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sabato 28 agosto 2010

L' EUROPA E I SUOI REGOLAMENTI STA STRETTA,CI STA MOLTO STRETTA,COME UN PAIO DI SCARPE NUOVE COMPRATE DI FRETTA SENZA MISURARLE


L’obiezione di coscienza nel mirino del parlamento

europeo






Notizie dalla rete

Venerdì 27 Agosto 2010 08:30


Il volto illiberale dell’Europa tenta un altro colpo.

Questa volta nel mirino è finito il diritto all’obiezione di coscienza in caso di aborto.

Visto da sempre come la bête noire dalle lobby abortiste, non poteva tardare il tentativo di limitarlo o addirittura eliminarlo.


Nella prossima sessione plenaria del Parlamento Europeo, che si terrà dal 4 all’8 ottobre 2010, verrà posta in discussione la risoluzione “Women’s access to lawful medical care: the problem of unregulated use of conscientious objection” (AS/Soc (2010) 18 - del 21 maggio 2010), già approvata a maggioranza in Commissione Affari Sociali, Salute e Famiglia lo scorso 22 giugno scorso. Già il titolo della risoluzione appare eloquente: “Accesso delle donne a cure mediche legali: il problema di un uso non regolamentato dell’obiezione di coscienza”.

Relatrice del documento è l’eurodeputata britannica Christine McCafferty. Per rendersi conto della gravità della questione e dell’impronta ideologica che aleggia dietro l’iniziativa, è sufficiente leggere il rapporto McCafferty (doc. 12347 del 20 luglio 2010).

La risoluzione, in pratica, chiede all’Assemblea che, dopo essersi dichiarata profondamente preoccupata («deeply concerned») per il fenomeno dell’obiezione di coscienza, evidenzi l’importanza di «bilanciare il diritto a tale obiezione con il “diritto” della donna ad un “medical care” in tempi ragionevoli» (punto 2 ris.). Medical care, letteralmente cura medica, sta in realtà per aborto. Viene quindi sancito un diritto sacrosanto all’interruzione volontaria della gravidanza, che, secondo il punto 3 della risoluzione, dovrà essere rigorosamente «rispettato, protetto ed adempiuto» (respected, protected, and fulfilled).

L’obiezione di coscienza dovrà, poi, essere riconosciuta esclusivamente al medico e «non potrà riguardare strutture nel loro insieme, quali ospedali pubblici e cliniche» (punto 4.1.1). Verrà, inoltre, accuratamente sottoposta ad un rigido sistema di controllo, «anche attraverso un’adeguata procedura di reclami», in modo che venga assicurato a tutti, «ma soprattutto alle donne il ricorso tempestivo a prestazioni sanitarie».

Il punto 4.1.3 della proposta di risoluzione, infine, prevede espressamente l’obbligo di fornire il trattamento medico (rectius aborto) nonostante l’obiezione di coscienza, quando sia eccessivamente disagevole trovare un’altra struttura disponibile, o quando tale struttura si trovi oltre un “ragionevole” raggio di distanza.

Non stupisce, in realtà, l’impianto ideologico di questa iniziativa se si considera chi siano i mandanti morali: Christine McCafferty, Christian Fiala e Christina Zampas. Il fatto che i tre nomi propri facciano espresso riferimento al cristianesimo è solo un beffardo scherzo del destino, dal sapore alquanto sarcastico.

La prima, McCafferty, membro della Commissione Affari Sociali, Sanità e Famiglia, e relatrice della proposta, è una delle più sfegatate suffragette abortiste del Regno Unito. Basti pensare che tra i supporter della sua campagna elettorale spiccano due organizzazioni arcinote nel mondo pro-choice: Abortion Rights e la famigerata Marie Stopes International.

Ricordo la McCafferty guidare la protesta degli abortisti davanti a Westminister il 6 febbraio 2008, e le sue parole pronunciate per l’occasione: «Dopo quarant’anni dall’entrata in vigore della legge sull’aborto del 1967, non possiamo permettere che una sparuta minoranza di antiabortisti possa limitare un diritto fondamentale delle donne. I diritti delle donne dovrebbero essere estesi e non ristretti».

