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domenica 26 giugno 2011

ANTONIO SOCCI, MEDJUGORJE: "SENTIRSI TENERAMENTE AMATI"

30 ANNI DI MEDJUGORIJE INSEGNANO: IL CRISTIANESIMO E’ UN MIRACOLO CHE STA ACCADENDO ORA (se non si capisce questo si finisce nel pelagianesimo: ridurre la fede a un proprio sforzo, a una propria introspezione o iniziativa, a un proprio percorso)



Antonio Socci  
25 GIUGNO 2011 
 La scuola era appena finita e due adolescenti, Miriana e Ivanka, quel caldo pomeriggio del 24 giugno 1981, alle ore 17.45, stavano facendo una passeggiata fuori del paese di Bijakovici, frazione di Medjugorje, comune di Citluk, provincia di Mostar: il posto più sperduto del mondo.
Come cominciò
Dimenticato dagli uomini certamente. Ma non da Dio che ama ciò che è piccolo e insignificante.
A un certo punto Ivanka si volta verso la collina sassosa del Podbrdo: vede qualcuno lassù, a duecento metri di distanza, è una giovane ragazza, ha un bimbo piccolo in braccio.
Cosa ci fa in quel luogo desolato, pieno di vipere? Lassù non va mai nessuno. Ivanka si sofferma un attimo, vede che ha una veste lunga e un velo: “Ma quella è la Madonna!”.
Mirjana neanche si gira: “eh sì, figurati se la Madonna non ha altro da fare che venire a vedere cosa facciamo noi”. Cresciute sotto un regime comunista non avevano neanche mai sentito parlare di apparizioni come Lourdes o Fatima.  
Arrivati in paese incontrano altri amici, Ivanka dice di aver visto una ragazza sulla collina sassosa, tornano su: è ancora lì. Fa cenno con la mano di avvicinarsi. Sono incantati, ma c’è anche timore.
Quel giorno non le si avvicineranno. Lo faranno il giorno successivo alla stessa ora: è una ragazza di una bellezza senza eguali. E dolcissima.
I sei ragazzi sono felici. E raccontano a tutti quello che è accaduto, ciò che hanno visto e che lei ha detto loro. Nel villaggio non si parla d’altro.
La voce corre, raggiunge i paesi vicini e pure la polizia. Il regime comunista è durissimo con i ragazzi: li arresta, li minaccia, minaccia le loro povere famiglie, ma loro non rinnegheranno mai quello che hanno visto.
Cominciano ad accadere subito segni e prodigi. Le stesse commissioni mediche e scientifiche che studiano, anche con delle macchine, ciò che si verifica durante le apparizioni riconoscono che lì c’è un mistero inspiegabile.
Un piccolo borgo nel mondo
Perché accade lì? I posti così sono prediletti dalla “bellissima ragazza” che proprio in un borgo sperduto – Nazaret – aveva vissuto. E sono dei ragazzi semplici e normali che lei sceglie per le sue missioni (apparentemente) impossibili: salvare il mondo.
Perché da quel momento iniziò una vicenda che, trent’anni dopo, possiamo definire uno dei più grandi eventi della storia della Chiesa e dell’umanità.
Ma all’inizio il mondo non se ne accorse. Come duemila anni prima. In quei giorni di giugno del 1981 di cosa parlavano i giornali?
In Italia c’era appena stato l’attentato al Papa, il referendum sull’aborto ed era scoppiato lo scandalo della P2. Dalla crisi di governo uscì il primo esecutivo laico della storia repubblicana guidato da Spadolini.
In Francia il socialista Mitterrand vinse le presidenziali e formò un governo con quattro ministri comunisti. Era una novità storica.
Intanto – mentre il Papa era ancora in ospedale – all’Est le pressioni di Mosca sulla Polonia, per cancellare Solidarnosc, si facevano ogni giorno più forti. Breznev arrivò a paventare il rischio di uno scontro nucleare.
Infatti a dicembre 1981 Solidarnosc fu schiacciata. Nessuno poteva immaginare che solo otto anni dopo l’impero comunista sarebbe crollato.
Nel frattempo in Iran – fatto fuori Bani Sadr – presero definitivamente il potere gli ayatollah che dettero fuoco alla polveriera islamica in tutto il mondo.
Come si vede dunque erano settimane di durissimo scontro fra i blocchi, fra vecchi e nuovi poteri, nazionali e planetari.
Tutti pensano che a fare la storia siano gli stati, gli eserciti, il petrolio, i cannoni, i poteri finanziari ed economici.
Perciò quel 24 e 25 giugno nessun giornale o tv del mondo poteva immaginare che nel più oscuro villaggio della Bosnia stesse accadendo un avvenimento di enorme importanza. Eppure è così.
