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giovedì 29 ottobre 2009

MERCATI,FINANZA,POLITICA,UNA LETTURA DIVERSA, CI FA CAPIRE CHE NOI ADULTI, AVIDI E IMMORALI, ABBIAMO RAGAZZI DA EDUCARE

I ragazzi ci guardano. Cosa vedono?

Autore: Capucciati, Ester  Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it
giovedì 1 ottobre 2009

Abbiamo ricevuto questa lettera di una nostra amica sull’inizio d’anno e sulle problematiche  educative: ve la proponiamo, sperando che ne nasca un dialogo e una riflessione comune.
Gent. Direttore*, 



insegno Religione nelle scuole superiori di stato dal 1985 e grazie all’amicizia di cui tanti miei alunni mi hanno degnato, ho la possibilità di condividere con loro gioie e dolori della vita quotidiana. Nelle aule scolastiche ho avuto modo di incontrare generazioni di studenti con tutti i loro pregi ed i loro difetti, le loro aspettative, i loro cinismi ed i loro dolori, le loro illusioni e le loro speranze.
E’ a loro che ho pensato quando, poco più di un mese fa, l’Aifa ha deciso di commercializzare la pillola abortiva RU486 ed è a questo proposito che vorrei renderla partecipe di ciò che succede nelle mie aule scolastiche.

La mentalità che sottostà alla decisione di rendere commerciabile l’RU486, così come quando si arrivò alla stessa decisione per la pillola del giorno dopo, purtroppo è già da tempo un modus vivendi nella realtà quotidiana di tantissimi giovani, quelli che vedo tutte le mattine entrando nelle aule scolastiche e gli stessi che noi adulti, spesso, mandiamo alla guerra nudi! E infatti nudi sono, disarmati, inconsapevoli, colpevoli senza esserlo. Sì, perché vivere in questo mondo è diventata una guerra e si sta realizzando la profezia del grande scrittore Chesterton quando diceva che “bisognerà sguainare le spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.

Ecco cosa ho visto e saputo in classe: un numero imprecisato di mie alunne che si sono procurate presso i consultori cittadini, la pillola del giorno dopo, con la facilità con cui si beve una coca cola al bar, studentesse che in 2 anni hanno abortito due volte, la seconda con l’RU 486 a casa e senza assistenza medica e naturalmente, con la connivenza dell’amatissimo fidanzato e nella totale ignoranza dei genitori; ma ecco solo alcuni degli sms che ho ricevuto: “Salve prof! Come sta? Io non lo so… la pillola del giorno dopo è un omicidio?”, “ Salve prof! Scusi per ieri… comunque sto bene… anche se moralmente mi sento un po’ una m… non avrei mai immaginato mi succedesse e sono stata costretta a fare quello che non avrei voluto… sono stata un’egoista… mi hanno dato la ricetta in guardia medica… le voglio bene e scusi il disturbo! Ora non posso parlare… un abbraccio!”, “Ciao Prof., scusa l’ora (h. 4.23), ma il mondo è pazzo! Una tipa ha abortito mio figlio, mi dispiace e mi sento un bastardo; so di esserlo, ma la cosa che mi fa più schifo di me non è tanto il fatto che non abbia avuto le palle per dire che io volevo vedere al mondo quella parte di me, ma il fatto che, se anche ne avessi avuto il coraggio, non me la sarei poi sentita di mettere in discussione tutta la mia vita fatta delle mie fottute certezze del c… di un ventenne di m… per crescere un figlio o anche soltanto per sentirmi padre. So che secondo la Chiesa sono da inferno solo per questo, però da essere umano, non da cristiano, mi dica, come faccio a credere nelle persone che vedo con me se penso a quello che ho fatto?”

Questa è la realtà reale.

E’ questo che vogliamo per i nostri ragazzi?

La commercializzazione della pillola abortiva è un fatto gravissimo che va ad aggiungersi a tutto il male con cui quotidianamente abbiamo a che fare e che è necessario osteggiare e combattere con tutte le proprie forze, ma ho l’impressione che spesso si sottovaluti un aspetto molto importante per combattere questa guerra: l’educazione e la passione per la verità.

