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venerdì 29 giugno 2012

MITICO PROF.ZIBORDI, SINTETICO, PUNGENTE, PRECISO

di Giovanni Zibordi 26 Giugno 2012 
Due notizie di oggi. Le imprese che non riescono più a pagare, sull'orlo del baratro, del fallimento. La Guardia di Finanza, aizzata da Monti, dalla UE e da anni di propaganda sui media che si autocelebra coperta di gloria nel suo "reperire risorse" per lo stato, a spese delle imprese e famiglie. I capi della GdiF e dell'Agenzia delle Entrate ormai emettono bollettini di guerra ogni settimana, "conducono battaglie", accettano "sfide" e raggiungono traguardi vittoriosi come Garibaldi. Nella guerra che conducono contro le imprese e le famiglie italiane, per conto della finanza internazionale, delle banche e del partito del debito e dell'usura.


Non occorrono ragionamenti complessi, questi due articoli qui sopra ti danno la Causa (Tasse) e l'Effetto (Depressione e Fallimenti). Perchè a questo punto ormai anche le teste di rapa dovrebbero capirlo che il denaro nell'economia è un dato, un tot di miliardi: se ne togli sempre più alle famiglie e alle imprese e lo versi nel buco nero del bilancio dello stato, le prime non riescono a tirare avanti e le imprese falliscono. E una volta che sono poi chiuse i generali della GdiF, i direttori dell'agenzia delle Entrate e i ministri delle Finanze le riaprono loro ?

La GdiF e l'Agenzia delle Entrate sono macchine per distruggere moneta, 
per togliere moneta dalla circolazione, per macerare euro. Dicono che le Bance Centrali
"stampano moneta" (anche se non è vero in Europa), ma non parlano di CHI STA DISTRUGGENDO MONETA OGNI GIORNO. Prelevare moneta alle famiglie e imprese per ripagare debito e interessi sul debito è distruggere moneta (per come funziona il sistema monetario e del debito pubblico attuale, che su questo sito abbiamo descritto tecnicamente a sfinimento).

La moneta che viene tolta a famiglie ed imprese con tasse e repressione finanziaria non viene riutilizzata, non circola più, finisce in un buco nero, viene in pratica distrutta. Togliendole la moneta metti in ginocchio il paese e la popolazione, provochi la liquidazione di beni e asset a prezzi stracciati, distruggi una concorrenza... ci sono varie motivazioni che possono spiegare questa trama

mercoledì 27 giugno 2012

MARCO DELLA LUNA: "SI INCOMINCI AD ACCUSARE LA GERMANIA ....INVECE DI IMPLORARE UN AIUTO SI ESIGA UN RIMBORSO,ANZI UN RISARCIMENTO"


Euro, PIIGS, GERMANIA: CONVERGENZA POSSIBILE

MEMORANDUM PER IL VERTICE DI FINE GIUGNO

 di Marco Della Luna 27.06.12 

Vedo la possibilità pratica di una conciliazione degli interessi di Germania da una parte, e dei PIIGS più Francia dall’altra. Vedo la possibilità di farli convergere. Se si vuole davvero un’integrazione politica-economica dei paesi europei, iniziando da quelli aderenti all’Euro – se cioè davvero si vuole formare una federazione continentale nell’interesse di tutti i partecipanti, quindi conciliando gli interessi ora in buona parte divergenti di paesi euroforti e di paesi eurodeboli, allora una riforma dell'Eurozona con l'introduzione di una protezione dei debiti pubblici dei paesi membri contro la speculazione e le conseguenze di un eccessivo spread, e insieme con meccanismi che facciano convergere, anziché divergere, le economie dei singoli membri,  potrebbe avere i seguenti caratteri:
Si dovrebbero “sterilizzare” gli interessi passivi su ciascun debito sovrano limitatamente alla parte che eccede la media ponderata dei tassi dei paesi membri, nel senso che questa parte verrebbe pagata non dal singolo paese, ma da un fondo comunitario alimentato con una quota pari a 1/4 degli avanzi commerciali dei paesi che hanno un tale avanzo (quindi principalmente dalla Germania)[1]. Un altro 25% di tale avanzo alimenterà un fondo per investimenti infrastrutturali destinati ad aumentare l'efficienza dei paesi più carenti.
Come contropartita, ai paesi contribuenti netti a questi due fondi si daranno i mezzi per accertarsi che i paesi beneficiari netti spendano razionalmente e correttamente i loro denari pubblici. Ossia, si darà loro modo di fare una spending review, un controllo analitico della spesa pubblica dei detti paesi, e di imporre – attraverso una commissione apposita – uno spending cut, ossia tagli alle voci che risultino ingiustificate o gonfiate. Ancora, andrebbe imposto il principio dei costi standard, dimenticando i costi storici. Inoltre, bisognerebbe istituire una sorta di Euro-PM europeo, munito del potere di indagare e di promuovere i procedimenti sia penali, che contabili, che civili nelle materie pertinenti alla spesa pubblica (a un tale organo mi candido sin da ora). Vi dovrebbe essere una corsia preferenziale per questi processi, o meglio una sezione specializzata del tribunale. Le pene andrebbero inasprite per durata e per regime, fino a misura tale da suscitare vera paura nei malfattori politici e non. Si dovrebbero vagliare, per gli ultimi 5 anni almeno, con la partecipazione di esperti nominati dall’Euro-PM e comprendenti persone di fiducia della Germania, tutti i casi sospetti di spese gonfiate per appalti, forniture, dipendenti. Immediatamente dovrebbe partire l’azione di risarcimento contro le imprese e le persone fisiche interessate, col sequestro conservativo dei loro beni
In essenza, sarebbe un accordo con cui la Germania accetta di dare parte del denaro che sta incassando grazie all'Euro a quei paesi che, a causa dell'Euro, stanno perdendo denaro e industrie. Ma, al a contempo, la Germania ottiene i mezzi per imporre ai politici dei medesimi paesi di smettere di sprecare i soldi, di rubarli, di darli alla criminalità organizzata. E anche di far portare, dall’Euro-PM, a giudizio penale e contabile i casi di ritenuti abusi. L'effetto combinato di queste due azioni sarebbe quello di avvicinare i paesi eurodeboli, per correttezza ed efficienza, alla Germania.
Escluderei invece gli eurobonds, la mutualizzazione dei debiti pubblici, perché essa incoraggerebbe la spesa pubblica parassitaria. Il principale e più profondo male dell'Italia, ai fini dell'integrazione con paesi “migliori”, come la Germania, il male che ha ingessato l'Italia e la sta allontanando sempre più dai paesi efficienti, è che le conferisce un’immagine giustamente inaccettabile ai tedeschi, è proprio la spesa pubblica inefficiente e ladresca per appalti e acquisti di beni e servizi, nonché per personale inutile o inutilizzato. Se la Germania e gli altri euroforti vogliono un'integrazione europea, e se temono la convivenza con questa Italia, ebbene, oggi, nel termini sud descritti, hanno un'opportunità d'oro per correggere l'Italia e altri paesi con quel tipo di difetti. Per costringerli a correggersi o a farsi correggere.
Se i politici italiani non ci stanno, è perché vogliono continuare a rubare, ad alimentare le mafie e ad prelevare dai risparmi dei cittadini per finanziare i loro traffici e ciò che intendono per unità del paese.
Se non ci stanno i politici tedeschi, allora bisogna fare un discorso molto aperto.
Grazie all’Euro, la Germania, come paese più sicuro e più redditizio per gli investimenti, da anni sta attraendo capitali e aziende dai paesi periferici dell’Eurozona. Grazie a quest’abbondanza di capitali, ai conseguenti vantaggi nel credito, e alla sua efficienza organizzativa e tecnologica, inoltre, accumula anno dopo anno avanzi commerciali dalle sue esportazioni, con cui può lanciare ogni azione sui partners deboli: dalle speculazioni contro il loro debito pubblico, al take over dei loro pezzi migliori… Berlino ha interesse a continuare così, cercando di imprigionare le sue vittime nell’Eurolager di istituzioni come il MES, per farne quel che vuole, mentre con le sue ricette di austerità le precipita nell’avvitamento fiscale e nella recessione senza sbocco, e sottrae loro quote dopo quote dei mercati internazionali… Non per niente The New Statesman ha recentemente (22 Giugno) definito la Merkel, con la recessione che impone e i piani di Superstato che porta avanti, seconda solo a Hitler come minaccia tedesca al benessere e alle libertà delle nazioni europee.
Berlino sta insistendo per un’integrazione politica in termini di cessione di sovranità, ma ciò che vuole non è integrazione politica – ossia, degli elettorati e dei parlamenti e del governo e delle responsabilità verso un popolo unificato – bensì una cessione di sovranità a una governance tecnocratica e finanziaria – leggasi BCE e MES: organi per loro statuto dominano dall’alto le nazioni aderenti, da dietro una barriera di irresponsabilità assoluta e di insindacabilità democratica e giudiziaria. Il Superstato contro cui ammonisce The New Statesman, per l’appunto.
Berlino non vuole affatto l’integrazione politica, e per evitarla insiste su un rigore impossibile e controproducente; poiché gli altri, quasi tutti, non possono accettarlo, Berlino si esime doversi integrare politicamente, dal doversi assumere solidarietà pericolose, dal dover condividere organi parlamentari.
Può invece, e meglio potrà in futuro col MES, continuare a drenare capitali e risorse e capacità produttive dai paesi inefficienti. Per poter continuare questo gioco di spremitura, sta aprendo all’uso del Fondo Salvastati per comperare i titoli del debito pubblico dei paesi euro deboli quando il loro rendimento sale oltre un certo limite; ma fa ciò solo per evitare il tracollo della sua macchina di sfruttamento. E pone la condizione del rispetto di regole di virtuosità contabile – regole arbitrarie, senza base scientifica e che empiricamente si sono dimostrate nocive.
Per la Germania invero sarebbe assurdo integrarsi politicamente e socialmente con l’Italia, paese stagnante da un ventennio, di cui tutti i tedeschi hanno visto il marcio e l’inefficienza, dalla gestione dei rifiuti al Sud, al predominio territoriale delle mafie, alla qualità subafricana della c.d. giustizia e di molta pubblica amministrazione e del complesso della dirigenza politica. Similmente assurdo per la Germania sarebbe integrarsi con la Grecia, dopo lo spettacolo della sua spesa pazza, dei suoi bilanci truccati, del governo che assume 70.000 funzionari in violazione degli accordi comunitari. E così con la Spagna, paese che per decenni ha demenzialmente affidato la sua economia alla monocultura intensiva di una gigantesca bolla immobiliare.
Del resto, che integrazione politica, che federazione si può fare, tra paesi in cui le pensioni medie tendono 480 Euro al mese, e paesi in cui sono il triplo?
Con l’Euro, insomma, siamo arrivati a una contrapposizione oggettiva di interessi tra la Germania coi suoi satelliti rispetto ai paesi periferici.
Monti ha probabilmente cercato di fare buona impressione sull’elettorato tedesco e propiziare qualche concessione mediante le sue misure di rigore appariscenti quanto stupide e rovinose, e appoggiandosi alla elargizione di credito facile alle banche da parte di Draghi, credito con cui dovevano comperare titoli del debito pubblico italiano, abbassare i tassi e dare una parvenza di ritrovata salute finanziaria. La messa in scena è durata poco e ha fatto cilecca. E ora siamo alla resa dei conti.
Soprattutto, non si è tenuto conto, a quanto mi consta, di quanto segue: la Germania, ed altri paesi euroforti, hanno un sistema pensionistico ed assistenziale (assistenza a invalidi, disoccupati etc.) molto generoso, che determina un fortissimo debito pubblico implicito, il quale si aggiunge al debito pubblico dichiarato, ma che finora, imponendo una prassi contabile arbitraria, Germania e soci hanno tenuto nascosto al grosso dell’opinione pubblica e hanno evitato di conteggiare ai fini del “virtuoso metro” di Maastricht. Tuttavia quel debito implicito esiste e non è sostenibile – o meglio, è sostenibile solo a condizione che Germania e soci continuino ad attrarre capitali e Gastarbeiter (lavoratori-ospiti) dai paesi eurodeboli, e usino quei capitali e i contributi previdenziali di quei lavorato-ospiti per pagare le pensioni e le varie assistenze per i tedeschi. Quindi è questo che da Berlino stanno facendo: colpiscono il credito e l’industria dei partners deboli per sostenere il flusso di denaro, aziende e lavoratori verso il Reich. Purtroppo, entro la suddetta cornice, la Germania può sopravvivere soltanto schiacciando e spremendo i paesi deboli.