Da trent’anni là accadono cose stupende e a milioni accorrono alla ricerca di lei, la bellissima, la dolcissima, la meraviglia dell’universo. Cosa cercano? E cosa trovano?
La storia di Silvia
Lo fa capire bene, per esempio, la storia di Silvia Buso, una giovane padovana.
L’ho incontrata il mese scorso al Palasport di Firenze: c’era una giornata di preghiera dei gruppi di Medjugorije, circa 4 mila persone.
Io feci una testimonianza su quello che era accaduto alla mia Caterina e la visita di una delle veggenti di Medjugorie.
Alla fine mi si avvicinò questa ragazza bionda, alta, atletica: “anche io” mi disse “ho avuto una grande grazia a Medjugorije”.
Di lì a poco fece lei stessa una testimonianza. Come già aveva fatto a Medjugorije nel 2010, al festival della gioventù (c’è il video anche su internet, nel sito di Radio Maria).
Silvia ha 22 anni.  Nell’autunno del 2006, a 16 anni, d’improvviso si ritrova paraplegica, inchiodata a una carrozzella: fino ad allora aveva fatto sport, nuoto, danza, aveva amici. Frequentava la terza liceo. Una vita normale.
Di colpo il buio. Le gambe non si muovevano più. E poi attacchi simil-epilettici. Una tragedia.
La sua era una famiglia cattolica, ma “la messa domenicale” racconta la ragazza “per me era perlopiù un’abitudine, non un atto d’amore”.
Anche con la malattia, partecipando il venerdì a un gruppo di preghiera, era così. Un giorno una signora del gruppo le dette una medaglietta della Madonna che la Vergine stessa aveva benedetto a Medjugorije.
Silvia la mise al collo. In aprile e maggio del 2007 si immerse nello studio per sostenere gli esami, ma si faceva portare ogni giorno al gruppo di preghiera perché solo lì trovava pace.
Il 20 giugno la sua dottoressa le dice che la settimana successiva non ci sarà perché deve accompagnare sua mamma a Medjugorije.
Silvia d’istinto le chiede di andare con lei. Arrivati, dopo la messa vengono a sapere che la sera Ivan avrebbe avuto un’apparizione straordinaria sul monte Podbrdo.
Silvia, sia pure con imbarazzo, accetta si farsi portare in braccio fin lassù: “Alle 20 arrivammo. Ho iniziato a pregare e quello per me è il primo ricordo di una preghiera fatta veramente con il cuore”.
Racconta: “Io non ho mai chiesto la mia guarigione perché mi sembrava una cosa troppo impossibile. Poco prima dell’apparizione il mio capogruppo mi disse di chiedere tutto quello che volevo alla Madonna perché lei avrebbe ascoltato tutti, sarebbe scesa dal cielo sulla terra. Allora le ho chiesto che mi desse la forza per poter accettare a 17 anni una vita in carozzina”.
Alle 22 è iniziata l’apparizione a Ivan: “io sulla mia sinistra ho visto una luce, era una luce bianca bellissima” dice Silvia.
Finita l’apparizione non l’ho più vista, però mi sentivo chiamare da tutte le parti. Ma non ho detto niente a nessuno di ciò che mi stava accadendo. Loro mi hanno ripeso in braccio e dopo sono scivolata all’indietro per terra come svenuta.
Però non mi sono fatta niente. Io ricordo solo che mi sentivo come su un materasso morbidissimo e che c’era una voce dolcissima che mi parlava e mi calmava coccolandomi.
Dopo qualche minuto, non so quanti, ho aperto i miei occhi e a mio padre che piangeva ho detto che sentivo finalmente le gambe: papà sono guarita! Cammino!”.
Ed è stato così. “Io ricordo che c’era una mano tesa davanti a me e io nel volergliela afferrare mi sono ritrovata in piedi come se fosse la cosa più naturale. Il mattino dopo alle 4,30 sono salita sulla montagna della croce, il Kriscevaz, con le mie gambe!”.
E’ guarita così. Ma oggi Silvia dice: “La grazia più grande che Dio mi ha fatto è stata la mia conversione e quella della mia famiglia. Il sentire l’amore di Dio e della Madonna: questa è per me è la cosa più bella e importante della mia vita”.
Silvia è timida, ma molto netta: “Con la conversione è come se Dio mi avesse acceso un fuoco dentro. Certo, il fuoco va sempre alimentato con la preghiera, il rosario, con l’eucaristia, la Santa messa e l’adorazione. E tutto ciò che chiede la Madonna a Medjugorije. E questo fuoco non si spegne. Questa per me è la cosa più bella”.
Bisogna chiedersi: cosa è mai questo “sentirsi teneramente amati” per attrarre milioni e milioni di persone e cambiare radicalmente le loro vite? Solo così si può cominciare a capire cosa sta accadendo a Medjugorije.
Antonio Socci