Il secondo personaggio è l’austriaco Dr. Christian Fiala, Presidente della Federazione Internazionale degli Operatori di Aborto e Contraccezione. Il biglietto da visita non lascia davvero adito a fraintendimenti. Si tratta di un viscerale sostenitore del family planning e dell’interruzione della gravidanza, al punto di aver ideato e realizzato, nel marzo del 12007, un’iniziativa di pessimo gusto: il museo dell’aborto e della contraccezione di Vienna. Ovviamente, in pieno spirito pro-choice.

Il Dr. Fiala ha anche avuto il privilegio di essere personalmente citato nel rapporto 11537/08 della Commissione Pari Opportunità del Parlamento europeo, noto come rapporto Wurm (dal nome della relatrice), sulla base del quale è stata poi approvata la risoluzione n. 1607 “Access to safe and legal abortion in Europe” del 16 aprile 2008.

Il prezioso contributo di Fiala si trova al punto 29 del rapporto, ove si specifica che ogni forma di restrizione dell’aborto – come i periodi di ripensamento, i colloqui preliminari, il consulto di due medici, ecc. – risulterebbe assai «controproducenti», e avrebbero come unico effetto, non quello di ridurre le gravidanze indesiderate o il numero di aborti, ma semplicemente di perdere tempo e allungare inutilmente i tempi di gravidanza.

Vengono persino citate le parole di Fiala sulle cosiddette “restrizioni”: «Servono solo a far abortire feti in uno stato evolutivo più avanzato». Quindi: «più in fretta la donna prende la decisione, più è per lei facile ed accessibile ricorrere all’aborto».

Il terzo ed ultimo personaggio è Christina Zampas, avvocatessa dall’intelligenza luciferina, Senior Regional Manager e consulente legale per l’Europa del Center for Reproductive Rights di New York, un’organizzazione di avvocati abortisti.

La Zampas teorizza, sotto il profilo giuridico, il diritto all’aborto come un nuovo diritto fondamentale dell’uomo, e si batte da ruggente leonessa davanti le corti d’Europa per far valere tale principio. A cominciare, ça va sans dire, dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo.

Queste sono le tre figure chiave che stanno dietro la proposta di risoluzione, che – è bene ripeterlo – ha già ottenuto il voto favorevole della Commissione Affari Sociali, Sanità e Famiglia lo scorso 22 giugno. A novembre, quando giungerà davanti all’Assemblea parlamentare, vedremo cosa succederà.

Nel frattempo mi permetto una considerazione soltanto.

I promotori della risoluzione sono partiti dal falso assunto che esista giuridicamente un diritto all’aborto, e hanno dimenticato che, invece, il diritto all’obiezione di coscienza è riconosciuto dalla legislazione internazionale, comunitaria e nazionale.

Lo riconosce, ad esempio, l’art.18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, firmata a Parigi il 10 dicembre 1948, e l’art.18 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, adottato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 16 dicembre 1966, ed entrato in vigore il 23 marzo 1976.

Per rimanere in Europa, il diritto all’obiezione di coscienza trova riconoscimento nell’art.9 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), e dall’art.10 della Carta fondamentale dei diritti dell’Unione Europea. Q

Quest’ultima disposizione, in particolare, non lascia adito a dubbi di sorta. Recita, infatti, il secondo comma dell’art.10: «Il diritto all'obiezione di coscienza è riconosciuto secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l'esercizio».

Ed infatti l’art.9 della Legge 194, in tema di aborto, prevede e disciplina, nel nostro Paese, il diritto all’obiezione di coscienza. Anche da questo punto di vista, l’eventuale approvazione della risoluzione integrerebbe l’ennesima indebita interferenza nell’ordinamento di un Paese membro, ad onta del principio di sovranità popolare.

Queste sono le fonti normative su cui si fonda, a differenza dell’aborto, il diritto all’obiezione di coscienza.

In realtà, se si vuole andare un po’ più indietro nel tempo, è possibile rinvenire tale principio già nell’antico giuramento di Ippocrate. Quello che i medici pronunciavano invocando Apollo, Asclepio, Igea, Panacea e tutti gli dei e le dee.