Sembra la scoperta dell’acqua calda ma, purtroppo, non è così.

Certo, grazie a Dio (e non certo agli uomini!) non tutti i miei alunni si trovano tutti a dover affrontare questi drammi, ma l’aria che respirano è questa e poi: qui quello che conta non sono i numeri; ogni persona è lei, unica, irripetibile e quello che fa testo nella verità non è la maggioranza, ma la verità.

Noi siamo gli adulti e i ragazzi ci guardano. Cosa vedono?

Può capitare che vedano madri accompagnare figlie minorenni in farmacia ad acquistare la pillola del giorno dopo perché “nel dubbio è meglio non crearsi problemi”, oppure “meglio adesso - che non c’è niente - che più tardi quando la cosa diventa più complicata!” Può essere che imparino da noi genitori che “la vita non ha un valore in sé, sei tu che glielo dai. Tu sei nato perché ti ho concepito nel matrimonio con tuo padre che amavo, ma se ti avessimo concepito da ragazzi, qualche anno prima, mai ci saremmo rovinati la vita mettendoti al mondo! Prova a pensare: la scuola da finire, il lavoro da trovare, i soldi da fare… quello che dovrebbe essere una felicità, trasformata in una sfiga!!”. Questo mi sono sentita raccontare da una mia alunna in classe e davanti a tutti. Oppure: “Prof. Per definire l’amore di Dio lei ha usato l’analogia dell’amore della madre e del padre per i figli… ma, c’è madre e madre e c’è padre e padre!!!” 



Le confesso che a volte esco dalle aule sconvolta, triste e addolorata; i miei ragazzi, spesso vivono da soli l’inferno… con il sorriso sulle labbra, ma soprattutto può capitare che siano affiancati da adulti estranei per non dire conniventi e che di fatto trasmettono la mentalità mortifera del nichilismo dominante.

Nonostante tutto, nonostante questa violenza quotidiana di cui sono oggetto, i miei ragazzi, tutti, ce l’hanno ancora il desiderio di felicità, di bontà, di giustizia, di bellezza. Si guardano forsennatamente intorno per vedere se trovano qualcuno o qualcosa che possa rispondervi e cosa vedono?! C’è forse qualcuno là fuori che abbia realmente a cuore se stesso, così da poter avere a cuore anche il loro bene?… Da domani li rivedrò tutti e non vedo l’ora!

“Per sperare bisogna avere ricevuto una grande grazia” diceva il grande Péguy.

Io l’ho ricevuta. L’ho sperimentata quando sono stata guardata e accolta da Cristo, così come egli ha fatto con i pubblicani ed i peccatori e da allora sono diventata una per cui Lui ha ritenuto di dover morire. E’ per questo che tra pillola del giorno dopo, pillola abortiva, pillola anticoncezionale, aborto chirurgico, aborto terapeutico, canne, alcool, incidenti del sabato sera, vado in classe e faccio il mio mestiere. Non li giudico, ma mi stanno a cuore. Tutti. Non smetterò mai di far loro compagnia per come son capace e secondo le modalità che le circostanze mi permettono; ho intenzione di continuare a non sottrarmi alle loro mille domande, dentro e fuori la scuola, domande vere, brucianti, non quelle fatte “tanto per farsi vedere…”.

Si può vivere in modo più umano, più bello, più giusto, si può avere il “centuplo quaggiù”. Ne sono testimone.

Christus vincit.



Ester Capucciati



P.S.

Mi sorge una domanda: “Perché tutte queste cose sono emerse nell’ora di Religione, quell’ora che spesso è considerata l’ultima fra le ultime e che moltissimi, non musulmani, vorrebbero estromettere dalle aule scolastiche…? Perché i miei ragazzi a cui parlo di concezione cristiana dell’uomo, sacralità della vita umana, significato del matrimonio cristiano, origine e significato della Chiesa, coscienza religiosa dell’uomo contemporaneo, laicità e laicismo, sono contenti di conoscere e discutere di tutte queste cose…? ”



*Dott. Galba, del quotidiano La Cronaca, di Piacenza

martedì 20 ottobre 2009

FINI ED URSO CI DEVONO SPIEGARE DA CHE PARTE STANNO,SE CON LE NOSTRE RADICI CRISTIANE O CON QUELLE ISLAMICHE.............

