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domenica 27 settembre 2009

ANTONIO SOCCI, LA LUCE NELLA SOFFERENZA ........ADERIAMO ALLE RICHIESTE DI UN PADRE: PREGHIAMO

antonio socciCate ha dato un segno, ma ha bisogno di aiuto

26 SETTEMBRE 2009 / IN ARTICOLI
Sono stato incerto se riferire questa cosa sul blog, ma penso possa essere utile per chiedere a tutti voi, amici miei, un aiuto particolare. Nel tardo pomeriggio del 24 settembre qualcosa è accaduto. E qualcosa di importante. Vi racconto istante per istante.
Io e Alessandra eravamo stati alla messa che si celebra ogni giorno alla 17 nella cappellina sottostante il reparto di Caterina, dove avevamo pregato con una certa angoscia nel cuore. La messa era iniziata con questa antifona d’ingresso: “Io sono la salvezza del popolo – dice il Signore – in qualunque prova mi invocheranno, li esaudirò e sarò il loro Signore per sempre”.
Quando siamo entrati nella sua cameretta abbiamo cominciato a carezzarla e parlarle dei suoi amici e di noi e di lei e il suo respiro si è fatto sempre più intenso, il cuore ha cominciato a galoppare, gli occhi non sembravano persi nel vuoto come qualche ora prima, lei appariva molto emozionata.
Le macchine stesse che fanno il monitoraggio del battito, della pressione sanguigna e del respiro hanno cominciato a suonare e ci siamo resi conto, con l’infermiere, che Caterina aveva riconosciuto le voci della mamma e del babbo e che capiva quello che le stavamo dicendo.
Così – ricordando che il passo fondamentale per l’uscita dal coma si ha quando il malato esegue un gesto richiesto – abbiamo cominciato a chiederle di stringere la mano di sua mamma che le teneva la destra. Abbiamo assistito a un enorme sforzo di concentrazione di Caterina, che è diventata rossa in volto, e con un’ulteriore intensificazione del battito cardiaco e del respiro, facendo enorme fatica ha infine eseguito quello che le avevamo richiesto.
Commossi, abbiamo esultato tantissimo, poi le abbiamo detto che era stata bravissima e di calmarsi e di lasciare e così lei ha fatto. Dopo mezzo minuto circa abbiamo riprovato – per verificare – e Caterina ha di nuovo ripetuto tutto. Così pure all’altra mano, la sinistra, che tenevo io.
La stessa cosa è accaduta un’oretta dopo con Stefano e Maria e anche loro hanno notato dall’espressione dei suoi occhi che proprio c’era Caterina, che era presente e si sforzava con grande fatica di farci capire che ci riconosceva e ci stava capendo. Addirittura commovente è stato il momento in cui è entrata una sua amica del coro che ha cominciato a cantarle una loro canzone “Give me Jesus” (Dammi Gesù) e ogni volta che cominciava a cantare Caterina si emozionava tanto che le macchine di misurazione cominciavano a suonare.
Abbiamo poi saputo dal medici che tutto questo si chiama “stati minimi di coscienza”, che è una cosa molto importante, ma che – per essere decisiva – dovrebbe stabilizzarsi e diventare ripetibile così da segnare l’uscita dal coma.
Per noi è un segno emozionante che la nostra bambina c’è, è presente e vuol riemergere. Allora vi chiediamo – con le mani giunte – se potete e volete, di pregare particolarmente con questa intenzione: che la Santa Vergine non lasci che sprofondi di nuovo, ma che torni prestissimo a riemergere quella coscienza e l’aiuti a stabilizzarsi almeno in quel livello, dal quale poi possiamo aiutarla con la riabilitazione a recuperare.
Non importa il tempo che ci vorrà a recuperare, con tutto l’amore l’aiuteremo. Ma questo passo è fondamentale. Noi continuiamo a chiedere al Signore il miracolo del risveglio e della guarigione completa subito, ma se quello che Lui vuole da noi è un lungo e paziente cammino di riabilitazione e un lungo abbraccio d’amore per arrivare alla guarigione completa, va bene. Però è necessario non fare passi indietro. Perciò abbiamo bisogno ancora una volta, come mendicanti (e ce ne scusiamo), del vostro aiuto, certi che le vostre e nostre preghiere, i vostri e nostri sacrifici, già stanno aiutando Caterina.