Come superare questa posizione di conflitto e poter rilanciare l’integrazione europea su basi realistiche, e non sognanti o servili? Occorre un progetto che crei un vantaggio reciproco, che faccia convergere gli interessi oltre il punto di contrapposizione. Convergere su una strada percorribile. Quella proposta nella prima sezione di questo articolo.
Se non si converge, che cosa succede? O ci si lascia mangiare dai tedeschi, oppure, fino a che la Germania, l’organismo darwinisticamente più valido, non abbia raggiunto una potenza incontrastabile, gli altri organismi, i meno validi potrebbero coalizzarsi tra loro e imporre alla Germania di smantellare, sotto pena di un blocco alle sue esportazioni intracomunitarie e / o di un’uscita in gruppo dall’Euro (che avrebbe effetti devastanti per i tedeschi), le strutture industriali e finanziarie della propria superiorità, così da non dover soccombere ad essa – qualcosa del genere avvenne a Versailles, infatti, in esito a una guerra tradizionale. Qualcosa del genere potrebbe avvenire anche domani, sotto la guida di Hollande e con l’appoggio degli USA. Guido Salerno Aletta su MF del 2 Giugno 2012, Paul Krugman nove giorni dopo, e Jean Paul Fitoussi, tutti consigliano agli euro deboli di allearsi per piegare la Germania a misure di integrazione, solidarietà, salvataggio come l’eurobond. Fitoussi, in particolare, già il 27 Aprile aveva dichiarato: «Il mio consiglio ad Hollande è di non andare dalla Merkel (per discutere del fiscal compact - nda), prima vada dagli altri paesi dell'Eurozona e faccia un un gruppo di pressione. Se Hollande andrà dalla Merkel - ha proseguito l'economista francese - sarà spacciato come lo è stato Jospin che alla fine ha dovuto firmare. Se poi – ha concluso provocatoriamente - la Germania non accetta, che vada fuori dall’Euro».
Io aggiungo: si incominci, da parte dei PIIGS più la Francia, con l’appoggio degli USA, ad accusare la Germania di sottrarre slealmente capitali loro propri, sviandoli con abuso di posizione dominante, e a pretendere che li rifonda. Cioè, invece di implorare un suo aiuto, si esiga un rimborso, anzi un risarcimento. Sarebbe un vantaggioso reframing psicologico.
Queste richieste potrebbero essere avanzate con la minaccia di dar corso, se la Germania rifiuterà, a una campagna di informazione  dell'opinione pubblica e dei mercati sul fatto, molto scabroso, che la Germania ha presentato conti taroccati proprio come la Grecia, che il debito pubblico reale tedesco, quello che si ottiene sommando anche il debito implicito pensionistico, è altissimo, insostenibile, molto peggiore di quello Italiano, perché le pensioni tedesche sono alte e le nostre misere, grazie al sistema contributivo. Una buona campagna di informazione in tal senso potrebbe alzare di molto gli interessi che i tedeschi pagano sul loro debito pubblico, quindi danneggiarli alquanto, ridurre lo spread e frenare la fuga di capitali dai paesi periferici alla Germania. Una parallela campagna sociale potrebbe denunciare le scorrettezze della Germania, le sue mire imperialistiche, e suggerire che non si comperino i suoi prodotti.
La richiesta di risarcimento e di riequilibrio delle rappresentanze nazionali nelle stanze dei bottoni comunitarie e della BCE nonché, se si farà, del MES, avrebbe un ulteriore fondamento nel fatto che la Germania ha compiuto atti ostili e sleali contro qualche partner dell'Eurozona , tra cui l'Italia, nel 2011, consistiti nel vendere massicciamente titoli dei loro debiti pubblici attraverso la Bundesbank. Anche le conseguenze di questa azione vanno risarcite.
Se poi la situazione precipitasse e ci si dovesse difendere da un imminente disastro dovuto all’azione tedesca, la Francia avrebbe i mezzi militari per fermare qualsiasi azione di Berlino.
27.06.12 Marco Della Luna

lunedì 25 giugno 2012

GLORIA POLO L' 8 MAGGIO 1995 SOPRAVVISSUTA AD UN FULMINE, SI RACCONTA... VALE LA PENA STAMPARE PER LEGGERE IN TRANQUILLITA'

25 giugno 2012

Cari amici, visto che oggi l'accesso a questo post ha un numero inspiegabilmente numeroso di lettori, non tanti però da superare la graduatoria degli accessi ai "post più popolari" quindi, sempre convinta che nulla capita a caso, ho ripescato il post e pubblicato in data odierna....Considerando i tempi che viviamo forse vale la pena di domandarsi: da dove veniamo e dove andremo???
Credere o non credere un po' di riflessione non guasta.......


