alla spesa sociale, dell’introduzione dell’IMU, del rincaro dell’IVA e delle accise. Questi provvedimenti hanno comportato un aumento della pressione fiscale esercitata dallo Stato sui cittadini dal 50,5% al 55,2%. Progressi significativi sono stati fatti sul fronte della lotta all’evasione fiscale, in linea di continuità con le politiche del precedente governo Berlusconi. La disoccupazione è cresciuta dall’8,6% al 10,8%. I consumi degli italiani si sono contratti del 3,6%. Risultati positivi si sono avuti sul piano dello spread, sceso da 500 a 300 punti, grazie soprattutto all’energica difesa dell’euro da parte del presidente della BCE, Mario Draghi.”

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