Attualità

A scuola arriva l'ora di Islam?



Favorevoli e contrari della proposta del viceministro allo Sviluppo economico Adolfo Urso che ha scatenato una vera e propria bufera nel mondo politico e religioso


Foto A scuola arriva l'ora di Islam?

Ad agitare le acque del già fervente panorama politico e religioso nostrano è questa volta una proposta di Adolfo Urso, viceministro allo Sviluppo economico di An. Si tratta di introdurre nelle scuole, sia pubbliche che private, un'ora di religione islamica facoltativa ed alternativa a quella cattolica.

Secondo il Dossier sull'immigrazione redatto nel 2002 dalla Caritas in base ai dati del Ministero dell'Istruzione e dell'Interno, il numero di minori immigrati iscritti nelle scuole è sensibilmente aumentato negli ultimi 10 anni. Se agli inizi degli anni '90 erano 25.756 alunni, nel 2000 sono passati a 147.406 (con una crescita annuale di 28mila studenti). Secondo le cifre del Cei, nell'anno scolastico 2007/2008, il 91% degli studenti iscritti alle scuole statali, dalla materna alla superiori, ha scelto l'insegnamento della religione cattolica. Tuttavia si tratta di un dato in continuo calo. Sempre più studenti preferiscono infatti rinunciare all'ora di religione: in quindici anni, l'aumento è stato del 2,4%, un valore particolarmente alto al Nord, dove ha rinunciato il 14,5%, seguito dal Centro, con il 9,7% e dal Sud con solo l'1,7%. A detenere il record di assenti all'ora di religione è la Toscana, con il 17,8%; mentre in Campania si arriva ad appena l'1,3%.

Favorevoli

“L'ipotesi di introdurre l'ora di religione islamica è esplicitamente prevista dalla legge di attuazione del Concordato del 1929 e confermata dalla revisione del 1984. Ed è ciò che propose sua Santità già tre anni fa per le scuole tedesche. Il problema – spiega Adolfo Urso, promotore dell'iniziativa, - non è combattere l'Islam ma il fondamentalismo prima che esso abbia la meglio sulla nostra società”. Nel mondo politico riconoscimenti trasversali arrivano da Gianfranco Fini e Massimo D'Alema. A favore anche l'Italia dei Valori e l'esponente del Partito Democratico Vincenzo Vita, che ritiene la proposta “ragionevole”, così come il deputato del Pdl Benedetto Della Vedova.

Possibilista anche una parte del Vaticano. Il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace, aveva già in passato accarezzato l'idea di un'ora di Corano a scuola come mezzo per evitare il radicalismo. “Se c’è questo pericolo e se l’ora di religione musulmana è inserita in un sistema con tutti i controlli necessari - spiega - penso sia meglio che non andare a finire nel radicalismo”. Anche Monsignor Domenico Mogavero, presidente della Commissione Affari giuridici della Cei non cestina la proposta. Secondo il cardinale Georges Cottier, teologo emerito della Casa pontificia, “per milioni di immigrati la conoscenza è antidoto al fondamentalismo”, e dunque la Santa Sede “non ha nulla in contrario a riconoscere agli studenti musulmani il diritto a approfondire la loro religione”.

Contrari

Un secco “no” arriva dal senatore Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che definisce la proposta come “un altro muro oltre a quelli già eretti dalle comunità islamiche”. Ma ci sono anche altri motivi: “Quali insegnanti? Quale islam fare entrare nelle scuole: sciita, sunnita o halawita?… Con quale criterio scegliere?”. E ancora: “Perché i musulmani e non i buddisti? Si dovrebbe dare diritto d'accesso nella scuola pubblica a insegnanti di tutte le religioni. Una scelta controproducente per i processi di integrazione”.