SCONVOLGENTE TESTIMONIANZA DELLA DOTTORESSA GLORIA POLO


data in 5 Maggio 2005, a Caracas (Venezuela)

Traduzione in italiano di P. Leone Orlando

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Fratelli! Realmente è molto bello poter stare qui con voi e raccontandovi quel meraviglioso regalo che il Signore mi ha fatto, più di 10 anni fa. È successo l' 8 maggio del 1995 nell' Università Nazionale di Bogotà.

Io sono dentista, io e un mio nipote ci stavamo specializzando in odontologia e siamo andati nella Facoltà di Odontologia a prendere alcuni libri. Era un Venerdì pomeriggio. Mio marito era insieme a noi. Pioveva molto forte, io e mio nipote ci camminavamo insieme riparandoci sotto un piccolo ombrello. Mio marito aveva il suo impermeabile e, per ripararsi dalla pioggia, camminava vicino alla parete della Biblioteca Generale. Io e mio nipote andavamo saltando le pozzanghere d'acqua, senza accorgerci che ci stavamo avvicinando agli alberi.

Quando stavamo per saltare una grande pozzanghera d'acqua, siamo stati raggiunti da un fulmine che ci ha carbonizzati. Mio nipote è morto subito. Era un ragazzo che, nonostante la sua giovane età, si affidava molto al Signore e aveva una grande devozione al bambino Gesù. Portava al petto una medaglietta di quarzo del bambino Gesù. Le autorità dicono che è stato proprio il quarzo che ha attirato su di lui il fulmine, perché questi gli è entrato, attraverso quella medaglietta, attingendogli il cuore, bruciandolo dentro e uscendo dal piede; fuori non si è carbonizzato, è rimasto intatto, nemmeno una bruciatura.

Quanto a me, il fulmine mi è entrato dal braccio e mi ha bruciato, spaventosamente, tutto il corpo, fuori e dentro. Non avevo più i seni, soprattutto quello sinistro, al suo posto era rimasto un buco. Era sparita  la carne del ventre, delle gambe e delle coste. Quello che state vedendo qui, è il mio corpo completamente ricostruito, per la misericordia del Signore. Il fegato era completamente carbonizzato. I reni, i polmoni e le ovaie si erano bruciati. Il fulmine era uscito dal piede destro.

Io usavo un apparecchio contraccettivo a forma de "T" di ottone, che è un buon conduttore di elettricità, per questo ha carbonizzato, ridotto in polvere, le mie ovaie. Ho avuto un blocco cardiaco e sono rimasta li, senza vita. Il mio corpo saltava a causa dell'elettricità accumulata.

L'altro mondo

Ma questa è solo la parte fisica. La cosa più bella è che, mentre il mio corpo stava là, carbonizzato, io, nello stesso tempo, mi trovavo dentro un bellissimo tunnel bianco pieno di luce, una luce bellissima che mi deliziava, che mi trasmetteva una pace e una felicità che non ci sono parole per descriverla. Era come essere entrata in estasi. Io vagavo felice, gioiosa e niente mi perturbava dentro quel tunnel. In fondo a quel tunnel vedevo una luce bianca, come un sole, una luce bellissima. Dico che era bianca, tanto dargli un colore, ma nessun colore umanamente conosciuto si può comparare a quella luce. Era una luce bellissima. Io sentivo che quella luce era la fonte di quella pace, di quell'amore, ….

Sono morta

Mentre salivo dentro quel tunnel, in direzione alla luce, dicevo a me stessa "è Mercoledì! Sono morta!" Ho pensato ai miei figli e dicevo: "Oh mio Dio, i miei figli! Che cosa diranno di me? cosa diranno di quella mamma tanto occupata, non aveva mai tempo per loro?." Infatti, io uscivo al mattino presto e ritornavo a casa molto tardi, alle 11 di notte.

In quel momento ho visto la realtà della mia vita e mi sentivo molto triste. Sono uscita di casa decisa a conquistare il mondo, ma in casa, erano rimasti i miei figli, quasi fossero qualcosa di troppo per me. 

In quel momento di vuoto, a causa dei miei figli, ho dato un'occhiata e ho visto qualcosa di molto bello ... il mio corpo non era più prigioniero del tempo e dello spazio ... vedevo le persone della mia vita, tutte allo stesso tempo, nello stesso momento, vive e morte. Ho abbracciato i miei bisnonni, i miei nonni e i miei genitori, che erano già morti. Li ho abbracciati tutti, nello stesso istante. è stato un momento pieno, meraviglioso! Mi sono accorta, allora, che ero stata ingannata con la teoria della reincarnazione. Si, perché io difendevo la teoria della incarnazione. Mi avevano detto che mio nonno si era reincarnato, e ora, invece, lo vedevo là. Avevo incontrato e abbracciato tutte le persone che avevano qualche relazione con la mia vita, di ogni luogo, e nello stesso tempo. Solo mia figlia di 9 anni (che era viva) si era spaventata quando l'avevo abbracciata; lei si, ha sentito il mio abbraccio! Potevo abbracciare tutti, anche i vivi, solo che questi non se ne accorgono.

Non mi accorgevo che il tempo passava, quel momento era così bello!  Che meraviglia essere senza corpo! Non vedevo più le cose come prima. Prima, quando vedevo qualcuno, pensavo solo a criticarlo: se era grasso o magro, brutto, negro o bianco, ben vestito o mal vestito; giudicavo secondo criteri umani. Ora invece no, riuscivo a vedere l'interiore delle persone. Leggevo i loro pensieri e i loro sentimenti, mentre li abbracciavo. Come è bello vedere l'interiore delle persone!

Io avanzavo piena di pace e di gioia e, quanto più salivo, presentivo che avrei goduto un panorama fantastico. Quando sono arrivata in fondo a quel tunnel, ho visto un lago bellissimo, con begli alberi, tanto belli, bellissimi, e fiori bellissimi, di ogni colore. Era un luogo bellissimo e non ci sono parole per descriverlo, tutto era amore. All'entrata mi era sembrato di vedere due alberi e, in quel momento, ho visto mio nipote entrare in quel meraviglioso giardino. Io sapevo, sentivo che non dovevo, ne potevo entrare lì. LEGGI TUTTO

