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venerdì 2 novembre 2012

COSTITUZIONE EUROPEA, ART.II-63 "OGNI PERSONA HA DIRITTO ALLA PROPRIA INTEGRITA' FISICA E PSICHICA". QUANTO E' TENUTO IN CONSIDERAZIONE???



Il 3 novembre 2012 ricorre il 62° Anniversario della “Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali“ del Consiglio d’Europa, dove si dovrebbe, in obbedienza ai dettami convenzionali, di più guardare e tutelare l’essere umano, in quanto la Costituzione Europea nel Preambolo “pone la persona al centro della sua azione” e nell’articolo II-63 sancisce che “ogni persona ha diritto alla propria integrità fisica e psichica”.

Sono regole costituzionali che dimostrano una espressione ed una normativa di ferma volontà politico-giuridica della UE, la quale considera la persona anche malata e la sua dignità qualità disabilità, necessità che devono essere tutelate.

L’individuo, il cittadino, il singolo, quindi, nella sua qualità di persona, deve godere dei diritti umani e delle libertà fondamentali e gli Stati della Unione Europea debbono elaborare strategie e servizi rispettosi degli stessi esseri umani, ma con le reali valutazioni differenziate causate dalla inefficacia o invalidità della persona.

Infatti con l’espressione generica di disabile vengono considerate e valutate tutte le categorie del mondo, dalla incapacità fisica a quella psichica, determinando, così, una palese ingiustizia per le scarse indicazioni attribuite sulla condizione e notevole differenza, ripeto, esistente tra disabile fisico e handicappato psichico.

Disabile è persona che ha limitazione funzionale, una privazione di forza fisica sopravvenuta o congenita, Handicappata è persona che ha ricevuto uno svantaggio in partenza od una sopravvenuta inferiorità interna che ostacola il manifestare della potenzialità più psichica e meno fisica.

A questo punto in cui si trova la disabilità è quasi superfluo, ma ugualmente necessario, rilevare che l’handicappato psichico, a differenza del disabile, abbisogna, di cure mediche specifiche, di strutture adatte, di interventi socio-legislativi particolari e circoscritti atti ad accogliere questa sua condizione inabilitante e di attrezzature ad alta tecnologia tesi alla prevenzione, alla cura ed all’eventuale inserimento sociale ed affettivo, (come volute e votate nelle “Conclusioni della 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati” su “Indagine conoscitiva sulla chiusura degli ospedali psichiatrici” del 16 luglio 1997).

Quella evidente inferiorità psichica può portare a gravi conseguenze per la famiglia e per la società, se non si danno misure per garantire la tutela dei loro diritti e della loro salute, per la sicurezza dei cittadini e per ridurre i rischi dell’esclusione sociale, come anelano giustamente tutti i Trattati o Convenzioni Internazionali sulla “materia”.

I “malati” sono soli. I familiari in cerca di aiuto. Le Opere Caritative Cattoliche “ingolfate”!

Forse per pigrizia degli Amministratori Pubblici, per insufficienza degli stanziamenti finanziari, per inefficienza delle USL o per scarsa preparazione degli “addetti ai lavori”, non hanno saputo trovare sistemazioni dignitose, intermedie, alternative per i malati mentali che continuano ad essere “violentati” nella loro dignità e nei loro diritti.

Legiferare una normativa che tuteli questi “desaparecidos della n/s civiltà”, le loro famiglie e per la sicurezza dei cittadini è un dovere morale, soprattutto sociale, al quale le Istituzioni, tutte, devono provvedere in tempi rapidi.

La non risoluzione di questa problematica ci lascia sgomenti e perplessi per l’impatto brutale con questa società, per i costi umani, finanziari per le famiglie e sociali che essa comporta nel n/s Paese e la cosa più grave è l’indifferenza delle Istituzioni.

Altri “risvolti”di questi psicolabili riguardano l’attività personale interessante l’affettività, l’eventuale matrimonio, la natalità, la sessualità, l’aborto, la sterilizzazione per citare alcune esigenze di natura personale.

Ed a questo proposito, dietro certe e svariate “argomentazioni” in difesa della qualità della vita si potrebbe nascondere, in realtà, un disegno di selezione del genere umano, ma ancor più pericoloso è che con la scusa del lenire il dolore si potrebbe arrivare ad eliminare chi veramente soffre o chi potrebbe soffrire una volta venuto al mondo.

Eliminare chi soffre vuol dire distruggere un rapporto umano, che in maniera molto evidente si chiama eutanasia!


Mi sia consentito una riflessione : perché il delirio per gli animali (quest’ultimi del massimo rispetto) è intenso e per converso non c’è delirio per quella parte dell’umanità sofferente che dovrebbe essere in vetta alle buone regole etiche e civili?

Si dovrebbe “guardare” di più verso l’essere umano, in “materia di benessere”, che verso gli “esseri senzienti”, (così gli animali, che rispettiamo, sono definiti nella Parte 3° art.III-121 della Costituzione Europea), nuova moralità che supera a volte il centralismo della “persona”.

Ed in ultimo, ma non certamente in ordine d’importanza, è auspicabile, ripeto, che la Unione Europea possa realizzare normative legislative comunitarie in omogeneità d’intenti mirati a concetti di solidarietà verso esseri umani, considerando il malato psichico una persona, un cittadino europeo che deve essere tutelato nella sua dignità e nella sua integrità.

Alle Istituzioni Italiane, ancora molto lontane dal recepire queste necessità, è augurabile che questo 62° Anniversario della “Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali” possa rilevare l’urgenza verso questo grosso disagio sociale.

E con le parole del Beato Giovanni Paolo II: ”Andiamo avanti con speranza!”

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