In quel testo, infatti, coloro che si votavano alla professione di Esculapio giuravano che non avrebbero mai somministrato un farmaco mortale (φάρμακον θανάσιμον), neppure se richiesto (οὐδενὶ αἰτηθεὶς), e soprattutto che non avrebbero mai dato a nessuna donna un medicinale abortivo (οὐδὲ γυναικὶ πεσσὸν φθόριον δώσω). Era il IV secolo avanti Cristo. Da allora di secoli ne sono trascorsi ventiquattro, duemilaquattrocento anni, ma l’uomo contemporaneo, in quel campo, non sta dimostrando di essere più saggio. Anzi.

giovedì 26 agosto 2010

SEMPRE NOTIZIE DALLA CINA, UN'ALTRA SCOMPARSA CHE SCONVOLGE DI PIU' DI QUELLA AL PRECEDENTE POST

» 26/08/2010 08:29

CINA

Giovane madre cinese rapita e sterilizzata per far rispettare la legge del figlio unico
La donna è scomparsa dal 15 luglio ed è stata sottoposta a sterilizzazione forzata. A causa dell’operazione si trova ancora in ospedale. La madre, che ha denunciato la scomparsa è stata arrestata per 10 giorni. I danni della legge sul figlio unico.

 

Hong Kong (AsiaNews/Chrd) – Una giovane madre di 23 anni è stata rapita e sterilizzata a forza dai membri dell’Ufficio per il controllo della popolazione del’Anhui. La notizia è stata diffusa oggi dal Chrd (Chinese Human Rights Defenders).
Li Hongmei, 23 anni, della contea di Changfeng, ha dato alla luce la sua prima bambina lo scorso 21 giugno. Il 15 luglio scorso, l’ufficio per la pianificazione familiare l’ha rapita insieme alla sua bambina. Quando la sua famiglia ha denunciato la sua scomparsa, la madre di Li, Yang Yonglian, è stata arrestata dalla polizia locale e detenuta per 10 giorni con l’accusa di “ostacolare il corso dei doveri ufficiali”.
In seguito la famiglia ha appreso che Li, madre da meno di un mese, era stata portata all’ospedale di Shuangfeng, dove i membri del controllo sulla popolazione l’hanno costretta a firmare il consenso per la sterilizzazione.
Chrd dichiara che dopo la sterilizzazione forzata Li si è ammalata e soffre di vertigini e dolori al petto. Al momento si trova ancora in ospedale.
Per garantire i programmi di sviluppo economico, e tenere basso l’incremento della popolazione, la Cina ha adottato dalla fine degli anni ’70 la legge del figlio unico che permette a una coppia di avere solo un figlio. A ogni provincia, città, villaggio viene fissata una quota annuale di nuove nascite. Per rispettare la quota i rappresentanti dell’Ufficio per la popolazione ricorrono ad aborti forzati (anche al nono mese), sterilizzazione delle donne e dei maschi, enormi multe fino a uno-due anni di salari annuali per chi ha un secondo figlio.
Sociologi ed economisti mettono in guardia da tempo sul veloce invecchiamento della popolazione. Inoltre, per la preferenza sul figlio maschio da parte di contadini, si è diffusa la pratica degli aborti selettivi, uccidendo i feti femmine e creando un pesante squilibrio nel rapporto fra maschi e femmine. Per questo, diverse personalità chiedono che lo Stato cambi la legge del figlio unico, permettendo di avere almeno due figli per coppia. Ogni anno, però, il governo riafferma la “bontà” della legge sul figlio unico.

Fonte:
http://www.asianews.it/notizie-it/Giovane-madre-cinese-rapita-e-sterilizzata-per-far-rispettare-la-legge-del-figlio-unico-19284.html

mercoledì 25 agosto 2010

MEETING RIMINI 2010: ASSUNTINA MORRESI FA IL PUNTO SULLA RU486

Ru486, quattro anni dopo. Cos’è cambiato?

Assuntina Morresi mercoledì 25 agosto 2010




 Ieri, al Meeting di Rimini, Eugenia Roccella ed io abbiamo presentato per la prima volta la nuova edizione del nostro libro La favola dell’aborto facile – miti e realtà della pillola Ru486(ed. Franco Angeli). Abbiamo scelto di parlarne al Meeting insieme a Giancarlo Cesana, come quattro anni fa,quando, nell’agosto del 2006, il Meeting ci offrì l’occasione di presentare la prima edizione, fresca di stampa.
Eugenia Roccella lavorava come saggista e giornalista, ed era una firma de Il Foglio e di Avvenire; io, docente di Chimica Fisica all’Università di Perugia, collaboravo agli stessi quotidiani. Ci eravamo interessate alla pillola abortiva per tutto l’inverno precedente, quando ancora c’era la sperimentazione in Italia: insieme avevamo scoperto che almeno tredici donne erano morte dopo aver abortito per via farmacologica, nel silenzio della stampa europea.