postato da Piera Clerico

ASPETTAVO FOSSE IL TG A DARE LA NOTIZIA DEI 30 ANNI DI MEDJUGORJE, VISTO LA MASSA DI PELLEGRINI, MA....IL" BENE"HA POCO SPAZIO!!

25 giugno 2011  FEDE E VITA

 

È come se qualcuno, già tanto tempo fa, avesse previsto che in questo sperduto villaggio tra le montagne della Bosnia sarebbero arrivati milioni di visitatori. Non si spiega altrimenti l’enorme chiesa con due alti campanili sulla facciata che i francescani vollero dedicare a san Giacomo, un edificio imponente per una parrocchia di poche centinaia di persone, quale era appunto Medjugorje nel secolo scorso. Ma ieri, a trent’anni esatti dal 24 giugno 1981, quando sei ragazzi affermarono d’aver visto la Madonna, l’ampia navata non poteva contenere tutti i pellegrini giunti qui per un evento di fede ed al tempo stesso per un gesto di gratitudine verso la «Gospa», la Signora, come viene chiamata in terra croata la Vergine Maria.  LEGGI TUTTO







postato da Piera Clerico


lunedì 20 giugno 2011

ABORTO: «Pillola dei 5 giorni dopo, grande inganno culturale»



di Raffaella Frullone 17-06-2011

Il Consiglio superiore di sanità ha detto sì. L'organo consultivo del ministero della Salute ha espresso un parere favorevole per l’introduzione della “Pillola dei 5 giorni dopo” nel nostro Paese, specificando che non si tratta di un abortivo, ma di un contraccettivo d’emergenza. Se si fosse trattato di un abortivo il farmaco sarebbe dovuto risultare in linea con quanto stabilito dalla legge 194, che regola l’aborto.

Già approvata dall'Ema, l'agenzia europea del farmaco, e in commercio in Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna, la pillola agisce dopo il concepimento impedendo l’annidamemento dell’embrione nell’utero. 

Ma in questo caso, possiamo parlare di contraccettivo? Lo abbiamo chiesto a Bruno Mozzanega, ginecologo alla clinica ostetrica universitaria di Padova e autore di "Da Vita a Vita- Viaggio alla scoperta della riproduzione umana" (Seu editore).