Nettamente contraria anche la Lega. “Mentre l'ora di religione cattolica - ha spiegato Maroni - rappresenta un'entità, la Chiesa, che ha una gerarchia, dei valori precisi che si possono trasmettere, l'imam interpreta il Corano liberamente, non c'è una serie di dogmi, non c'è un messaggio chiaro da trasmettere”. Roberto Castelli, senatore della Lega e viceministro alle Infrastrutture, parla di “provocazione”: “Una proposta strumentale che arriva pochi giorni dopo l'attentato alla caserma di Milano per seminare zizzania”. Il collega di partito e ministro dell'Agricoltura, Luca Zaia, rilancia invece un'idea opposta: introdurre l'ora di religione cattolica obbligatoria per tutti gli studenti islamici. Critico anche Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori del Pdl: “L'integrazione si ottiene promuovendo la nostra specifica identità”.

“La proposta Urso non merita nemmeno considerazione... dove c'è una moschea ci deve essere una chiesa”, afferma Mario Baccini, leader dei Cristiano popolari Pdl. Anche il leader dell'Udc boccia la proposta chiedendo che “le istituzioni pubbliche, a partire dalla scuola nell'ora di religione, valorizzino l'identità cristiana del nostro Paese”. Dal mondo cattolico tuona contro la proposta il cardinale Ersilio Tonini che definisce l'idea “impraticabile”.

L'ora di religione cattolica, nelle scuole di Stato, si giustifica in base all'articolo 9 del Concordato, in quanto essa è parte integrante della nostra storia e della nostra cultura”, spiega il cardinal Bagnasco in un'intervista al Corriere della Sera. Dubbi provengono persino dai diretti interessati. Mario Scialoja, membro del Cda del Centro culturale islamico italiano dichiara infatti: “Rappresenterebbe un problema costituzionale di uguaglianza con le altre religioni presenti nel nostro Paese... Bisognerebbe fare lo stesso con tutte le altre religioni”.