Avevamo esaminato praticamente l’intera letteratura scientifica in merito, deducendone che l’aborto con la Ru486 era più lungo, doloroso, incerto e pericoloso di quello solitamente praticato, e che la sua diffusione era possibile solo con un forte sostegno di medici e politici. Ma soprattutto avevamo capito che il vero obiettivo dei suoi sostenitori era introdurre, insieme alla pillola, l’aborto a domicilio, trasformandolo in una personalissima pratica privata, da effettuare fra le mura di casa.


Con quella presentazione, quattro anni fa, insieme a Giancarlo Cesana, la battaglia contro la Ru486 uscì dalle pagine dei giornali e iniziò ad essere conosciuta e condivisa da tanti, a cominciare dal popolo del Meeting. E’ stato quell’incontro che ha segnato l’inizio della mobilitazione pubblica e capillare contro l’aborto fai-da-te.

Non avrei mai potuto immaginare, allora, che quattro anni dopo sarei tornata con un testo aggiornato, insieme alle stesse persone, ma in tutt’altro contesto: nel 2007 Eugenia Roccella è stata portavoce del Family Day, mentre io sono entrata a far parte del Comitato Nazionale per la Bioetica. L’anno successivo, il 2008, Eugenia Roccella è stata eletta deputato nelle liste del PdL, ed è diventata sottosegretario al Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, con deleghe ai cosiddetti “temi etici”, e cioè, fra l’altro, salute materno-infantile, aborto, procreazione medicalmente assistita, fine vita.


Con Maurizio Sacconi prima, e Ferruccio Fazio poi come ministri di riferimento, la Roccella si è dovuta occupare quindi anche della Ru486: per ironia della sorte, l’iter per l’approvazione della pillola abortiva nel nostro paese aveva appena concluso i passaggi decisivi quando il governo attuale si è insediato, ed è toccato a lei seguirne l’ingresso in Italia.

Abbiamo deciso insieme di aggiornare il libro, quindi, raccontando cosa è successo in questi quattro anni, attorno alla Ru486: l’appoggio politico nel precedente governo che ne ha deciso la commercializzazione nel nostro paese, ma anche un congresso americano che ha cercato – invano – di far luce su alcune delle morti a seguito di aborto farmacologico. Poi il drammatico aggiornamento dei decessi, e ancora l’indagine parlamentare e l’ennesimo parere del Consiglio Superiore di Sanità che hanno consentito l’uso della Ru486 solo entro limiti ben precisi, cioè a condizione che l’aborto avvenga in regime di ricovero ordinario, in ospedale.

Abbiamo scelto di non cambiare niente del testo precedente, ma solo di aggiungere i fatti nuovi: l’esperienza di questi anni ha confermato tutto quello che avevamo già scritto, e cioè che la pillola abortiva non è soltanto una nuova procedura, ma una pericolosa svolta dal punto di vista culturale ed educativo, per ciò che riguarda l’aborto. Per questo ce ne continuiamo ad occupare, e abbiamo voluto farlo ritornando al Meeting, da dove il nostro cammino è partito, per poterlo proseguire insieme ai tanti che ci hanno seguito fin da allora.



Fonte:
http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2010/8/25/LETTURE-Ru486-quattro-anni-dopo-Cos-e-cambiato-/108291/

martedì 24 agosto 2010

DON FRANCESCO CASSOL, MORTO PER UNA FUCILATA DESTINATA AD UN CINGHIALE, OGGI ABBIAMO QUESTA SUA TESTIMONIANZA CHE RISUONA ..

 

Chi era don Francesco Cassol


don Francesco Cassol
BELLUNO – Zaino in spalla, giubbino da montagna, e pedule: è il ritratto di un prete «in cammino» quello che emerge dalle immagini di don Francesco Cassol, il sacerdote di 55 anni, parroco di Longarone, ucciso la notte scorsa nelle campagne della Murgia, dove accompagnava i partecipanti ad un raid spirituale Goum.

Il cammino era un po' il simbolo umano e spirituale di questo prete di montagna, di schietta formazione scout, che negli anni era diventato una delle colonne della Diocesi di Belluno. Sono molte le foto che lo ritraggono alla guida di gruppi di pellegrini, italiani e stranieri, in percorsi di preghiera nei luoghi desertici del mondo, alla ricerca del proprio essere e del più autentico contatto con la fede.