«Certamente no, per una ragione semplice. L’aborto impedisce ad un individuo concepito di venire alla luce, interrompe una gravidanza in atto. La contraccezione, al contrario, per essere tale deve deve impedire il concepimento e così prevenire la gravidanza. I rapporti che possono portare al concepimento avvengono nel periodo fertile della donna, vale a dire i 4 o 5 giorni che precedono l’ovulazione. Se c’è un rapporto fertile in questi giorni, magari proprio a ridosso della ovulazione, e il farmaco può essere efficacemente assunto fino a cinque giorni dopo, è evidente che il suo effetto si palesa dopo il concepimento. In questo modo impedisce che un essere umano già concepito si annidi in utero e possa vivere».

Dunque come è possibile che un organo ministeriale lo cataloghi come «contraccettivo»?

«Si tratta di un inganno culturale. Il mondo scientifico, tramite alcune delle sue associazioni più rappresentative, pretende di stabilire che la gravidanza inizi solamente dopo l’impianto, ma come è facile intuire la vita inizia prima. La legge 405 del 1975, che istituisce i consultori familiari e definisce i contorni della procreazione responsabile, la finalizza alla tutela della donna e del prodotto del concepimento, il concepito che emerge dall’incontro di uovo e spermatozoo e che in quel preciso istante inizia a vivere. Siamo in presenza di un tentativo di svalutare la vita dell’embrione prima del suo impianto e di consentirne l’eliminazione facendo rientrare il tutto nell’ambito della “contraccezione” ».

In realtà, qualora il farmaco dovesse essere adottato, sarà somministrato soltanto dopo che la donna avrà effettuato un test di gravidanza. E il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, ha definito questa procedura «un paletto importante»…

«Questo rende ancora più palese la contraddizione. Mi spiego. Innanzitutto dobbiamo chiarire che il test di gravidanza è in grado di rilevare una gestazione in atto grazie all’hCG ossia la gonatropina prodotta dall’embrione al fine di mantenere nell’utero le condizioni indispensabili al proprio sviluppo, ma essa si rileva solo 7-8 giorni dopo il concepimento, non certo nei 5 giorni successivi ad un rapporto potenzialmente fertile. Dunque non siamo in presenza di nessun paletto. Credo che il sottosegretario Roccella tema piuttosto il rischio che molte donne ricorrano a ellaOne come sostitutivo della RU486, con la quale condivide molte affinità di azione, e dunque a gravidanza già diagnosticata. Produrre il test dovrebbe scongiurare questo abuso, ma nulla vieta alla donna di attendere prima di assumerla, o di farsene una riserva da utilizzare al bisogno. D’altra parte, questo non fa che confermare che siamo in presenza di un farmaco in grado di determinare l’aborto».
 
Il presidente emerito del Pontificio Consiglio per la vita, mons. Elio Sgreccia, ha parlato di «aborto dalla raffinata malizia»…

« E io lo ribadisco, si tratta di un grande inganno culturale. Mi preoccupa certamente che le ragazzine o le donne assumano questa pillola, ma ancora più grave è che le stesse vengano indotte ad usarla, tranquillizzate da una informazione artatamente falsa, senza sapere. E’ evidente che si tratta di un inganno perché il concepito è vivo. I morti non vanno da nessuna parte, e certo non si annidano in nessun utero».


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Pillola 5 gg.: Sgreccia,aborto raffinato
Presidente Pontificia Accademia per la vita, 'governo respinga'

15 giugno, 20:17

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(ANSA) -ROMA, 15 GIU- La pillola dei 5 giorni dopo, a cui oggi il Css ha dato il primo ok, 'e' un aborto a tutti gli effetti, un aborto di raffinata malizia: una pillola del giorno dopo 5 volte', e' il commento del cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita. 'Per quanto so questa pillola intercetta il processo di impianto gia' iniziato e quindi un essere vivente, perche' la vita inizia con la fecondazione. Mi auguro che questa delibera sia responsabilmente 

lunedì 6 giugno 2011

UNA ACCUSA DEGNA DI EVIDENZA !!!

lunedì 6 giugno 2011
La recente “epidemia” di morti in Germania, prima imputata ai cetrioli spagnoli, poi a non si sa cosa, ha portato una nuova ondata di panico: cetrioli sequestrati, dissequestrati, nuove raccomandazioni di lavarsi le mani prima di mangiare, appena si torna a casa, di mettere la varichina nell’insalata e altre amenità. E ci risiamo, come se non ne avessimo viste abbastanza: H1N1, aviaria, suina, mucca pazza… e il bello è che ognuna di queste “epidemie che avrebbero distrutto il mondo” ha causato solo pochi morti: meno di quanti ne fa una normale influenza stagionale.