In particolare voglio trascrivere qui una segnalazione di Roberto Zandomeneghi che mi ha mandato alcuni brani sull’efficacia della preghiera di Don Didimo Mantiero che don Giussani ci ha fatto conoscere. Eccoli qua:
“Dio nella sua infinita perfezione ha quasi una debolezza: non sa resistere a chi fortemente prega”.
“Quando pregate, vi scongiuro, fatelo con fede vivisima”…”non importa che non vediamo i frutti della nostra preghiera, Dio è con noi e ci esaudirà”
“Il tutto fate con la più grande confidenza, come se aveste già ottenuto ciò che domandate”…”non resterete ingannati, ve lo assicuro”…”anche quando ci sembra di non essere esauditi, è allora che Dio ci sta preparando i più grandi favori”
(Citando San Giovanni): “Dinanzi a Lui è questa la sicurezza che noi abbiamo: qualunque cosa gli chiediamo conforme alla volontà Sua egli ci esaudisce. E se sappiamo che ci concede qualunque cosa gli domandiamo, sappiamo di avere già da lui quanto abbiamo richiesto”
E inoltre:CRISTO
“Gesù ci insegna a pregare fino a diventare seccatori. Come il richiesto finisce con il cedere [...] così Dio finisce per esaudire. [...] Dio cui parlate è lì e Vi ascolta. DiteGli tante cose. [...]. Non dubitate mai; una volta pregato, già ottenuto. Era così che i santi facevano miracoli”.
 ”La preghiera che scaturisce dalla fede incrollabile è la forza più grande a disposizione dell’uomo per cambiare il mondo”.
(da La “Dieci” di Don Didimo Mantiero a cura di Ludmila Grygiel, pp. 52-56).
Forza, amici miei !!!
MARIALe tante testimonianze che mi mandate dimostrano che quelle parole di don Didimo, che poi sono identiche a quelle pronunciate dalla Madonna a Medjugorje e da tanti santi, sono vere.
Me lo dimostra per esempio questa struggente testimonianza di una madre con cui ci identifichiamo totalmente:
 Caro Antonio, oggi ho letto Libero e subito mi sono letteralmente inginocchiata: ho detto un rosario per Caterina e ho aspettato pregando che si facessero le ore 15 per recitare la coroncina della Divina Misericordia per lei, nell’ora in cui la Divina Misericordia ama di più essere contemplata.
Credo fermamente che non sia “magia”, ma richiesta di miracolo e compassione al nostro Dio misericordioso  e alla nostra Madre, che è Consolatrice degli afflitti e Speranza di chi dispera. Anche io ho tre figli dell’età della tua e nel 1999 ho avuto in fin di vita la mia piccola…, ora ventenne. finita in rianimazione intubata per una conseguenza di una brutta influenza.
Quando ha avuto un arresto cardiaco e un blocco renale e i dottori hanno comunicato a me e a mio marito che non c’era speranza, mi sono strappata letteralmente i capelli dalla testa dal dolore, poi ho cominciato a pregare e con me tutti quelli che ci conoscevano, sino in America… I suoi compagni di 5a elementare entravano in chiesa e poi in classe!
Le ho fatto dare l’unzione del malato e ho iniziato a rendermi conto che forse il Signore la rivoleva davvero con sé. Credo di essere diventata “adulta”  nel momento che mi sono arresa e affidata totalmente a Lui e a Maria e riuscendo a dire “Sia fatta la Tua volontà” e questo l’ho detto non perché sono pazza, ma per Grazia, come se le cose vere che nella vita mi erano state dette, fossero ritornate a galla nel mio cuore.
Non è magia: dall’estrema unzione in poi la mia bimba ha ripreso piano piano a vivere. E’ guarita, per miracolo non ha riportato danni cerebrali nonostante la mancanza di ossigeno (pensa che ancora porta le cicatrici sulla carne di dove i tessuti stavano andando in necrosi – stava veramente morendo..).
Ora frequenta l’università e spesso, quando la guardo, penso alla nostra pochezza e a quanto siamo “dimentichi” della Misericordia nelle nostre giornate. Continuerò a pregare in ginocchio Maria e Gesù per Caterina e per te e tua moglie. Vicina nella fede.  
 Ed ecco un’altra bellissima testimonianza, di un’altra mamma:
  Carissimo Antonio,