Immagini come quelle che lo vedono sulla scalinata del tempio del Sacro Cuore di Lamon (Belluno), nell’anno del Giubileo del 2000, quando con una croce di legno grezzo in mano accompagnò un gruppo di fedeli bellunesi nel lungo pellegrinaggio a piedi fino a Roma. D’altronde, chi lo ha conosciuto racconta che il dna dello scout è sempre rimasto dentro questo parroco aperto e impegnato nel sociale.
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Don Francesco, il prete che parlava di Dio col papa


Don Francesco Cassol, ucciso il 22 agosto da una fucilata nelle campagne delle Murge, sotto il cielo stellato, mentre pernottava durante un pellegrinaggio “Raid Goum“, era un prete tra i più stimati nella sua diocesi di Belluno-Feltre.
Il 24 luglio 2007, nella chiesa di Santa Giustina ad Auronzo di Cadore, fu uno dei dieci sacerdoti che rivolsero delle domande a Benedetto XVI, durante l’incontro che il papa ebbe con i preti delle diocesi di Belluno-Feltre e Treviso.
Ecco qui di seguito la trascrizione integrale della domanda di don Francesco Cassol e della risposta di Benedetto XVI.
*
D. – Sono don Francesco. Santo Padre, mi ha molto colpito una frase che ha scritto nel suo libro “Gesù di Nazaret”: “Ma che cosa ha portato Gesù veramente, se non ha portato la pace nel mondo, il benessere per tutti, un mondo migliore? Che cosa ha portato? La risposta è molto semplice: ‘Dio. Ha portato Dio’”. Fin qui la citazione, che trovo di una chiarezza e di una verità disarmanti. La domanda è questa: si parla di nuova evangelizzazione, di nuovo annuncio del Vangelo – questa è stata anche la scelta principale del sinodo della nostra diocesi di Belluno-Feltre – ma cosa fare perché questo Dio, unica ricchezza portata da Gesù e che spesso appare a tanti come avvolto nella nebbia, possa risplendere ancora fra le nostre case e possa essere acqua che disseta anche i tanti che sembrano non avere più sete?
R. – Domanda fondamentale. La domanda fondamentale del nostro lavoro pastorale è come portare Dio al mondo, ai nostri contemporanei. Evidentemente questo portare Dio è una cosa multidimensionale: già nell’annuncio, nella vita e nella morte di Gesù, vediamo come si sviluppa in tante dimensioni questo Unico. Mi sembra che dobbiamo sempre tenere le due cose: da una parte l’annuncio cristiano, il cristianesimo non è un pacchetto complicatissimo di tanti dogmi, così che nessuno può conoscerli tutti; non è cosa solo per accademici, che possono studiare queste cose, ma è cosa semplice: Dio c’è e Dio è vicino in Gesù Cristo. Così Gesù Cristo stesso ha detto, riassumendo: è arrivato il Regno di Dio. Questo annunciamo. Una cosa, in fondo, semplice. Tutte le dimensioni che poi si mostrano sono dimensioni dell’unica cosa e non tutti devono conoscere tutto, ma certamente devono entrare nell’intimo e nell’essenziale, così si aprono con una sempre crescente gioia anche le diverse dimensioni. Ma adesso come fare in concreto? Portare Dio implica soprattutto – da una parte – l’amore e – dall’altra – la speranza e la fede. Quindi la dimensione della vita vissuta, la migliore testimonianza per Cristo, il miglior annuncio è sempre la vita di veri cristiani. Se vediamo famiglie nutrite dalla fede come vivono nella gioia, come vivono anche la sofferenza in una profonda e fondamentale gioia, come aiutano gli altri, amando Dio e il prossimo, mi sembra che questo sia oggi l’annuncio più bello. Anche per me l’annuncio più confortante è sempre quello di vedere le famiglie cattoliche o le personalità cattoliche che sono penetrate dalla fede: risplende in loro realmente la presenza di Dio