Eppure tutti a preoccuparsi, a buttarsi l’alcol sulle mani, a stilare protocolli, a spendere, comprare, soprattutto: comprare e spendere per articoli sanitari, disinfettanti, antibiotici. Il tutto per qualche decina di decessi: cosa triste, ma limitata, certo meno di quanti muoiono di incidenti stradali in un weekend. Ma che volete, siamo fatti così: tutti pronti a spaventarci per il primo allarme, soprattutto se ben orchestrato volutamente o no. E soprattutto pronti a far finta di non vedere quando le epidemie vere ci sono, sono gravi, sono sotto gli occhi di tutti, ma evidentemente c’è la parola d’ordine di non interessarsene.

Per tutte, basti pensare alla epidemia di gravidanze interrotte senza volerlo, provocata ogni giorno in tutto il mondo dall’amniocentesi che ben sappiamo ha come “effetto collaterale” la morte fetale in dieci casi su mille (5 ogni mille per i più ottimisti). Un’altra procedura medica che avesse altrettanto insuccesso sarebbe stata messa al bando da anni, altro che “continuare a tollerarla in attesa di nuove scoperte”. LEGGI TUTTO

mercoledì 1 giugno 2011

OGGI IN TV UN NUOVO CASO DI RICHIESTA DI EUTANASIA.... CON LA SINISTRA AL GOVERNO I VALORI NON NEGOZIABILI SARANNO CALPESTATI