Laura De Santis

lunedì 19 ottobre 2009

PAPA BENEDETTO XVI°: LA CHIESA DESIDERA ACCOMPAGNARE LA COSTRUZIONE DELL'UNIONE EUROPEA

Lunedi 19 Ottobre 2009
IL PAPA E L'EUROPA -
Per il bene di tutti
Non si possono dimenticare le radici cristiane
Dimenticare le radici cristiane dell’Europa è esporre il continente europeo al “rischio” di vedere il suo “slancio originale soffocato dall’individualismo e dall’utilitarismo”. È quanto ha sottolineato papa Benedetto XVI ricevendo il 19 ottobre in Vaticano le Lettere credenziali di Yves Gazzo, capo della delegazione della Commissione delle Comunità europee presso al Santa Sede. Nel solco dei valori cristiani. Nel prendere la parola, il Papa ha ricordato il suo ultimo viaggio apostolico in Repubblica Ceca, compiuto nel 20° anniversario della caduta del muro di Berlino e ha detto: “Su questa terra provata dal giogo di una dolorosa ideologia, ho potuto rendere grazie per il dono della libertà che ha permesso al continente europeo di ritrovare la sua integrità e unità”. Per essere “uno spazio di pace e stabilità”, ha detto il Papa, l’Unione europea non deve dimenticare i valori che “sono frutto di una lunga e silenziosa storia nella quale, nessuno potrà negarlo, il cristianesimo ha giocato un ruolo di primo piano. L’uguale dignità di tutti gli esseri umani, la libertà dell’atto di fede come radice di tutte le altre libertà civili, la pace come elemento decisivo del bene comune”. “Quando la Chiesa – ha proseguito il Santo Padre – ricorda le radici cristiane dell’Europa, non lo fa per chiedere uno statuto privilegiato per se stessa. Vuole fare opera di memoria storica”, ricordando “l’ispirazione decisamente cristiana dei Padri fondatori dell’Unione europea”. Verità, ha aggiunto il Papa, “sempre più taciuta”. Ma “più profondamente”, la Chiesa “desidera affermare anche che il solco dei valori risiede principalmente nell’eredità cristiana che continua ancora oggi a nutrirlo”. Il rischio di dimenticare. Questi valori, ha proseguito Benedetto XVI, non costituiscono un “aggregato aleatorio, ma formano un insieme coerente che si ordina e si articola, a partire da una visione antropologica precisa”. Il Papa, a questo punto, pone alcuni interrogativi: “L’Europa può omettere il principio organico originale di questi valori che ha rivelato all’uomo sia la sua eminente dignità sia il fatto che la sua vocazione personale lo apre a tutti gli altri uomini con i quali è chiamato a costituire una sola famiglia? Lasciarsi andare a questo oblio, non significa esporsi al rischio di vedere questi grandi e bei valori entrare in concorrenza o in conflitto gli uni contro gli altri? O ancora, questi valori non rischiano di essere strumentalizzati da individui e gruppi di pressione desiderosi di far valere interessi particolari a scapito di un progetto collettivo ambizioso, che gli europei perseguono, avendo come scopo il bene comune degli abitanti del Continente e dell’intero mondo? Questo pericolo è stato più volte percepito e denunciato da numerosi osservatori appartenenti ad orizzonti diversi. È importante che l’Europa non lasci che il suo modello di civiltà si disfi a poco a poco. Il suo slancio originario non deve essere soffocato dall’individualismo, dall’utilitarismo”. Europa, “casa spirituale”. Anche le “immense risorse intellettuali, culturali ed economiche” di cui l’Europa è ricca, “continueranno a portare frutto se rimarranno fecondate dalla visione trascendente della persona umana che costituisce il tesoro più prezioso dell’eredità europea”. Si tratta di una “tradizione umanista” nella quale “si riconoscono famiglie di pensiero molto differenti tra loro” e che – ha detto papa Benedetto XVI – “rende l’Europa capace di affrontare le sfide di domani e di rispondere alle attese della popolazione”. Si tratta – ha poi spiegato il Papa entrando nei particolari – di trovare il “giusto e delicato equilibrio tra l’efficacia economica e le esigenze sociali, della salvaguardia dell’ambiente, e soprattutto dell’indispensabile e necessario sostegno alla vita umana dal suo concepimento fino alla morte naturale e alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. L’Europa non sarà realmente se stessa se non sa conservare l’originalità che ha fatto la sua grandezza e che potrà fare di essa, domani, uno dei principali attori nella promozione dello sviluppo integrale delle persone che la Chiesa considera come l’unica via in grado di rimediare agli squilibri presenti nel mondo”. L’Europa, ha detto il Papa concludendo il suo discorso, “è più di un continente” perché aspira ad essere “una casa spirituale”. Per questo motivo, la Chiesa “desidera accompagnare la costruzione dell’Unione europea” e “si permette di ricordarle quali sono i valori fondanti e costitutivi della società europea perché possano essere promossi per il bene di tutti”.

IL CORANO A SCUOLA : ITALIANI COSTRETTI A DIVENTARE SOSTENITORI DI UNA "RELIGIONE"IN CUI NON CREDONO? CRISTO E' NOSTRO DIO

Il Corano a scuola

di Ida Magli

Il Giornale 
| 18/10/2009



  L’ultima proposta che viene dal presidente della Camera (presentata dal Segretario della fondazione Farefuturo, Adolfo Urso) è l’insegnamento della religione islamica nelle scuole di Stato. Con i soldi dei cittadini, dunque, costretti così a diventare sostenitori di un «dio» in cui non credono.