e arriva questa “acqua viva” della quale lei ha parlato. Quindi l’annuncio fondamentale è proprio quello della vita stessa dei cristiani. Naturalmente c’è poi l’annuncio della Parola. Dobbiamo fare tutto perché la Parola sia ascoltata, sia conosciuta. Oggi ci sono tante scuole della Parola e del colloquio con Dio nella Sacra Scrittura, colloquio che diventa necessariamente anche preghiera, perché uno studio puramente teorico della Sacra Scrittura è un ascolto solo intellettuale e non sarebbe un vero e sufficiente incontro con la Parola di Dio. Se è vero che nella Scrittura e nella Parola di Dio è il Signore Dio Vivente che parla con noi, provoca la risposta e la preghiera, allora le scuole della Scrittura devono essere anche scuole della preghiera, del dialogo con Dio, dell’avvicinarsi intimamente a Dio. Quindi, tutto l’annuncio. Poi, naturalmente direi, i sacramenti. Con Dio vengono sempre anche tutti i santi. È importante – questo ci dice la Sacra Scrittura sin dall’inizio –, Dio non viene mai da solo, ma viene accompagnato e circondato dagli angeli e dai santi. Nella grande vetrata di San Pietro che raffigura lo Spirito Santo mi piace tanto il fatto che Dio è circondato da una folla di angeli e di esseri viventi, che sono espressione ed emanazione – per così dire – dell’amore di Dio. Con Dio, con Cristo, con l’uomo che è Dio e con Dio che è uomo, arriva la Madonna. Questo è molto importante. Dio, il Signore, ha una Madre e nella Madre riconosciamo realmente la bontà materna di Dio. La Madonna, la Madre di Dio, è l’ausilio dei cristiani, è la nostra permanente consolazione, è il nostro grande aiuto. Questo lo vedo anche nel dialogo con i vescovi del mondo, dell’Africa ed ultimamente anche dell’America Latina, che l’amore per la Madonna è la grande forza della cattolicità. Nella Madonna riconosciamo tutta la tenerezza di Dio e, quindi, coltivare e vivere questo gioioso amore della Madonna, di Maria, è un dono della cattolicità molto grande. E poi ci sono i santi, ogni luogo ha il suo santo. Questo va bene così, perché così vediamo i molteplici colori dell’unica luce di Dio e del suo amore, che si avvicina a noi. Scoprire i santi nella loro bellezza, nel loro avvicinarsi nella Parola a me, poiché in un determinato santo posso trovare tradotta proprio per me la Parola inesauribile di Dio. E poi tutti gli aspetti della vita parrocchiale, anche quelli umani. Non dobbiamo essere sempre nelle nuvole, nelle altissime nuvole del mistero, dobbiamo essere anche con i piedi per terra e vivere insieme la gioia di essere una grande famiglia: la piccola grande famiglia della parrocchia; la grande famiglia della diocesi, la grande famiglia della Chiesa universale. A Roma posso vedere tutto questo, posso vedere come persone provenienti da tutte le parti della terra e che non si conoscono, in realtà si conoscono, perché sono tutti parte della famiglia di Dio, sono vicini perché hanno tutto: l’amore del Signore, l’amore della Madonna, l’amore dei santi, la successione apostolica e il successore di Pietro, i vescovi. Direi che questa gioia della cattolicità, con i suoi molteplici colori, è anche la gioia della bellezza. Abbiamo qui la bellezza di un bell’organo; la bellezza di una bellissima chiesa, la bellezza cresciuta nella Chiesa. Mi sembra una meravigliosa testimonianza della presenza e della verità di Dio. La Verità si esprime nella bellezza e dobbiamo essere grati per questa bellezza e cercare di fare tutto il possibile perché rimanga presente, si sviluppi e cresca ancora. Così mi sembra che arrivi Dio, in modo molto concreto, in mezzo a noi.