di Tommaso Scandroglio
31-05-2011



Da che cosa si giudica la bravura di un mago? Da due fattori: dalla spettacolarità della magia e dalla difficoltà di scoprire il trucco. Questi due elementi, parrà strano, valgono anche per coloro che si battono a favore dell’aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, divorzio etc. Da una parte costoro – ammettiamolo - sono riusciti nell’incredibile: far accettare ai più che queste pratiche sono veri e propri diritti. Insomma cose buone (per l’eutanasia – è vero – questo non è ancora avvenuto ma forse è questione di tempo e di tempi). Dall’altra hanno sapientemente nascosto i trucchetti cultural-ideologici che hanno portato a simili sorprendenti risultati. Questo è vero soprattutto per il fenomeno dell’aborto, a proposito del quale qualche giorno or sono si sono ricordati i 33 anni di vita di una legge quale la 194.
L’occultamento del cadavere. Il fronte pro-choice comprese e comprende bene che l’aborto è una faccenda sporca, anzi sporchissima perché si tratta di convincere le madri a sopprimere il loro figlio. Oltre a ciò bisogna coprire un fatto tragico e spaventoso: in più di tre decadi il numero di bambini che mancano all’appello supera nella sola Italia la cifra di 5 milioni. Una delle prime mosse poste in essere dal fronte abortista fu quindi quella di occultare il cadavere, meglio: la montagna di cadaveri. Operazione non agevole come è facile intuire. Come ci sono riusciti? Alzando una cortina fumogena che coprisse agli occhi dei più la piccola vittima. Si tratta – come ha acutamente osservato Mario Palmaro nel suo “Aborto & 194” – dell’effetto nebbia: è necessario non far conoscere alle gente l’agghiacciante realtà dei fatti. In altre parole occorreva paradossalmente togliere di mezzo il problema “aborto” dal dibattito sull’aborto. Visti i risultati numerici di questa strategia culturale è bene domandarsi come i prestigiatori della vita altrui nel concreto siano riusciti in questa malefica magia nera.
Mai mostrare cosa è tecnicamente un aborto. Questo è il primo imperativo categorico dell’abortista, ben conscio che contra facta non valet argumentum. Nessun discorso sottile e dotto quanto si voglia può qualcosa contro l’evidenza di un corpicino dilaniato dagli strumenti chirurgici abortivi. Chi prova a far vedere cosa è in realtà un aborto, soprattutto a vantaggio di coloro che approvano tale pratica, immancabilmente viene fatto oggetto della seguente obiezione: mostrare cosa è un aborto è di pessimo gusto ed è terrorismo psicologico. La risposta vien da sé: ma allora perché portiamo le scolaresche ad Auschwitz? Non è anche quello terrorismo psicologico? Per di più perpetrato su giovani e poco critiche coscienze? E nel caso dello sterminio degli ebrei abbiamo a che fare con un delitto, nel caso dell’aborto invece di un asserito “diritto”, quindi a maggior ragione non ci dovrebbero essere problemi nel mostrare cosa è. Questa strategia dell’occultamento riverbera i suoi effetti anche sul piano linguistico: mai parlare di soppressione di un essere umano, neppure di aborto, bensì di interruzione volontaria della gravidanza che scolora nel più innocuo e blando acronimo I.V.G.
Occultare il fatto che il nascituro è un bambino. Come riuscirci? In due modi. Primo: mai mostrare ecografie o altre immagini del feto. In tal modo nell’immaginario collettivo si sedimenta con pervicacia l’idea che il nascituro è solo un informe agglomerato di cellule e non di certo un essere umano. Negli States hanno verificato che far vedere con l’ecografia il proprio bambino alle mamme che vogliono abortire, e far loro ascoltare con il sonogramma il battito del suo cuoricino, abbatte drasticamente il numero di aborti. Secondo l'associazione cristiana Heidi Group, i consultori dove le mamme intenzionate ad abortire possono vedere e ascoltare il proprio bebè registrano un calo di aborti fino al 90%. Gli stati del Kentucky, Indiana, Ohio, Montana, Texas, Virginia stanno vagliando proposte di legge per introdurre obbligatoriamente la visione dell’ecografia da parte delle donne. In Oklahoma, Alabama, Louisiana e Mississippi questo è già obbligatorio. Oggi poi esistono ecografie in 4D leggibili nitidamente anche dai profani. Chi protesta asserendo che così si colpevolizza la donna e la si costringe a vivere questo dramma in modo ancora più doloroso si potrebbe rispondere con una domanda retorica: non si parla tanto di consenso informato? Più sai più sei libera di scegliere. Detto ciò però è doveroso ricordare che mostrare le ecografie del proprio bambino può essere un boomerang nel caso in cui l’eco indichi delle malformazioni evidenti. Potrebbe cioè essere un incentivo per la madre a scegliere la via dell’aborto.

La donna al centro. Un altro modo per far dimenticare che il soggetto protagonista dell’aborto è il nascituro è quello di spostare l’attenzione da lui alla madre. Si tratta della femminilizzazione dell’aborto, il quale è un problema solo delle donne perché è nel loro corpo, e non in quello dei maschi, che si svolge questo dramma. Prova inconfutabile che questa strategia di “distrazione” – tecnica propria dei prestigiatori più bravi – è stata efficace è data dalla 194. Al padre infatti è dedicata una sola riga dal testo di legge: questi può intervenire per suggerire strade alternative all’aborto, a patto che la donna comunque sia d’accordo che il padre possa aprire bocca.
Non solo aborto. Queste tecniche di occultamento della realtà sono poi applicate anche in altre battaglie culturali. Ad esempio nella fecondazione artificiale si tace sul fatto che il costo per avere un solo bambino in braccio è il sacrificio di 9 suoi fratellini, secondo l’ultimo report del Ministero della Sanità. Si tace altresì sul fatto il fatto che contro la sterilità e infertilità esistono altri percorsi terapeutici diversi dalla Fivet – che terapeutica non è – ottenendo migliori risultati, spendendo meno, tutelando maggiormente la salute della donna e soprattutto evitando così problemi etici assai spinosi.
Welby ed Eluana. La strategia dell’occultamento però non sempre viene applicata. Infatti decidere se mostrare o non mostrare una realtà emotivamente forte dipende dalla risposta al seguente quesito: far vedere una situazione ad esempio drammatica porterà acqua al mio mulino? Infatti domandiamoci perché Welby è stato mostrato più e più volte in TV e sulla carta stampata ed Eluana no? Perché si era certi che il viso gonfio e inespressivo del primo avrebbe catturato sicuramente più consensi rispetto a quello di Eluana la quale sarebbe apparsa semplicemente una donna che dorme – di notte – e che dava segni di minima vigilanza - di giorno. Non certo un vegetale e quindi, anche per la coscienza collettiva, non passibile di eutanasia pietosa.