venerdì 22 giugno 2012

MARCO DELLA LUNA: LIBERARSI DAL MONOPOLIO MONETARIO


LIBERARSI DAL MONOPOLIO MONETARIO

Mantova, 22.08.11 Marco Della Luna
L’attuale malandare finanziario ed economico non è correggibile con i mezzi sinora attivati dai governi perché è dovuto al fatto che un “bene” indispensabile come la liquidità è oggetto di monopolio privato da parte del cartello bancario, il quale produce liquidità a costo zero per sé e la cede a interesse composto, creando una spirale di indebitamento inarrestabile che porta matematicamente l’economia al collasso e conferisce a quel monopolio il potere politico sulle nazioni. La soluzione starebbe nel sostituire il monopolio privato con un monopolio pubblico che emettesse una moneta non indebitante.
Il mondo è dominato e regolato dai monopoli, dai cartelli. Si decanta il libero mercato, ma il libero mercato praticamente non esiste, perché ne mancano presupposti fondamentali: la trasparenza dei patrimoni e delle attività delle imprese, la parità di informazione, la neutralità delle istituzioni, e altri. Per contro, esiste una rete mondiale dei monopoli delle cose fondamentali: materie prime, energia, informazione, tecnologie strategiche, ma anche e soprattutto monopolio di credito e moneta. Questo fatto imprime ai mercati, al mondo e al suo divenire sociale, economico e politico, un andamento prevedibile, di cui oggi osserviamo una fase culminante, e che in effetti avevo predetto (in Euroschiavi, Arianna 2005-2007 e in La Moneta Copernicana, Nexus 2008).
Che cosa implica il regime di monopolio? Implica che il monopolista – singolo o cartello (trust) –, non avendo concorrenza, può applicare un sovrapprezzo monopolistico, ossia farsi pagare un prezzo superiore a quello che sarebbe il prezzo di libero mercato. In un mercato competitivo, se il costo di produzione di un litro di benzina è 1, e io produttore lo metto in vendita a 1,5 più le tasse, tu, mio concorrente, potrai portarmi via il mercato mettendolo in vendita a 1,3, e così mi obbligherai a scendere anch’io a 1,3. Il prezzo tenderà a livellarsi al costo di produzione, e il costo di produzione a ridursi grazie a migliorie tecnologiche e aziendali, stimolate dalla competizione.
Non così in un mercato monopolista. Se noi tutti produttori di benzina ci mettiamo d’accordo, facendo cartello, di non vendere a meno di 1,5, o di 1,7, o di 2 al litro, e impediamo in qualche modo ad altri di entrare nel mercato e farci concorrenza, allora i consumatori dovranno pagare ciò che noi pretendiamo, e noi tutti guadagneremo moltissimo.
Altro esempio: se vi è un monopolio della telefonia fissa, o dei treni, o dell’energia elettrica in una determinata area, il monopolista potrà imporre tariffe molto superiori ai suoi costi di produzione, perché chi ha bisogno del suo servizio non ha scelta: se vuole servirsi del treno, del telefono, dell’elettricità, deve comperare da lui. Può però decidere di servirsi di beni concorrenti, alternativi a quelli erogati dal monopolista, ossia dell’automobile invece che del treno, del telefono cellulare invece che del fisso, e di un generatore privato di elettricità. Può anche decidere di consumare meno, di risparmiare, su treno, telefono ed elettricità. Il limite della possibilità per il monopolista di sfruttare la sua posizione di vantaggio per spremere sempre più denaro dal mercato, è dato dalla elasticità della domanda, ossia dal fatto che, oltre certi livelli di prezzo, la domanda si riduce e tende a cessare. Ma che succede se non esistono beni alternativi, e se il suo bisogno non è riducibile, anzi aumenta col tempo? Se il monopolista riesce a impedire che la domanda cali al crescere del prezzo? Lo vedremo presto.
I monopoli possono avere dimensioni locali o globali, possono avere natura legale, ossia essere costituiti per legge (ad es. il monopolio dei tabacchi, o delle poste, o del gioco d’azzardo on line); oppure possono essere fattuali, cioè dovuti al semplice fatto che un determinato soggetto o trust di soggetti si è impadronito interamente del mercato grazie alla sua forza finanziaria o al possesso di tecnologie esclusive, o mediante la violenza e l’intimidazione.
Il monopolista, non avendo concorrenti, non è motivato a migliorare la qualità dei suoi prodotti o servizi, né a ingegnarsi per diminuirne il costo di produzione. Può permettersi di essere inefficiente. Non è nemmeno motivato a cercare di massimizzare la produzione, perché punta più a guadagnare sul sovrapprezzo, che sulla quantità. In generale, un regime monopolista del mercato di un certo bene o servizio genera minore produzione e maggiori prezzi rispetto a un regime di concorrenza.
Per tali ragioni, molti paesi fanno leggi contro i monopoli, i cartelli, i trust, a tutela della concorrenza, che invece, in teoria, spinge le imprese a migliorare la produzione e ad abbassare i prezzi. Però, di fatto, i mercati più importanti – materie prime, energia, informazione e altri – sono dominati da cartelli. Cartelli sovra-nazionali.
La strategia del mettersi d’accordo per guadagnare di più e con più stabilità è una scelta frequente e razionale per gli imprenditori, perciò non è buona per la loro immagine e per il buon funzionamento del cartello. Perciò essi tenderanno a nascondere i loro accordi e le loro trattative, oppure – nel caso dei grandi monopoli mondiali – a presentarli come consultazioni e coordinamento nell’interesse globale della stabilità economica. Orienteranno i mass media a non parlarne o a parlarne in termini aggiustati, e a screditare agli occhi dell’opinione pubblica la corretta analisi economico-imprenditoriale dell’esistenza e dell’azione del cartello come teorie complottiste o dietrologiche.
Il monopolista può decidere di privare dei suoi prodotti, per un certo periodo di tempo, un determinato territorio o un determinato paese, ad es. per far accettare prezzi significativamente più alti, o come mezzo di pressione sul governo del paese in questione, finalizzata ad ottenere un vantaggio (privilegi fiscali o contributivi, una grossa commessa, la costituzione di un monopolio legale) o un mutamento legislativo o politico.
Quanto più il bene o servizio oggetto di monopolio è importante, vitale, indispensabile, tanto più caro il monopolista può farlo pagare, guadagnando maggiormente. Il petrolio è un esempio notissimo di ciò. Il cartello petroliero ne regola sia il prezzo che la quantità estratta – cioè il prezzo, come pure l’offerta, non è regolato dal rapporto di domanda e di offerta, ma dalla decisione del cartello: il mercato diviene così un mercato contingentato.
La possibilità, per i monopolisti (per es., i petrolieri, i cementieri), di aumentare il prezzo di loro beni e servizi, e la impossibilità di fare altrettanto per i fornitori di beni e servizi che non hanno il vantaggio del monopolio, fa sì che la società aumenti tendenzialmente la spesa (la quota di reddito) che destina agli acquisti di beni e servizi dei monopolisti, riducendo di conseguenza la spesa che destina agli acquisti di beni e servizi di non monopolisti (ristoratori, artigiani, lavoratori, professionisti); quindi il reddito di questi tenderà a diminuire a vantaggio dei monopolisti. Insomma, i margini di utile, il reddito, delle categorie che non dispongono di una posizione monopolistica tende a ridursi in favore di quelle che dispongono di una tale posizione.
Orbene, come dicevo, praticamente tutti i principali beni e servizi sono oggetto di monopolio cartellistico. Lo sono anche il denaro e il credito: tutto il denaro legale (cartamoneta) e il credito è creato da soggetti a ciò abilitati dal sistema bancario, ossia dalle banche: banche di emissione (come la BCE e la Fed) che emettono il denaro legale, la cartamoneta. E banche di credito, che emettono mezzi monetari, quali attivi di conti correnti, assegni circolari, bonifici, lettere di credito, promissory notes, consistenti in promesse di pagare cartamoneta al loro presentatore (se tu hai un assegno circolare o un attivo di conto corrente, puoi andare dalla relativa banca ed esigere che te li paghi in cartamoneta, in valuta legale).