Sulla questione del «credere» o non credere, da parte degli italiani, in una religione da insegnare nelle scuole pubbliche, tornerò fra poco; quello che mi colpisce subito, invece, davanti a questa proposta, è un’altra cosa, una cosa di cui eravamo in molti a essere certi già da lungo tempo, ma alla quale non volevamo credere. Invece, è così, è proprio vero: il signor Gianfranco Fini odia gli italiani. Odia l’Italia, la sua cultura, la sua storia, la sua arte, il suo territorio, la sua poesia: tutto. Non passa giorno che dal presidente della Camera non giunga qualche idea, qualche proposta, qualche affermazione che non confermi questo odio, manifestando addirittura una specie di ansia, di fretta, nel voler cancellare al più presto i segni dell’esistenza degli italiani. Egli ripete presso a poco ogni quarantotto ore che è indispensabile dare la cittadinanza italiana agli immigrati, di volta in volta o perché sono nati in territorio italiano o perché vi si sono stabiliti da cinque anni o perché hanno un lavoro o perché conoscono la lingua... Mi dispiace non conoscere altri buoni motivi per regalare la cittadinanza agli stranieri, da suggerire a chi coltiva un così profondo disprezzo per l’italianità; ma soprattutto mi dispiace che la nostra tanto osannata Costituzione non preveda la condanna dei politici in caso di «tradimento» del popolo italiano, non potendo forse i costituenti immaginare altro tradimento che quello militare. Condannare a morte la propria patria senza sparare neanche un colpo, è senza dubbio una novità.

Secondo le ultime statistiche, gli immigrati in Italia sono poco più di 4 milioni. Per quanto questa cifra possa essere inferiore alla realtà, non tutti gli immigrati sono musulmani (vi sono cattolici, ortodossi, buddisti ecc.), per cui si tratta di una piccolissima minoranza alla quale si dà un rilievo eccessivo. I motivi li conosciamo bene: l’islamismo è una «religione-cultura» totale, che implica una forma mentis di assoluta dipendenza da Allah, un determinato sistema di vita, un’etica, un rapporto maschio-femmina, un rapporto con i credenti di altre religioni (gli «infedeli») del tutto diversi dal nostro, sia che si qualifichi il nostro come «occidentale-laico» sia che lo si qualifichi come «cristiano». Per questo la presenza di una piccola minoranza è così rumorosa ed esplosiva: la loro diversità stride in continuazione, in ogni cosa che fanno, che dicono, che vogliono. Insegnare l’islamismo nelle scuole pubbliche significherebbe che abbiamo deciso di insegnare ai nostri figli che è vero ciò in cui noi non crediamo; e che è vero ciò che è contro la nostra storia, la nostra civiltà, la nostra etica. Insomma, significa che vogliamo che i nostri figli non credano in nulla. 

Molti italiani, nel dirsi «laici», ritengono di dichiararsi anche non credenti, non cristiani. Ciò non toglie, però, che è impossibile non includere il cristianesimo nella storia italiana visto che sarebbe incomprensibile, non soltanto la storia politica, ma anche quella morale, letteraria, artistica. In fondo, le difficoltà religiose degli italiani si incentrano sulla Chiesa e sui suoi precetti, più che su Gesù e il Vangelo. E il cristianesimo è prima di tutto questo: Gesù e il Vangelo.

Il presidente della Camera, così come le sinistre, che si sono subito dichiarate d’accordo con la sua proposta, manifestano in questo modo il loro disprezzo per le religioni, e si comportano come se le diversità delle religioni potessero essere trattate, più o meno, con il sistema che essi chiamano «pluralismo» nell’informazione o nelle idee partitiche. È indispensabile richiamarli alla realtà: gli italiani non vogliono morire, tanto meno scavarsi la fossa con le proprie mani facilitando il radicarsi dell’islamismo nel proprio territorio.

Ida Magli
Roma - 17 Ottobre 2009

giovedì 15 ottobre 2009

"FORZA DI GIUSTIZIA,DI PACE,DI VERA LIBERTA' E DI RISPETTO DELLA DIGNITA' DI OGNI UOMO" SPERANZA PER CONTAGIARE IL MONDO

15/10/2009 09:57

ASIA


Missione, la luce di Cristo per portare speranza al mondo


di Bernardo Cervellera

La ricerca di Dio e la fede cristiana rinascono nei Paesi dell’ateismo. L’annuncio ai non cristiani è una forza di progresso e sostegno alla giustizia e alla pace. Anche la persecuzione e il martirio non fermano l’evangelizzazione. Un commento al Messaggio del Papa per la Giornata missionaria mondiale.