LA "FORZA" DI MARIA.....DEDICATELE UN PO' DEL VOSTRO TEMPO E.....VI RAFFORZERETE!!!







ANDATE A VEDERE GLI ALTRI VIDEO QUI SU GLORIA TV CHE RINGRAZIAMO PER IL SERVIZIO SVOLTO!!!!!



AUDITEL: 11 MILIONI DI CONTATTI E 3 MILIONI INCOLLATI ALLA TV PER BROSIO E MEDJUGORJE IERI SERA. IL GRAZIE DI PAOLO





«Un risultato strabiliante» con queste parole Paolo Brosio commenta i risultati diffusi dall’Auditel e riferiti ai programmi tv di ieri sera, Lunedì 30 maggio 2011, che ha visto il programma “Viaggio a Medjugorje“, andato in onda su Rete 4 in prima serata, affermarsi sulle grandi reti come Rai2, Italia1, Rai3 e togliere spettatori ai colossi Rai 1 e Canale 5.

Di seguito il commento a caldo di Paolo ed i suoi ringraziamenti ai milioni di spettatori che ieri hanno seguito il programma:
Cari amici,
vi voglio ringraziare con tutto il cuore per aver seguito con tanto entusiasmo la trasmissione Viaggio a Medjugorje.

I dati Auditel che sono usciti in queste ore sono strabilianti e si vede proprio che la Madonna ha voluto così:

• 11 milioni di spettatori di “contatti” hanno seguito il programma;

• 2 milioni e 900 mila spettatori di ascolto “medio” hanno costantemente seguito il programma nell’arco delle 3 ore, per uno share in termini di percentuale pari al 12%.
Più tardi avremo anche le curve con gli ascolti, per ora posso soltanto ringraziare il Cielo e la Santa Gospa per avermi così cambiato e reso strumento della volontà di Dio con tanta gioia ed entusiasmo.

Ho capito, riguardando il programma ieri sera insieme a tutti voi, che la serenità che mi ha dato la preghiera è stata la felicità più grande di 54 anni di vita e 32 di professione.

Grazie di cuore ancora per aver visto il programma che è stato frutto di 24 mesi di conversione e di 2 libri straordinari, “A un passo dal baratro” e “Profumo di lavanda” (entrambi edizioni Piemme), che sono una benedizione di Dio.
Un caro saluto Paolo Brosio

NON AVEVAMO DUBBI CHE MARIA AVREBBE BATTUTO "L'INFEDELE"



LA BUONA TV




madonna medjugorie

di Marco Deriu
31-05-2011




Non è facile dedicare una prima serata televisiva a un fenomeno popolare e misterioso qual è quello generato dalle apparizioni della Madonna a Medjugorje senza cadere nel sensazionalismo o nella retorica. Gli autori dello speciale “Viaggio a Medjugorje” (Rete 4) ci sono riusciti, proponendo un itinerario articolato e intenso attraverso il mistero di fede che avvolge la località della Bosnia Erzegovina diventata famosa da quando, 30 anni fa, la Madonna apparve per la prima volta a sei ragazzi del luogo.



A fare da guida nel ripercorrere questa straordinaria vicenda è stato Paolo Brosio, insieme al giornalista e scrittore Antonio Socci e all’attrice Claudia Koll. Al pubblico televisivo sono state presentate le dichiarazioni dei protagonisti, dei testimoni e dei credenti che dal pellegrinaggio in questo paesino hanno tratto un beneficio spirituale prima ancora che materiale.



