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sabato 14 aprile 2012

L'ITALIA VIENE MANDATA A FONDO: FALLIRE PER COLPA DELLO STATO!!!



Le aziende falliscono non solo per la crisi economica, ma anche per colpa dello Stato. Un assurdo che non può continuare ad esistere.

In questi giorni abbiamo avuto l’ennesima conferma della mala gestione delle finanze pubbliche, e degli sprechi, degli abusi e dei privilegi di cui la casta politica gode, la quale se ne approfitta in modo indecente.

La tematica dei finanziamenti pubblici ai partiti e dei rimborsi elettorali tiene banco nelle trasmissioni e sui giornali.

Intanto però, gli investimenti per l’economia languono. Lo Stato non sostiene la crescita, non sostiene lo sviluppo dell’impresa, non aiuto le piccole medie imprese, vera forza dell’economia italiana, non cerca di deviare le risorse in attività proficue e costruttive.

Per esempio, perché non usare questi fondi proprio per lo Sviluppo e per aiutare l’economia e le imprese?

Questa mia introduzione è doverosa per poi presentarvi questa email di un vecchio mio amico, un imprenditore già di medie dimensioni, che si trova con l’acqua alla gola. Colpa della crisi, direte voi. No. Non è colpa della crisi. E’ colpa dello Stato. Ed è una vergogna stratosferica.

Leggete qui.

Carissimo DT,

sono ormai anni che ci scriviamo, ci messaggiamo, ci parliamo. Oggi purtroppo il tono di questa mia missiva è una mistura di delusione, rassegnazione, disperazione, e permettimi il termine, incazzatura.
Tu conosci la mia azienda. Sai benissimo come lavoriamo, sai quante famiglie stipendiamo. Sai come sia impossibile nel mio settore fare anche del nero e quindi sono costretto (se avessi potuto, magari, col senno di poi…) a denunciare tutto.
Insomma, io rappresento il classico imprenditore “modello” per lo Stato, che però alla fine, risulta essere cornuto e mazziato.
Si, cornuto e mazziato. Perché sto per chiudere. Non lo avresti mai detto eh? Invece si. Colpa della crisi penserai tu e tutti quelli che, una volta sentita la notizia, la commenteranno nel bar di paese, scuotendo al testa e alzando le mani in segno di arresa. E invece no. Il giro di affari è buono, ho delle commesse importanti, dei contratti con aziende primarie e molto sane. E allora perché mai dovrei chiudere se io non subisco la crisi più di tanto? Per colpa dello Stato. Si, lo Stato. Quello che ha sempre preteso, che ha sempre incassato, che non mi ha mai aiutato e che ora mi sta facendo fallire. Una situazione al limite del paradossale, se si pensa che questa situazione non è causata da un eccesso di ricorso al debito, ma dai ritardi con cui lo Stato rimborsa alle aziende i crediti Iva.
Tanto per interderci ed andare al sodo, per il 2011 lo Stato mi deve rimborsare 8 diconsi 8 milioni di Euro. Tu sai cosa significa per il mio giro aziendale 8 milioni di Euro? Se poi devo dirla tutta, per il primo trimestre 2012 ci sarebbero poi da aggiungere altri 5 milioni di Euro. Totale 13 milioni. Nelle mie casse mancano 13 milioni di Euro. Sul tuo splendido blog, che merita tutta la stima e l’attenzione del mondo, hai più volte spiegato una cosa fondamentale. A farti fallire non è il debito.Ma la mancanza di cash. Io ora ho le casse vuote o comunque non sufficientemente piene per pagare le spese di ordinaria amministrazione. Vedasi pagare i creditori, i fornitori, e (giuro, mi piange il cuore) gli stipendi ai dipendenti con cui si faceva squadra e si andava ben oltre al semplice rapporto di manovalanza.
Questo è quanto. L’azienda va bene, ma fallisco. Grazie allo Stato che ha promesso sostegno e crescita e che per l’ennesima volta mi ha fregato perché NON PAGA. Ma lui può farlo, perché è lo Stato. Invece io i miei fornitori, i miei lavoratori DEVO pagarli. Due pesi , due misure. Io ho solo sempre pagato e ora mi vedo rovinato.
Scusa lo sfogo, ma tutto questo mi sta facendo impazzire tanto che sto iniziando a capire quegli imprenditori che ultimamente hanno fatto gesti estremi. Si, lo ammetto, ci ho pensato anche io. Ma non voglio riempire di dolore la mia famiglia, la mia amata E. con i miei tre angioletti a cui non potrò più regalare un futuro.
E come non potrò regalare un futuro a loro, così metterò a disagio quelle famiglie che, con me, portavano avanti un progetto nella mia azienda. Il sogno è finito, è una questione di giorni. 15 giorni. E poi sarà “game over”.
Con tutta la stima del mondo.
G.

Questa email, caro G., i ha fatto venire i brividi e mi ha fatto pensare. Pazzesco che in Italia anche chi difende il Made in Italy, chi predilige la qualità, che ha sempre pagato tutto, alla fine risulti rovinato.

Perché lo STATO pretende solo e non da? Perché non si pensa quantomeno al criterio di “compensazione fiscale” visto che le imposte G, deve pagarle regolarmente? Perché STIAMO FACENDO DI TUTTO PER FARE AFFONDARE L’ITALIA?

Sono sconcertato.

Non fatelo per me, ma fatelo per G. e per tutti quegli imprenditori come G. Commentate e diffondete questo post a tutti, in particolar modo a coloro che “contano” nel mondo della politica. BISOGNA FARE QUALCOSA. SUBITO.

PS: grazie dell’Email, G., passo a trovarti di persona uno di questi giorni.

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UPDATE

Ho ricevuto in queste ore molte email di imprenditori, cittadini, professionisti e anche di semplici lettori che esprimono ovviamente solidarietà nei confronti di G. , ma che (diverse) denunciano gli stessi problemi che il nostro amico ha nei confronti dell’Erario. Ho deciso allora di fare una cosa. Con il Vs aiuto cercherò di essere un portavoce alternativo a questo drammatico problemi. E qui necessito del Vs aiuto. Se avete una storia da raccontare, un’esperienza che volete condividere, se vi sentite oppressi da un peso erariale insopportabile, scrivete un’email all’indirizzo intermarketandmore@gmail.com con oggetto “Imprese in crisi” e dite la vostra in poche righe. Il materiale ricevuto (facendo una scrematura cercando comunque di dare voce a tutti) verrà utilizzato per un documento di denuncia che prima verrà pubblicato sul blog (e sarà periodicamente aggiornato) e poi inviato alle più importanti testate giornalistiche nonché agli Enti Governativi. Signori, io ci provo.Col vostro aiuto, proviamoci insieme.

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