Roma (AsiaNews) - “Le nazioni cammineranno alla sua luce”: questa frase dell’Apocalisse di san Giovanni è il leit-motiv della Giornata missionaria mondiale 2009, che quest’anno si celebra il 18 ottobre. Benedetto XVI ha stilato un Messaggio, che abbiamo già messo in evidenza (Papa: Missione ad gentes, compito di tutti i cristiani, anche nella persecuzione  ). In esso egli fa emergere i nodi dell’impegno e della missione della Chiesa che, egli dice, “i vasti e profondi mutamenti della società attuale rendono ancor più urgenti” (n. 3).
Vi è anzitutto l’affermazione che “illuminare tutti i popoli con la luce di Cristo”; “annunciare il Vangelo” è un impegno “primario”, svolto con “ansia” e “passione”, tanto da rendere la missione ad gentes, ai popoli non cristiani, “la priorità dei piani pastorali” della Chiesa stessa.
Ciò significa che le stanchezze, i timori per la mancanza di clero in patria, le fatiche dell’organizzazione, i (talvolta) pochi frutti non possono essere di ostacolo, ma vanno tutti orientati a comunicare  “la luce di Cristo, che risplende sul volto della Chiesa”, ben coscienti che “Dio ha un popolo numeroso in tutte le città percorse…dagli apostoli di oggi”. La rinascita religiosa in molte società una volta dominate dall’ateismo di Stato (Russia, Cina, Vietnam,…) e l’inquietudine di molti giovani nelle società materialiste dell’occidente danno prova alle parole del pontefice.
Un altro elemento che il papa sottolinea è che la missione, proprio nell’offrire la luce di Cristo al mondo, non produce solo una crescita numerica della Chiesa, ma ha delle ricadute positive su tutte le società. Citando l’Evangelii Nuntiandi, egli dice che l’annuncio “è un servizio non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l’umanità” (EN, 1). La Chiesa aiuta a ricuperare le “realtà ultime” smarrite dagli uomini, a scoprire che vi sono bisogni spirituali, oltre a quelli materiali, ma proprio in questo modo “si comprende ed autentica il vero cammino storico dell’umanità” (n. 2). La Chiesa, dice ancora, “mira a trasformare il mondo con la proclamazione del Vangelo dell’amore”. Così l’annuncio della Chiesa diviene “forza di giustizia, di pace, di vera libertà e di rispetto della dignità di ogni uomo” (n. 2); fermento “di progresso, di fraternità, di unità e di pace” (n. 3). Non c’è che da guardare alle tante Chiese dell’Asia per accorgersi della verità di queste affermazioni: la predicazione del Vangelo ridà dignità a minoranze oppresse, crea sviluppo fra i paria, maggiore unità nella società, attenzione ai bisogni dei più poveri, riconciliazione sociale. Anche l’impegno per la giustizia in Cina, India, Pakistan, Vietnam, Corea fanno parte dello stesso impegno cristiano per il progresso dell’umanità.
“La missione della Chiesa – dice ancora il pontefice – è quella di ‘contagiare’ di speranza tutti i popoli”. In effetti, quanto più si è diffusa la globalizzazione, tanto più i problemi sembrano divenuti interconnessi e più difficili da risolvere. L’egoismo dei governanti (e delle nazioni) frena poi ogni soluzione concordata. L’annuncio del Vangelo, guardando all’uomo concreto, riesce a trovare sempre una via, dandoci “il coraggio di vivere e di agire e… in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo” (Deus caritas est, 39).
Un punto molto importante è quello in cui Benedetto XVI ricorda i missionari e le missionarie che testimoniano “in situazioni di persecuzione, con forme di oppressione che vanno dalla discriminazione sociale fino al carcere, alla tortura e alla morte”. Il papa commenta subito: la partecipazione alla missione di Cristo significa condividere “lo stesso destino del loro Maestro”. Il martirio, la persecuzione sono elementi della missione e non “ostacoli” o fatalità. Per questo egli ricorda che anche nella sofferenza, la Chiesa si fa “testimone e compagna di viaggio di questa umanità”.
Ricorderò sempre quanto mi ha detto una ragazza di Pechino, dopo aver letto su AsiaNews le notizie sulla persecuzione dei cristiani in altri Paesi: “Prima pensavo che nascere in Cina per me era una sfortuna. Ora che vedo cosa fanno i miei fratelli di fede nel mondo, ho capito che vivere a Pechino è una missione”.
Cari amici, con le testimonianze che riporta ogni giorno sul sito web e ogni mese su questo fascicolo, AsiaNews vuole servire la missione della Chiesa, raccontando la persecuzione, ma anche la speranza con cui i cristiani “contagiano” il mondo.