Quanto costa alle banche creare denaro o credito? Nella storia, sono esistiti sistemi monetari in cui la moneta era di carta, ma la banca emittente teneva nei suoi forzieri il controvalore in oro, sicché per emetterla doveva acquisire oro, quindi l’emetterla, il prestarla, aveva un costo, e il portatore poteva presentarsi alla banca emittente e richiedere di cambiare la carta-moneta in oro. Però perlopiù la banca emittente deteneva una riserva frazionaria, diciamo un 10% del valore della cartamoneta o del credito emesso. Quindi per prestare 100 sosteneva un costo di 10 e realizzava, sul capitale, un utile di 90 – meno i costi fissi e la percentuale di sofferenze. In più lucrava gli interessi.
Nel sistema contemporaneo, creare moneta o credito non costa nulla al sistema bancario, perché esso li crea senza garantirli con una copertura aurea o di altro bene a valore proprio; e perché il portatore di denaro o di credito non può esigere dalla banca la loro conversione in oro o altro valore. Le banche hanno sì riserve, ma queste sono, a loro volta, costituite da cartamoneta o denaro creditizio, privi di costo e di valore propri. Hanno anche riserve in oro, ma queste non hanno la funzione di garantire le emissioni di denaro o credito.
La liquidità si compone di monete metalliche, emesse dallo stato, per un valore trascurabile; di valuta legale (cartacea ed elettronica) emessa dalle banche centrali di emissione), che costituisce l’8% circa del totale; e da moneta creditizia (o bancaria o contabile o virtuale) emessa dalle banche di credito sotto forma di promesse di pagamento (assegni circolari, attivi di conti correnti, lettere di credito, etc.) denominate in valuta legale.
Tutta la liquidità (tranne le monetine) è nata, ultimamente, da un indebitamento verso il sistema bancario del soggetto che richiede liquidità ad esso. Lo stato ottiene liquidità cedendo in cambio i suoi buoni del tesoro, che sono promesse di pagamento, ossia debito; oppure la prende a prestito. Gli altri soggetti ottengono credito promettendo il pagamento di capitale e interesse. Vi sono altre operazioni di creazione monetaria interbancaria, che ho spiegato altrove (dark pool finance).
Bisogna anche chiarire che l’erogazione del credito da parte delle banche deriva solo in minima parte dalla raccolta, ossia il denaro che la gente deposita presso di esse percependo un interesse, seppur minimo. Esse non hanno bisogno di tale denaro. Innanzitutto, i depositi, i versamenti, i bonifici, gli assegni circolari, etc., consistono essi stessi , quasi interamente, in liquidità creata dal sistema bancario senza copertura, a costo zero, priva di valore proprio. Inoltre, quando la banca di credito crea liquidità emettendo un assegno circolare e consegnandolo al cliente che ha chiesto un prestito, per emettere l’assegno circolare non ha che da compilarlo, non attingendo da una sua cassa, ma imputando l’’uscita, nei suoi conti, come una partita che non è necessariamente corrispondente a valori reali, dato l’effetto leva che viene usato nel moltiplicare la base monetaria. Peraltro la leva o moltiplicatore parte non da oro o denaro reale, bensì da altro denaro contabile, creditizio. In aggiunta, il calcolo della riserva obbligatoria non comprende alla base alcuni aggregati ( ad esempio i PCT ed i titoli del debito – quale debito? – con scadenza originaria superiore ai due anni etc. ) e, per meglio tutelare il sistema bancario in caso d’improvviso shock di mercato, la rilevazione degli aggregati viene differita di due mesi.
Analogamente, la banca di emissione, quando emette banconote, non ha bisogno di garantirle con qualcosa, non sostiene costi. La differenza tra l’assegno circolare emesso dalla banca di credito e la cartamoneta emessa dalla banca, è che il portatore dell’assegno circolare può esigere che la banca di credito emittente glielo cambi in cartamoneta (valuta legale – non in oro o altro bene reale, dotato di valore proprio), mentre il portatore di cartamoneta non può esigere alcunché dalla banca centrale emittente della cartamoneta (in passato sono esistiti sistemi in cui il portatore di banconota poteva esigere che la banca di emissione gliela cambiasse in oro o argento).
Il denaro e il credito – che chiameremo, nell’insieme, “liquidità” – sono un fattore, un “bene” assolutamente necessario e indispensabile. Quindi la comunità bancaria, detentrice del monopolio della loro creazione e della fissazione del tasso di interesse, può realizzare sulla cessione della liquidità un profitto altissimo, praticamente del 100%, dato che il costo di produzione è nullo.
Però la liquidità è tutta creata a debito di chi la domanda – stato o consumatore o imprenditore che sia – e il debito è soggetto ad interesse composto. Il che implica, matematicamente, che se io, sistema bancario, creo liquidità totale per 100 che cedo a prestito all’insieme della società, col tasso del 10% annuo composto, dopo un anno l’insieme della società mi deve 110, dopo due 121, dopo tre 133,10, dopo quattro 146,41, dopo cinque 161,05, dopo sei 177,16, dopo sette 194,88, dopo otto 214,37, dopo nove 235,81, dopo dieci 259,39. Però in tutto io ho creato 100, quindi l’insieme della società non ha il denaro con cui pagarmi, con cui estinguere il debito, perché esso non esiste. Qualcuno più bravo può riuscire a pagare ed estinguere i propri debiti, prendendo il denaro di altri; ma, nel suo insieme, la società non può farlo.
In alternativa, immaginiamo ora che, ogni anno, la società mi paghi l’interesse, prendendolo dai 100 che io ho creato: dopo un anno la liquidità da 100 scenderà a 90, dopo due a 80, dopo tre a 70, dopo quattro a 60… e dopo dieci a zero, però la società dovrà ancora il capitale, ossia 100. In realtà, però la società non può privarsi della liquidità per pagare gli interessi annualmente maturanti, perché la liquidità le serve per i suoi pagamenti e investimenti. Una società che si priva della liquidità per pagare i debiti si demonetizza, taglia gli investimenti, la spesa sociale, vede moltiplicarsi le insolvenze, va in recessione.
Perciò quello che di fatto avviene è che la società nel suo complesso (settore pubblico, settore privato) non rimborsa, non estingue mai il suo debito verso il sistema bancario, derivante dall’ottenimento della liquidità, bensì richiede continuamente ulteriore denaro al sistema bancario per pagare gli interessi sul debito per il denaro già ottenuto, e per aumentare la sua dotazione di denaro, come richiede l’aumento del valore nominale degli scambi, offrendo ulteriori beni in garanzia. Ma ogni volta che la società ottiene ulteriore denaro dal sistema bancario, aumenta il proprio indebitamento complessivo verso di esso, e la quantità di interessi che deve pagare ad esso. E’ una spirale espansiva, riscontrabile nelle curve storiche dell’indebitamento e del pil.
Quando l’insieme della società non riesce più a ottenere dal sistema bancario il rinnovo dell’intero credito-liquidità, anzi l’ ampliamento de credito-liquidità (richiesto sia per pagare il crescente ammontare di interessi passivi, che il crescente ammontare nominale delle transazioni dovuto alla crescita economica e all’aumento dei prezzi), esso scivola o precipita nella recessione-deflazione, con ondate di insolvenze, disinvestimenti, licenziamenti – ciò che avviene oggi.
Quindi, grazie al suddescritto sistema di liquidità creata mediante accensione di debito soggetto a interesse composto, la comunità bancaria, come cartello, si procura non solo un guadagno del 100% sul capitale creato, ma pure un guadagno pari agli interessi percepiti. E, cosa ancora più importante, mediante il meccanismo dell’interesse composto, quindi mediante lo stesso atto di erogare liquidità a interesse composto, essa crea nella società il bisogno, crescente nel tempo, di ottenere ulteriore liquidità per pagare gli interessi passivi. Quindi il sistema bancario eroga un bene che soddisfa sì la domanda nel presente, ma crea automaticamente maggiore domanda nel futuro – maggiore e più impellente, meno elastica. Essa trascende, di tal guisa, il limite tipico del profitto del monopolista, quello posto dall’elasticità della domanda, ossia, che se il monopolista fissa prezzi troppo alti, la gente, le imprese, comperano sempre meno il suo prodotto. Ne consegue che il profitto del sistema bancario non può che continuare a crescere.
E cresce non linearmente, ossia 100, 110, 120, 130, 140… bensì, per effetto dell’interesse composto, esponenzialmente: 100, 110, 121, 133,10… cioè secondo una curva che, quanto più passa il tempo, tanto più si impenna, tanto più accelera. Ciò comporta, matematicamente, alcune ovvie conseguenze, che sono oggi tutte empiricamente constatabili:
-La quantità di debito è sempre superiore alla quantità di liquidità;