purtroppo ho saputo solo oggi, da Radio Maria, di Caterina. Ho provato tanta compassione e dolore. Ho pensato a quando,  due anni fa, io e mio marito eravamo nella stessa situazione.
Il nostro figlio, allora di 18 anni, era ricoverato in rianimazione, dopo un terribile schianto con lo scooter. Era in coma, con il dente dell’epistrofeo rotto (fa parte della prima vertebra, quella che noi persone comuni chiamiamo ‘l’osso del collo’), un trauma cranico frontale, la mandibola divisa in due, una gamba rotta, oltre a tanti altri traumi in tutto il corpo.
Per lui non c’erano speranze: era praticamente morto, ma se fosse sopravvissuto per lui ci sarebbe stata una paralisi totale ed il respiratore. Quella notte è stata l’inferno, ma grazie al Signore, la fede ha immediatamente illuminato la disperazione. Ho affidato al Padre, per mezzo della Madonna, Suo figlio.
Gli ho detto che è una sua creatura, che Lui ha dato a noi per crescerlo e curarlo. L’ho ringraziato per aver avuto in dono questo Suo figlio. Gli ho detto che per me, prima di tutto, veniva la Sua volontà: se il Padre avesse voluto portarlo in Cielo, chiedevo per noi il dono della Fede, per poter continuare a vivere e per crescere l’altra nostra bambina.
C’è stata una enorme catena di preghiera che ha avvolto tutto il mondo, proprio quasi come sta avvenendo per Caterina. Gli amici stazionavano fuori dalla Rianimazione giorno e notte: a noi il compito di trasmettere loro la fiducia nel Padre che ci ama e ci salva.
Eravamo sempre sorridenti e fiduciosi nella disperazione: grazie a Dio abbiamo vissuto questa grazia enorme. Ci siamo sentiti amati, accolti e curati da tanti Buoni Samaritani! Io sentivo Maria e Gesù sempre di fianco a me, come non mai: la loro Presenza è stata fonte di gioia nel buio di quelle giornate.
Ai medici disperati io rispondevo con una totale fiducia nel loro lavoro, li incoraggiavo dicendo che stavo pregando per loro, per le loro mani, perché il Signore li guidasse nel far rivivere nostro figlio.
Non voglio dilungarmi: potrei stare qui ore a parlare!
Nostro figlio è stato operato, il neurochirurgo gli ha messo una vite di alcuni cm nel collo, il maxillofacciale gli ha sistemato la mandibola, il cervello appare alle lastre con tutti i danni subiti… ma LUI E’ PERFETTAMENTE GUARITO!!! Dopo soli due mesi dall’incidente è stato dimesso anche dalla Riabilitazione Intensiva, anche se pensavano che sarebbe stato un periodo lunghissimo.
E’ perfettamente normale in tutto e per tutto, e bellissimo come prima!!!!!
Mentre era ancora in coma, avevo mandato tramite una conoscente che stava venendo a Firenze per un incontro con Marjia, una sua foto, che è stata benedetta dalla Madonna durante l’apparizione, insieme alla foto della ragazza che era nella sua stanza, in coma stazionario, per cui non c’erano speranze di ripresa essendo ormai così da oltre due mesi. I genitori della ragazza avevano perso le speranze e la fede… Ebbene, il mattino presto, dopo l’apparizione, mentre ero lì a vegliare, la ragazza si è svegliata e mi ha parlato!!!!  Ora anche lei sta bene!
Antonio, non so perché ho sentito subito di doverti scrivere, così, di getto, senza pensarci troppo… forse perché ho provato il dolore indescrivibile tuo e di tua moglie, ho provato cosa significa dire “Signore, eccomi, prendi me!”. Forse perché desidero trasmettervi quanto è stata importante per me la certezza dell’amore del Signore, sempre.
Prego anche io per Caterina ogni momento, perché il Signore, Dio della vita, sia glorificato per tutto ciò che compie. Con tanto affetto e commozione,…
 Ringrazio dal profondo dell’anima chi mi manda queste testimonianze così confortanti e tutti voi per quello avete fatto e per quello che vorrete e potrete fare per aiutarmi a ottenere dalla Madonna la grazia per Caterina. Certi che Lei, Salus infirmorum, che ha fatto accadere quel segno il giorno dopo la Sua visita, alla stessa ora, ascolta, protegge e soccorre i suoi figli!
 Antonio Socci