Fonte:http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/08/23/don-francesco-il-prete-che-parlava-di-dio-col-papa/




 

giovedì 12 agosto 2010

RENDERE PIU' FACILE L' ABORTO IN EUROPA LIMITANDO L'OBIEZIONE DI COSCIENZA E.....L'EUROPA VUOLE IMPORRE LA SUA LINEA A TUTTI.

12 agosto 2010

LA DENUNCIA

Obiezione all'aborto offensiva in Europa

 

Una forte restrizione dell’obiezione di coscienza è raccomandata ai 47 Stati membri del Consiglio d’Europa (Coe) da una risoluzione che sarà posta in discussione nella prossima sessione plenaria dell’assemblea parlamentare, dal 4 all’8 ottobre. Il documento, di cui è relatrice

la socialista inglese Christine McCafferty, approvato a maggioranza il 22 giugno nella commissione Affari sociali, sanità, e famiglia dell’assemblea, sollecita tra l’altro «l’obbligo per il Servizio sanitario di fornire il trattamento desiderato a cui il paziente ha diritto nonostante l’obiezione di coscienza» del personale medico.



Il testo si scaglia contro la mancanza di una regolamentazione «esaustiva e precisa» dell’obiezione nella maggior parte degli Stati membri che, soprattutto nel campo della «salute riproduttiva» – cioè l’aborto – bilanci l’obiezione di coscienza e il «diritto» delle pazienti. Peraltro si indica anche l’avvio di un monitoraggio per verificare che quanto prescritto dalla risoluzione avvenga, annunciando in caso contrario «un meccanismo efficace di ricorsi».



L’obiezione inoltre, secondo la McCafferty, andrebbe consentita in circostanze molto ristrette solo al medico che effettua l’aborto ma non al personale sanitario che lo assiste. Addirittura da cancellare sarebbe la possibilità che sia un’intera istituzione sanitaria ad obiettare. «Si vuole limitare fortemente l’obiezione di coscienza – commenta

Luca Volontè, capogruppo del Ppe all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa –, trasfomandola da un diritto fondamentale a una eccezione». 

L’esponente popolare evidenzia inoltre che il documento della McCafferty punta a imporre la sua linea a Stati che hanno già le loro norme: «Non si rispetta il principio della competenza nazionale in materie tanto delicate». Volontè individua nel documento lo stesso stravolgimento compiuto dalla McCafferty in una precedente risoluzione sul programma d’azione della Conferenza Onu del Cairo: si asserisce che l’aborto è un diritto.



«Nella nuova risoluzione – aggiunge il deputato Udc – diventa perfino un elemento esigibile del servizio sanitario di base». Invece nella stragrande maggioranza degli Stati membri «l’aborto è consentito solo quando è necessario per salvare la vita della madre, e in altri è comunque vietato». Il capogruppo punta il dito contro il fatto che «la libertà di coscienza non viene considerata un diritto naturale rioconosciuto dalle convenzioni internazionali ma è degradata a una formulazione del diritto positivo, subordinata al potere dello Stato». 


Significative anche le audizioni in commissione decise dalla relatrice: tranne il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, invitata dal gruppo popolare, gli altri tre esperti ascoltati «sono in qualche modo responsabili o collaboratori delle organizzazioni pro-aborto europee e mondiali». Inoltre nella sua relazione la McCafferty ha esplicitamente ringraziato

Christina Zampas, direttrice in Europa di una delle principali organizzazioni per l’aborto, il Centro per i diritti riproduttivi.

«Anche il contesto in cui si è voluto elaborare questa risoluzione – aggiunge Volontè – spiega l’intenzione di limitare notevolmente il diritto umano di obiezione di coscienza e di esaltare l’aborto, fino al punto di imporre ad altri comportamenti contrari alle proprie convinzioni». 

Il Ppe si prepara a contrappore i princìpi fondamentali espressi dal suo capogruppo, «cercando di convincere i componenti delle altre formazioni politiche che su questi valori umani non sono possibili cedimenti. Sono in gioco punti basilari della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e anche la stessa sovranità degli Stati in materie tanto sensibili».

lunedì 9 agosto 2010

CHI VUOLE INTENDERE.....INTENDA!!!!





I turisti passeggiano lungo la Piazza Rossa , nel centro di Mosca in mezzo a smog pesante, causato dagli incendi nelle foreste vicine, 6 agosto 2010. credito: REUTERS / Alessandro Natruskin.



Messaggio di Nostra Signora Regina della Pace n°3342

08.07.2010


Amati figli, Sono la vostra Madre e sono venuta dal cielo per chiamarvi alla conversione. Soffro per quello che viene per voi. Pregate molto davanti alla croce e pentitevi sinceramente dei vostri peccati. L'umanità è inferma ed ha bisogno di essere curata. Ritornate a Gesù. Egli è il vostro unico e vero Salvatore. Fuori di Lui non c'è salvezza. Amate e difendete la verità. Un fuoco causerà distruzione sulla terra del gelo. Dalle profondità verrà grande devastazione per gli uomini. Pregate. Pregate. Pregate. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per vermi permesso riunirvi quì ancora una volta. Io vi benedico, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Restate in pace
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