"L'UNIONE DELLE FAMIGLIE,LA RIAPPACIFICAZIONE DI QUELLE IN CRISI" INNALZIAMO LE NOSTRE PREGHIERE A DIO ATTRAVERSO MARIA S.S.

Cari amici,

se ci guardiamo attorno con un minimo di attenzione,vediamo attorno a noi molta, molta sofferenza.

Quando parliamo con amici e sentiamo il loro vissuto e quello delle persone a loro vicine abbiamo notizie di problemi di salute fisica, psichica ed economica.

Io credo che ognuno di noi abbia raggiunto ormai la consapevolezza che, non si ha memoria di periodo più penoso per l'umanità, specie per quella occidentale che pareva  salvaguardata dalle sofferenze.

Sembrava che a soffrire fosse solo il terzo mondo, si pativa la fame in Africa, India, America Latina.

L' Europa "godereccia" aveva di che star bene, oggi non è più così.

Non c'è angolo d' Europa in  cui  non si stia soffrendo.

Quando vengono a mancare le certezze economiche  a pagarne lo scotto  sono le giovani famiglie con i nuclei più numerosi.

Indubbiamente anche per i giovani che non trovano lavoro o che sono precari  non ci sono certezze per il futuro.

A questa umanità sofferente potrebbe essere di aiuto la Preghiera.

Se mi trovo a scrivere questo messaggio è perchè ci credo profondamente.

Qualcuno che leggerà si chiederà chi può essere quella pazza che girando fra mercato azionario,mercato valutario, fra quotazioni di petrolio,fra aggiornamenti di ciò che fanno o non fanno i politici di mezzo mondo una bella notte si sogna di chiedere una catena di Preghiera.

La vita è fatta anche di lavoro, certamente anche di mercato, ma quando perdiamo di vista Dio e lo cacciamo nell'angolo più sperduto precipitiamo rovinosamente in basso.
Ognuno di noi ha in cuor suo una persona, più persone, una famiglia, la propria o altre per cui invocare l'Aiuto di Dio attraverso l'intercessione della Vergine Maria.
Amici, vi invito a partecipare a questa richiesta di Preghiere per quelle famiglie che sono in crisi a causa della mancanza di lavoro e/o altri motivi.

Mogli che lasciano il marito perchè disoccupato e viceversa.

Leggiamo sovente  di mariti che, per aver perso il lavoro sterminano la loro famiglia e completano l'opera col suicidio.

Chi ha la Fede quella con la " F" maiuscola, trae da Essa sostegno e forza per andare avanti.

Chi la Fede non ce l'ha fa sicuramente molta più fatica.

Un  PATER,AVE,GLORIA  al giorno, detto col cuore, manco con le labbra, con l'intenzione specifica:

" l' unione delle famiglie, la riappacificazione  di quelle in crisi "

La famiglia è la prima cellula della società ed è quella oggi che ha più bisogno di essere sostenuta, economicamente ed anche spiritualmente e............. non c'è Azione più "forte" della Preghiera.
Quando l'uomo,anche il più forte, si trova davanti all'impotenza di "risolvere una situazione" gli viene di invocare "Mamma" Pensiamo alla Madre di tutti  ed invochiamo Lei affinché aiuti questa umanità sofferente.


Per quelli che non credono, l'augurio dal più profondo del cuore di incontrare Cristo.

Buona notte a tutti

Piera