sabato 5 settembre 2009

UN' EPOCA DI FRENESIA CON IL DENARO AL PRIMO POSTO SENZA MAI MENZIONARE CRISTO


Articoli CR - Stati Uniti

CR n.1107 del 5/9/2009 





Nell’editoriale della rivista, pubblicata dai gesuiti, il vescovo D’Arcy scrive che «man mano che l’estate s’inoltra sul magnifico campus vicino al lago dove il giovane sacerdote della Santa Croce, Edward Sorin, C.S.C., piantò la tenda 177 anni fa e iniziò la sua grande avventura, dobbiamo chiarire la situazione che ha tanto amareggiato la Chiesa nella primavera scorsa: fare chiarezza su quel che era in gioco e quel che non era in gioco».



Per il vescovo, che aveva richiesto al presidente di Notre Dame, Fr. John Jenkins, di non consegnare la laurea honoris causa ad Obama, «non è in questione il presidente [...] Non è una questione di democratici contro repubblicani [...] non è una questione se sia appropriato o meno per il presidente degli Stati Uniti parlare all’Università Notre Dame o a qualunque grande università Cattolica sulle questioni più urgenti del giorno». Il vero problema è se una Università Cattolica abbia o meno la responsabilità di dare pubblica testimonianza di fede. «In caso contrario, – si chiede mons. D’Arcy – qual è il significato di una vita di fede? E come può un’istituzione cattolica aspettarsi che i suoi studenti vivano secondo la fede nelle difficili decisioni che dovranno affrontare in una cultura spesso ostile al Vangelo?». «Nella sua decisione di conferire la sua massima onorificenza a un presidente che si è ripetutamente opposto anche alla più piccola protezione legale per il bambino nel grembo, Notre Dame ha forse lasciato cadere la responsabilità che Papa Benedetto XVI ritiene che abbiano le università cattoliche: dare pubblica testimonianza alle verità rivelate da Dio e insegnate dalla Chiesa?».



«Sebbene abbia parlato con molta eloquenza sull’importanza del dialogo con il presidente degli Stati Uniti, – prosegue con decisione il vescovo D’Arcy – il rettore di Notre Dame ha scelto di non dialogare col suo vescovo su queste due questioni, entrambi pastorali ed entrambi con serie ripercussioni sulla cura delle anime, che è la responsabilità principale del vescovo». «Entrambe queste decisioni – rivela inoltre il prelato – sono state portate a mia conoscenza dopo essere state prese, e, nel caso della laurea honoris causa, dopo che il presidente Obama aveva accettato».



Mettendo in chiaro di non aver mai interferito nella gestione interna di Notre Dame o di nessun’altra istituzione d’istruzione superiore della diocesi, mons. D’Arcy spiega che «il vescovo diocesano deve chiedersi se un’istituzione cattolica comprometta o meno il suo obbligo di dare pubblica testimonianza quando colloca il suo prestigio al di sopra della verità». Ma «il mancato dialogo con il vescovo porta alla luce una seconda serie di questioni. (…) Di che tipo è la relazione di un’Università Cattolica con il vescovo locale? Nessun rapporto? O il vescovo è qualcuno che di tanto in tanto viene a celebrare la Messa nel campus? O è un tizio che siede sul palco durante la cerimonia del conferimento delle lauree? (…) Oppure il vescovo è il maestro della diocesi, responsabile delle anime, incluse quelle degli studenti – in questo caso gli studenti di Notre Dame? La responsabilità del vescovo d’insegnare, di governare e di santificare finisce forse alle porte dell’università?».



Il Vescovo di Fort Wayne-South Bend conclude il suo articolo ponendo alcune domande cruciali a Notre Dame e alle altre università cattoliche: «Considerate vostra responsabilità, nelle vostre dichiarazioni pubbliche, nella vostra vita universitaria e nelle vostre azioni, incluso il conferimento pubblico di onorificenze, dare testimonianza alla fede cattolica in tutta la sua pienezza?». «Qual è il vostro rapporto con la Chiesa e, in particolare, con il vescovo locale e la sua autorità pastorale, come definito dal Concilio Vaticano II?». 



«Infine, una domanda più fondamentale: Dove si rivolgeranno le grandi università cattoliche per cercare una luce che li guidi negli anni a venire? Sarà il Land O’Lakes Statement o la Ex Corde Ecclesiae?». Il Land O’Lakes Statement fu firmato nel luglio 1967 da un gruppo di educatori cattolici, guidato dall’allora presidente della Notre Dame University, Fr. Theodore Hesburg. Il famoso storico cattolico Philip Gleason definì questo manifesto «una dichiarazione d’indipendenza dalla gerarchia», aggiungendo che esso separava l’università cattolica dalla vita di fede e metteva in moto il declino dell’identità cattolica di parecchie grandi istituzioni d’istruzione superiore.



Il vescovo D’Arcy descrive il Land O’Lakes Statement come un documento «che proviene da un’epoca di frenesia, che ebbe il denaro come sua forza propulsiva. Il suo modo d’intendere la libertà era arroccato sulla difensiva, assolutista e ristretto. Non menziona mai Cristo e non nomina mai la verità».



«Il secondo testo, Ex Corde Ecclesiae, parla costantemente della verità e della ricerca della verità. Parla di libertà nel senso più ampio; la tradizione filosofica cattolica e teologica sono legate al bene comune, ai diritti degli altri e sempre soggette alla verità». «Su queste tre domande, che sottopongo rispettosamente, si fonda il futuro dell’istruzione superiore cattolica in questo Paese e in molti altri luoghi», conclude il vescovo.
Fonte: http://www.corrispondenzaromana.it/stati-uniti/stati-uniti-un-vescovo-coraggioso-contro-i-cattolici-adulti.html