Le veggenti Vicka e Miriaja hanno cercato di spiegare il contenuto delle apparizioni e dei messaggi della Vergine; la prima ha parlato del diario che la Madonna le avrebbe dettato, mentre la seconda ha aperto una finestra sui “segreti” di Medjugorje, che in realtà rimandano alla purezza e all’essenzialità della fede. È stato mostrato anche il Podbrdo, ovvero la collina su cui i primi giorni i veggenti videro la Madre Celeste, e il Monte Krizevac, insieme alla chiesa di San Giacomo, dove i ragazzi si rifugiavano negli anni della persecuzione del regime comunista per poter continuare a vivere il loro incontro con la Madonna.



Ma le voci più sorprendenti sono state quelle dei pellegrini – che a centinaia di migliaia in questi trent’anni si sono recati sul luogo in cui la Madonna appare dal 24 giugno 1981 – e le testimonianze di chi ha semplicemente voluto raccontare la sua avventura spirituale culminata in una guarigione, in una conversione, in una nuova consapevolezza del dono della vita.



Il racconto si è sviluppato con toni quasi sommessi, senza cadere in inutili agiografie, senza cercare soluzioni a effetto, senza scivolare in cedimenti patetici, nemmeno quando è stata proposta la testimonianza di una ragazza che proprio a Medjugorje ha ricominciato a camminare; né quando sono state raccolte le parole di un’altra giovane che improvvisamente ha recuperato la vista o le dichiarazioni di chi è improvvisamente guarito dalla forma tumorale da cui era affetto.



Si è puntato sulla storia di un evento e sulle migliaia di storie che questo ha generato nella vita e nel cuore delle molte persone che in un modo o nell’altro lo hanno attraversato, restandone segnate irreversibilmente. Una di queste è proprio Paolo Brosio, volto televisivo noto da vent’anni, quando era un inviato del telegiornale di Emilio Fede e fu reso famoso dai “maltrattamenti” che quest’ultimo gli riservava in diretta. Diventato personaggio, Brosio è apparso sul piccolo schermo in diversi ruoli, fino a presentarsi nei tempi più recenti con l’immagine di un uomo che, nel momento più buio della sua esistenza, all’apice del successo professionale ma con una vita frammentata negli affetti e disordinata nei comportamenti, si è lasciato interpellare da un mistero e ha risposto con un “sì”. Questo lo ha portato a vestire i panni del conduttore in questo viaggio, ripercorso all’insegna di uno sguardo non più furbo e smaliziato ma genuino e quasi infantile sulla realtà del mondo.



La trasmissione ha rispettato la profonda fede di chi crede alle apparizioni e ai miracoli attribuiti alla Madonna di Medjugorie, la posizione prudenziale della Chiesa, lo scetticismo di chi ha qualche resistenza nei confronti del soprannaturale. Comunque la si pensi, è un dato di fatto che nella cittadina della ex Jugoslavia sia nato e cresciuto un movimento di fede e di preghiera dalle proporzioni consistenti.



L’argomento si sarebbe prestato a speculazioni di ogni genere, ma il programma è riuscito a evitare ingiustificate derive stilistiche. Si è scelto di presentare i fatti e dare parola ai testimoni senza forzature, lasciando allo spettatore la libertà di formarsi una propria opinione a partire da una migliore conoscenza storica di quanto è successo. Nella televisione dell’eccesso e della continua speculazione emotiva su tutto ciò che non è immediatamente spiegabile con gli strumenti della scienza e della ragione, lo speciale andato in onda su Rete 4 ha costituito una piacevole eccezione.



Gli ascolti hanno premiato questa scelta. La produzione più seguita è stata la fiction “Fratelli Detective” in onda su Canale 5 con il 14,12% di share, mentre su RaiUno la “Partita del cuore” ha fatto registrare il 12,65%. Subito dopo queste due proposte di grande richiamo, si è collocato “Viaggio a Medjugorje”, seguito dal 12,11% degli spettatori. Molto più di quanto totalizzato da “Plastik – Ultrabellezza” (Italia 1), “Voyager” (RaiDue), “La morsa del ragno” (RaiTre) e “L’infedele” (La7).