-Più passa il tempo, più tale differenza aumenta;
-Più passa il tempo, più rapidamente cresce questa differenza;
-Più passa il tempo, più aumenta l’indebitamento della società verso il sistema bancario;
-Questa differenza, questo eccesso di credito, viene cartolarizzato, cioè trasformato in titoli finanziari offerti a risparmiatori e speculatori; la maggior parte dei grandi redditi e patrimoni è collocata, assorbita, in tali titoli;
-Questi titoli possono essere usati come collaterali o pegni per ottenere ulteriore credito;
-Più passa il tempo, maggiore è la quantità di denaro in termini assoluti, e la percentuale di reddito in termini relativi, che la società (settore pubblico, imprese, famiglie) devono destinare al pagamento degli interessi passivi, e che le banche lucrano;
-Ossia, più passa il tempo, maggiore è la quota del valore prodotto dalla società, che il sistema bancario lucra;
-Più passa il tempo, più è necessario che il pil cresca, per tener dietro al crescere degli interessi passivi che la società deve pagare;
-Le banche vendono in parte (dopo averli coriandolizzati, ossia ridotti in piccoli pezzi) i loro crediti, anche quelli verso gli stati, a risparmiatori, fondi pensione, fondi comuni, imprese, facendoseli pagare;
-Poiché il sistema bancario realizza il suo profitto nel rivendere i suoi crediti cartolarizzati, ha interesse a far credito anche a soggetti che sa che non pagheranno (mutui subprime), perché scaricherà il rischio, la perdita, sui compratori di tali crediti cartolarizzati;
-Le autorità monetarie di controllo, essendo controllate dal sistema bancario, non impediscono tali pratiche; né le impediscono i governi, essendo dipendenti dal sistema bancario per il proprio rating e finanziamento;
-Anche attraverso il ricorso a contratti derivati, a indici, a futures, si gonfia una mole di titoli finanziari denominati in valuta legale; questa mole è multipla di decine di volte del valore aggregato di tutti i beni reali esistenti e del prodotto lordo mondiale; essa assorbe la gran parte dei redditi disponibili e dei grandi patrimoni; offrendo una redditività superiore a quella degli investimenti nel settore produttivo, contribuisce a sottrarre liquidità a questo (agli investimenti e ai consumi) e a mandarlo in contrazione;
-Col passar del tempo, il crescente peso degli interessi passivi, il crescente peso dei costi finanziari per l’impresa, la diminuente redditività netta degli investimenti, l’erosione dei margini di profitto, la riduzione della liquidità disponibile in quanto assorbita dal pagamento degli interessi passivi, spingono l’economia reale a rallentare progressivamente, e a fermarsi, poi a contrarsi, quando il costo finanziario (interessi passivi) diviene maggiore dei ricavi (se devo pagare 10 di interesse per aumentare i miei ricavi di 9, mi conviene non solo non investire ulteriormente, ma disinvestire e ridurre la produzione e l’impiego);
-Se la crescita del pil rallenta a lungo o si ferma o si inverte, il sistema monetario, creditizio, bancario, entra in crisi per il venir meno del reddito necessario a pagare gli interessi; singole banche possono fallire; i titoli finanziari derivati da crediti divenuti insolventi, divengono per conseguenza privi di valore, non sono più liquidi (vendibili contro denaro), non danno più reddito (interessi attivi, cedole) e non sono nemmeno più accettati come garanzie; di conseguenza, si ha una brusca contrazione del credito e della liquidità, ondate di insolvenze, licenziamenti e recessione; la mole della ricchezza finanziaria teorica tende a esplodere in bolle;
-Il mondo finanziario, per difendere il suo business, ossia per mantenere gli investitori nonostante tali scoppi, fornisce attraverso i mass media e le istituzioni, anche scolastiche, spiegazioni delle crisi come di accidenti evitabili, e annuncia l’istituzione di misure di prevenzione e contenimento di crisi future;
-Tale scoppio di bolle finanziarie distrugge (titoli di) credito, quindi va a ridurre la differenza, l’eccesso di credito-debito sulla liquidità esistente, sul reddito; in tal modo tende a sbloccare l’economia; esso è dunque inevitabile, è un fenomeno fisiologico e ricorrente;
-Quando però la frequenza degli scoppi aumenta, quando essi si succedono quasi ininterrottamente e tuttavia non riescono a sbloccare l’economia liberandola dall’eccesso di credito-debito, ossia di interessi passivi, allora si approssima la rottura del sistema e questo non è più riequilibrabile o riparabile, e la recessione è inevitabile;
-I capitali tendono a lasciare gli investimenti produttivi e a collocarsi in beni-rifugio, come immobili, oro fisico, titoli aurei; ma gli immobili sono minacciati dalla svalutazione e dall’imposizione fiscale, l’oro fisico è minacciato dalla requisizione statale (già avvenuto nella storia); i titoli aurei sono insicuri per il crescente rischio di insolvenza delle banche emittenti e per il fatto che il loro ammontare è un multiplo dell’oro realmente esistente;
-La recessione, diminuendo il pil e (tendenzialmente) il gettito fiscale, diminuisce le risorse con cui gli stati dovrebbero pagare interessi e capitale del loro debito pubblico; quindi aumenta il rischio di default e aumentano i tassi di interesse che gli stati devono pagare sul loro debito pubblico; e ciò accresce ulteriormente la recessione e il rischio di default, quindi i tassi di interesse del debito pubblico e privato, in una spirale distruttiva;
-I titoli del debito pubblico dei paesi più avanti in questa spirale vengono comperati forzatamente, a condizioni fuori mercato, dalle banche centrali di emissione (o da agenzie finanziate con soldi dei contribuenti) al fine di sostenerli e calmierare i tassi; i capi di dette banche acquisiscono quindi un potere di condizionamento e direzionamento politico degli stati in difficoltà: finanziarizzazione della politica;
-vengono tagliati gli investimenti per infrastrutture, sviluppo, ricerca; ciò deprime ulteriormente il pil, soprattutto a medio termine, rendendo tendenzialmente impossibile il rimborso, o anche il servizio, del debito pubblico;
-Il potere politico si concentra così nelle mani dei direttori delle banche centrali di emissione, le quali sono a guida privata, non soggette a controllo o responsabilità democratiche, non soggette a revisione contabile e non trasparenti nelle loro attività (diritto alla segretezza e alla criptazione), e in larga parte sono per giunta di proprietà privata (Bankitalia lo è alò 95%),
-L’audit, o verifica contabile, della Fed, eseguito nell’Agosto 2011 per la prima volta, ha in effetti scoperto che la Fed aveva speso 13.000 miliardi di Dollari per il bailout di numerosi soggetti finanziari stranieri negli ultimi 6 anni, senza approvazione né informazione del Congresso e del Presidente; ovviamente tali erogazioni hanno avuto contropartite politico-economiche esse pure tenute segrete e non ancora disvelate;
-(in tal senso si spiega perché è stata fatta un’unica banca centrale europea senza fare un’integrazione politica europea, e senza unificare i debiti pubblici: si sapeva che l’integrazione delle politiche dell’Eurozona sarebbe stata fatta dal direttorio della BCE via via che i paesi euro sarebbero entrati in crisi e avrebbero avuto necessità che la BCE comperasse i loro titoli; allora il direttorio della BCE sarebbe divenuto, come oggi è divenuto, il supergoverno dei paesi in crisi);
-In questo modo il cartello monopolista della moneta e del credito raggiunge non solo lo scopo connaturale e ideale del monopolista, ossia di accaparrarsi tutto il reddito pubblico e privato come corrispettivo per l’erogazione di ulteriore credito, non solo tutti gli assets pubblici e privati come garanzie, ma raggiunge anche l’ulteriore scopo di accaparrarsi il potere politico, istituzionale, governativo, lasciando agli organi pubblici costituzionali il ruolo di esecutori e di esattori in favore del monopolista, e di capri espiatori responsabili verso la società;
-Le misure di risparmio, rigore, i tagli, le maggiori tasse, la lotta all’evasione, non hanno effetto sulle cause del male, perché non le toccano: falliscono non perché siano di quantità insufficiente, ma perché sono di natura inidonea (come curare una gamba rotta con un purgante, spiegando che bisogna purgare per perdere peso e alleggerire così il garico della gamba);
-L’Italia e buona parte del mondo si trovano o stano entrando in questa fase; la recessione evolve in depressione, mentre, come condizione per ricevere il necessario, ulteriore credito, crescente quota del reddito viene destinata al servizio del debito, e crescente parte dei patrimoni a sua garanzia; il potere politico viene assunto dal cartello monopolista;
-Tutto ciò è la automatica conseguenza di un monopolio che usa moneta e credito come strumenti per aumentare il proprio potere e non per l’economia o la società; era perfettamente prevedibile ed è stato in effetti previsto; governi, ministri, governatori di banche centrali che non lo hanno previsto e che insistono per rimedi inefficaci sono o incompetenti o mentitori interessati; in ambo i casi, essi sono oramai stati smascherati e delegittimati dai fatti, assieme alle loro analisi, raccomandazioni, prescrizioni e misure legislative.
La via d’uscita da questa situazione distruttiva esiste e si basa su principi semplici. Peraltro è una via di uscita teorica, e che presuppone che il potere effettivo sia assunto da integerrimi rappresentanti dell’interesse collettivo. Inoltre, avrebbe l’effetto di portare a uno sviluppo economico-industriale tanto intenso, da esaurire rapidamente le materie prime e da precipitare il mondo in una crisi ecologica.
Una prima considerazione è già risolutiva: chi crea il valore reale, la ricchezza reale, che a loro volta danno valore alla moneta e al credito, non è il sistema bancario o finanziario, ma quello produttivo. La liquidità è solo uno strumento per gli scambi. Se il sistema che produce la liquidità, ossia il sistema bancario, funziona male, vuole espropriare la ricchezza reale e i diritti politici ai suoi produttori, allora si può sostituirlo, insieme con la sua moneta. E sostituirlo non costa nulla, non comporta danno, appunto perché la sua moneta non ha valore proprio (è pezzi di carta o insieme di registrazioni telematiche), e può essere sostituita con una nuova moneta, prodotta a costo zero, con cui si estinguerà il debito pubblico.
In altre parole: la ricchezza reale, i beni, i servizi, i redditi – in una parola, tutto ciò che è utile, che serve – sono creati dal settore produttivo della società, non dal sistema bancario. Quindi è assurdo, illogico e ingiustificato che il settore bancario si ritrovi a credito verso le società e in condizione di dettare le sue politiche. Esso, non producendo ricchezza reale, non dovrebbe avere alcun diritto e alcuna pretesa sui beni e sui redditi della società. La cartamoneta non ha valore proprio, e il denaro creditizio nemmeno, perché consiste in promesse di cartamoneta. L’una e l’altro possono essere creati a costo zero dallo stato. Le banche private non possiedono alcuna qualità o, alcuna dotazione esclusiva, che sia richiesta per crearli, e che lo stato non possegga.
Quindi il monopolista privato della moneta e del credito, ossia la comunità dei banchieri, che assurdamente si sta impadronendo di tutto il reddito e di tutto il patrimonio e di tutto il potere politico della società senza produrre alcun bene, ma semplicemente attraverso la pretesa del pagamento di debiti per interessi su un valore mai erogato, può essere semplicemente eliminato e sostituito con un organo pubblico che emetta il denaro – denaro creato direttamente dallo stato, a costo zero, senza indebitarsi, e immesso dallo stato in circolazione in diversi modi: spese dirette, investimenti, prestiti, etc.;
Tale denaro può essere usato per realizzare la condizione necessaria e indispensabile per il risanamento, ossia per estinguere il debito pubblico pagando i crediti di coloro che, in buona fede, hanno comperato dalle banche titoli del debito pubblico – salva la rivalsa verso le banche cedenti e i loro azionisti, amministratori, collaboratori;
Per far propria concretamente questa possibilità, attuata in effetti da diversi ordinamenti nel passato e nel presente, vi sono altri punti da capire.
Immaginiamo di essere un’associazione culturale che organizza un concerto pubblico, a cui si assiste pagando un biglietto di 10 Euro. Avendo 1.000 posti a sedere, io, presidente dell’associazione, vado in tipografia e chiedo un preventivo per stampare 1.000 biglietti. Il tipografo mi dice: “Volete 1.000 biglietti … ogni biglietto vale 10 Euro… quindi 1.000 per 10 fa 10.000… ve li stampo per 10.000 Euro. Oppure ve li do a prestito e voi mi pagate il 6% annuo sul capitale di 10.000”. Ovviamente, gli dirò che vuole truffarmi, perché è vero che i biglietti li produce il tipografo, ma il valore dei biglietti, ossia il concerto, lo produciamo noi, l’associazione culturale. Ebbene, i biglietti stampati dalla banca sono come quelli stampati dalla tipografia: non hanno valore in sé, non costano praticamente nulla di produzione, il corrispettivo del loro valore è dato dalla società che crea, offre e compera beni e servizi; ma lo stato, a spese della società (dei contribuenti) li paga coi titoli del debito pubblico, gravati di interesse. Il tipografo, in tal modo, si sta impadronendo di tutto il reddito disponibile e dello stesso potere pubblico.
La banca centrale di emissione segna, nello stato patrimoniale del proprio bilancio, il denaro circolante come “passività”, come se esso rappresentasse un debito. In realtà, come molti economisti riconoscono, esso non costituisce una passività per la banca, perché le banconote in circolazione non danno alcun diritto verso la banca al loro portatore. E’ come se la Fiat segnasse al proprio passivo le automobili circolanti che essa ha venduto. Chiaramente è un abuso, è qualcosa di contrario alla realtà giuridica ed economica, che però consente alle banche centrali di occultare un forte componente attivo del patrimonio e del reddito.
Pensate anche a questa assurdità: se il denaro circolante emesso dalla banca di emissione è una passività, ha un valore patrimonialmente negativo, perché lo stato deve pagarlo con le nostre tasse? Chi mai paga per caricarsi di un debito? E’ palese che qui si sta mentendo per truffare il contribuente, e per costruire un enorme debito pubblico, attraverso il quale i banchieri poi potranno – anzi, adesso già possono – governare la società politicamente.
Immaginiamo ora che tu sia un imprenditore bisognoso di un finanziamento di 1.000.000 per comperare un capannone da Tizio, e che ti rivolga a me, banca Alfa, per un mutuo. Io ti richiedo molte cose, tra cui un’ipoteca sui tuoi beni per 2.000.000, 5.000 per spese e una promessa scritta di pagarmi 100 rate mensili di 15.000 l’una per capitali e interessi. Emetto un assegno circolare di 1.000.000 intestato a Tizio, Tizio lo riceve nel venderti il capannone, lo porta alla sua banca Beta, la quale glielo accredita sul conto corrente, che era in rosso di 200.000 e adesso va in attivo di 800.000. Da tale attivo Tizio ordina alla sua banca Beta di mandare un bonifico di 300.000 all’impresa che gli ha finito i lavori di costruzione; la banca Gamma dell’impresa accredita all’impresa i 300.000. La tua banca registra contabilmente un’uscita di cassa di 1.000.000 (assegno circolare) e un’entrata di un credito di 1.500.000, attualizzato a 1.200.000 – utile 200.000, su cui paga le tasse.
Apparentemente, niente di strano. Ma l’apparenza inganna. La banca Alfa che costi ha sostenuto per emettere quell’assegno, che le ha fruttato il credito di 1.500.000? Ha prelevato 1.000.000 dai propri forzieri? No, si è limitata a emettere un assegno circolare, un pezzo di carta stampata. Quindi l’utile non è 200.000, ma 1.200.000. C’è un milione in più, che è un profitto occulto e sottratto al fisco, a disposizione dei dirigenti della banca.
Perché quel pezzo di carta stampata vale, anche se è solo un pezzo di carta, sprovvisto di copertura? Vale perché è accettato dalle altre banche. E siccome le banche sono indispensabili, tutto ciò che la tua banca accetta come denaro accreditandotelo sul tuo conto corrente, tu lo accetti come denaro. Quindi il valore della moneta bancaria, creata a costo zero e senza copertura, è dato dal fatto che il cartello della banche, monopolista del servizio bancario-monetario-creditizio, lo accetta come denaro. La creazione del denaro bancario o creditizio è un gioco interno, di sponda, della comunità bancaria, che le consente di realizzare immensi profitti senza nulla rischiare, senza dichiararli, senza subire tassazione.
Aggiungiamo poi che, come già detto, se l’importo totale della liquidità esistente (money supply) è 100, esso è composto per 8 da denaro vero, legale, emesso dalle banche centrali di emissione, e per 92 da moneta creditizia emessa dalle banche di credito, e consistente in promesse di pagamento (assegni circolari, attivi di conti correnti, lettere di credito, etc.) di denaro vero (cartamoneta). Quindi queste promesse di denaro vero sono tutte scoperte, perché ovviamente promettono 92 ciò che invece esiste in misura di 8. E per giunta questo 8 si trova perlopiù nelle tasche e nei cassetti dei privati. In sostanza, la moneta bancaria è coperta solo per il 2 per mille circa. Il che vuol dire che gli assegni circolari sono tutti scoperti, nell’insieme. Che se tutti andassimo a richiedere il pagamento in contanti dei nostri attivi verso le banche (conti correnti, libretti, assegni circolari), otterremmo circa il 2 per mille in media. Quindi le banche sono tutte, per loro stessa natura, non solvibili.
Torniamo all’acquisto del capannone. Tizio di vende il suo capannone, che ha un valore reale, contro l’assegno circolare emesso da me, banca Alfa, privo di valore proprio e persino scoperto (come ora sappiamo), e la banca di Tizio, Beta, lo accetta come denaro buono. Quindi il mio assegno circolare, anche se è un pezzo di carta stampata, una promessa scoperta, ha nondimeno un potere d’acquisto: compera il capannone. E io, banca Alfa, posso dire a te che giustamente di mi pagare gli interessi sul milione, anche se io ti ho dato solo un pezzo di carta e non denaro vero, perché il mio pezzo di carta ha potere di acquisto. Ciò è vero. Ma il punto è un altro: come mai io banca, che non creo valore reale, ho il potere di emettere qualcosa che, pur essendo privo di valore proprio, pur essendo sostanzialmente un assegno scoperto, ha potere di acquisto? Quel potere d’acquisto io banca non lo creo, perché non creo valore. Io lo prelevo dal resto della società, che crea valore. Lo sottraggo, grazie al fatto che tu e Tizio lo accettate in cambio di qualcosa che ha valore. Se non lo accettaste, se lo trattaste per quello che patrimonialmente e giuridicamente è, ossia per un pezzo di carta privo di valore, io banca finirei di esistere. Il sistema bancario riesce ad impadronirsi di gran parte del valore reale prodotto dal resto della società grazie al fatto che il resto della società attribuisce ai pezzi di carta bancari un valore che essi non hanno oggettivamente, e paga su di essi gli interessi. Il sistema bancario poggia quindi sull’illogicità del comportamento collettivo.
L’esercizio del credito bancario privato è, insomma, un’attività di appropriazione unilaterale e surrettizia, del potere d’acquisto, della ricchezza reale prodotta dal resto della società – qualcosa di analogo a una tassa. Ne consegue che, contabilmente, la banca dovrebbe, nell’atto di erogazione del mutuo di 1.000.000, registrare in contemporanea un prelievo di potere d’acquisto di 1.000.000 a carico della società (addebitati al corpo sociale), un’uscita di cassa di 1.000.000 per l’rogazione del mutuo, un ricavo di un credito di 1.000.000 capitale più interessi attualizzati. L’utile, su cui dovrebbe pagare le tasse, sarebbe quindi di 1.000.000 oltre interessi.
Analogo discorso vale per la banca centrale di emissione, che, quando scambia cartamoneta per 1.000.000 contro buoni del tesoro di pari importo, dovrebbe segnare 1.000.000 di ricavi a carico della società, 1.000.000 di uscita di cassa a favore dello stato, 1.000.000 di crediti (oltre interessi attualizzati) di ricavo a debito dello stato, quindi utile 1.000.000 (oltre interessi). L’utile dovrebbe girarlo allo stato quasi interamente, in base al suo statuto. Il grosso dell’utile, però, non viene dichiarato e rimane, come fondo nero, nella privata disponibilità dei vertici della banca centrale.
Gli enormi fondi neri generati nei modi sud descritti dalle banche commerciali e dalle banche centrali di emissione possono essere trasferiti segretamente nel mondo grazie a circuiti bancari come Euroclear e Clearstream e anche attraverso la Banca dei Regolamenti Internazionali, cui trattati internazionali danno la facoltà di fare ciò, ed essere trasferiti e usati in paradisi bancari come le Cayman Islands, per agire sui mercati in via di aggiotaggio e altro.
Una revisione sia degli ingannevoli principi contabili utilizzati dalle banche ci credito e di emissione, sia della contabilità delle une e delle altre, consentirebbe l’azzeramento del debito pubblico verso di esse, la riduzione di quello privato, un fortissimo recupero di tasse evase o eluse, la nazionalizzazione per confisca a costo zero delle quote di controllo delle banche stesse, l’arresto dei loro vertici, la creazione di un sistema monetario e creditizio basato sulla realtà e sulla trasparenza, anche contabile (la contabilità deve riflettere la realtà giuridico-economica, non stravolgerla) in cui il denaro sia emesso dallo stato, che accredita a se stesso il potere d’acquisto che esso incorpora, registrando questa emissione per ciò che essa è, ossia una tassa prelevata dalla società. L’alternativa a questo è ciò a cui siamo diretti ora.Ma se l’unica alternativa all’utopia è l’inferno… stiamo freschi!
Mantova, 22.08.11 Marco Della Luna

BERLUSCONI....E CHI GLI CREDE PIU' ???

PAOLO BECCHI - ATTENZIONE: NUOVE IDIOZIE IN ARRIVO!

STANNO PREPARANDO IL CONTROLLO MONETARIO GLOBALE




Infowars 22 Giugno 2012
Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla


Da China Daily:

Riforma del sistema monetario
Il Fondo Monetario Internazionale dovrebbe costituire delle riserve in differenti valute – Diritti Speciali di Ritiro inclusi[SDR, Special Drawing Rights, ndt] - e supervisionare la loro emissione ed il flusso dei capitali fra le frontiere... Oggi, il compito più urgente del G20 è quello di riformare il sistema monetario internazionale. In presenza di brusche variazioni dei tassi di cambio, è difficile monitorizzare il flusso dei capitali internazionali, individuare in anticipo i rischi finanziari e proteggere il sistema globalizzato una volta che si verifichi una crisi. Se l’attuale sistema monetario internazionale non potrà essere riformato con successo, presto ci piomberà addosso una nuova, grave crisi finanziaria. Dunque il G20 dovrebbe concentrarsi sulla propria storica missione per riformare urgentemente il sistema monetario internazionale.



APPROFONDISCI





(www.chiesadomestica.net - 19.11.2011) - La moneta di Dio e quella dei tecnocrati del nuovo ordine mondiale - Giustizia e pace per il mondo: Benedetto XVI insegna che si ottengono da una evangelizzazione che è promozione umana e da una chiesa che è famiglia, mentre i gerarchi vaticani nel loro documento invocano una 'Banca centrale mondiale' - di Simonetta Castellano

Dice BXVI: “l’urgenza dell’evangelizzazione non può essere dissociata dallapromozione umana. Inoltre, il concetto di Chiesa - famiglia di Dio ha prodotto molti frutti spirituali per la Chiesa cattolica e per l’azione di evangelizzazione e di promozione umana che essa ha attuato per la società africana nel suo insieme. Infatti, la Chiesa è chiamata a scoprirsi sempre più come una famiglia. Tenendo presente questo, la Seconda Assemblea Speciale per l’Africa si è concentrata sul tema della riconciliazione, della giustizia edella pace. Si tratta di punti importanti per il mondo.” (Visita alla basilica dell’Immacolata Concezione di Maria di Ouidah e firma dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Africae Munus”, 19.11.2011)

Invece, il documento vaticano appena uscito su ciò che si considera necessario per ottenere giustizia e pace nel mondo guardava da tutt'altra parte rispetto alla famiglia e all'essere umano, guardava precisamente e strettamente al denaro e al potere come soluzione di tutti i mali. Hanno scritto le agenzie di stampa: (Adnkronos 24.10.2011) - Le proposte sono contenute in un documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace: ''Serve una sorta di 'Banca centrale mondiale' che regoli il flusso e il sistema degli scambi monetari, alla stregua delle Banche centrali nazionali''. La nota ipotizza ''la riforma del sistema monetario internazionale'' per dare vita ''a qualche forma di >controllo monetario globale''.

Costante e insistente nel suo magistero, il Papa sta cercando di spiegare ai vescovi e a tutti i cattolici, che la ricchezza della terra e la grazia di Dio sono i figli. E che per questo l'unico ordine mondiale giusto, produttivo e sicuro per tutti si fonda, nella chiesa come nella società civile, sulla costituzione di famiglie e generazione di figli. E i pastori non possono non essere in prima linea nell'insegnare con la loro vita la verità tutta intera sull'ordine dato dal Creatore all'esistenza umana.

BXVI: Importante infine notare che in queste Lettere la Chiesa comprende se stessa in termini molto umani, in analogia con la casa e la famiglia. Particolarmente in 1 Tm 3,2-7 si leggono istruzioni molto dettagliate sull'episcopo, come queste: egli dev'essere “irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro.” Notare qui soprattutto una speciale caratteristica personale, quella della “paternità”. L’episcopo infatti è considerato padre della comunità cristiana. Del resto l'idea di Chiesa come “casa di Dio” affonda le sue radici nell'Antico Testamento e si trova riformulata in Eb 3,2.6, mentre altrove si legge che tutti i cristiani non sono più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari della casa di Dio. Preghiamo il Signore e san Paolo perché anche noi, come cristiani, possiamo sempre più caratterizzarci, in rapporto alla società in cui viviamo, come membri della “famiglia di Dio”. E preghiamo anche perché i pastori della Chiesa acquisiscano sempre più sentimenti paterni, insieme teneri e forti, nella formazione della Casa di Dio, della comunità, della Chiesa.” (>Udienza del Mercoledì, 28 gennaio 2009)

Ma i gerarchi vaticani ci tengono a mostrare di non vedersi affatto come padri di famiglia e di essere uomini soli, che pensano da tecnocrati avidi e agiscono come affetti da delirio di onnipotenza.

Il Papa ha tentato di convincerli che la moneta di Dio è l’umanità, che l'immagine di Cristo impressa nell'uomo interiore è il patrimonio da riprodurre nei figli per la prosperità del mondo. Ha tentato, cioè, di spiegare loro che il Vangelo non si riduce a un codice morale, sociale, economico, ma è prima di tutto “ ricco di contenuto antropologico”, ossia dice chi è l'uomo, quell'essere in cui Dio stesso, e la sua gloria, si riflette e abita. E perciò “Come si ridà a Cesare la moneta, così si ridà a Dio l’anima illuminata e impressa dalla luce del suo volto”, dando figli a Dio gli si rende gloria. La gloria del suo nome, che è “Padre”.

BXVI: I Padri della Chiesa, prendendo spunto dal fatto che Gesù fa riferimento all’immagine dell’Imperatore impressa sulla moneta del tributo, hanno interpretato questo passo alla luce del concetto fondamentale di uomo immagine di Dio, contenuto nel primo capitolo del Libro della Genesi. Un Autore anonimo scrive: “L’immagine di Dio non è impressa sull’oro, ma sul genere umano. La moneta di Cesare è oro, quella di Dio è l’umanità … Pertanto da’ la tua ricchezza a Cesare, ma serba per Dio l’innocenza unica della tua coscienza, dove Dio è contemplato … Cesare, infatti, ha richiesto la sua immagine su ogni moneta, ma Dio ha scelto l’uomo, che egli ha creato, per riflettere la sua gloria” (Anonimo, Opera incompleta su Matteo, Omelia 42). E Sant’Agostino ha utilizzato più volte questo riferimento nelle sue omelie: “Se Cesare reclama la propria immagine impressa sulla moneta - afferma -, non esigerà Dio dall’uomo l’immagine divina scolpita in lui?” (En. in Ps., Salmo 94, 2). E ancora: “Come si ridà a Cesare la moneta, così si ridà a Dio l’anima illuminata e impressa dalla luce del suo volto … Cristo infatti abita nell’uomo interiore” (Ivi, Salmo 4, 8). Questa parola di Gesù è ricca di contenuto antropologico. (Freiburg, Ai cattolici impegnati nella chiesa e nella società, 25 settembre 2011)

Certo, avendo finora voluto parlare espressamente ai vescovi e agli addetti ai lavori, l'insegnamento di Benedetto XVI sulla necessità di rifondare la società e la chiesa sulla base del matrimonio e della famiglia è stato un discorso criptico. Si può discutere, certo, se non sarebbe stato più utile e più convincente un insegnamento in chiaro dato in linguaggio divulgativo, contemporaneamente comprensibile da tutto il popolo di Dio. Forse la sinergia del sensus fidei di tutto il popolo cristiano e di tutte le menti libere dell'umanità sarebbe stata un motore più efficace.

Ma adesso, ciò che conta - di fronte all'indefessa opera di edificazione di un nuovo ordine mondiale antiumano e anticristico, che esce sempre più tronfiamente allo scoperto, - è che il Papa parli papale papale.