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mercoledì 19 agosto 2009

CHI E' LYNDON LAROUCHE ? QUESTA SUA RECENSIONE NEL 2007 AL "GESU' DI NAZARET" DI PAPA BENEDETTO XVI CI AIUTA A CONOSCERLO.

Questa recensione è apparsa sul numero dell'EIR del 3 agosto 2007.

Riguarda tutti noi

di Lyndon H. LaRouche Jr.

Recensione del libro

Gesù di Nazaret

Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI

La realtà che il genere umano si trova oggi ad affrontare è apocalittica. Un amico, un sacerdote influente più o meno della mia stessa età, mi ha comunicato tempo fa la notizia che nella sua nazione non ci sono quasi più vocazioni al sacerdozio. Sono rimasto sbigottito per un attimo, ma solo per un attimo. Negli Stati Uniti, ad esempio, la percentuale di sedicenti “credenti” tra gli elettori è aumentata negli ultimi decenni; eppure mi vengono i brividi quando mi chiedo, ad esempio, a che cosa davvero credono questi credenti?

Che cosa impedisce veramente al genere umano di agire in tempi così minacciosi?

Contrariamente ad un'opinione largamente diffusa, la crisi delle vocazioni nella Chiesa cattolica non è il risultato del processo noto come Concilio Vaticano II; il Concilio Vaticano II fu una reazione alla direzione sbagliata e apparentemente incontrastata che aveva preso il mondo dopo la seconda guerra mondiale, nel preciso istante in cui morì il Presidente Franklin Delano Roosevelt. Oggi, la principale fonte della crisi morale che attraversa la società su ambo le sponde dell'Atlantico è espressa dalle nuove forme di decadenza introdotte nell'arbitrio di certe comunità, principalmente quelle dei ceti medi nelle Americhe ed in Europa occidentale e centrale, e che spesso tarpa la loro volontà di agire. I più consapevoli compresero che il mondo emerso trionfante sulla minaccia fascista aveva tradito lo scopo per cui si era battuto. Questa consapevolezza di un mondo in preda ad una nuova, montante decadenza attirò l'attenzione dei più accorti su come essa condizionò uno strato sociale, quello dei figli dei colletti bianchi, dei ceti medi nell'Europa e nell'America del dopoguerra, nati tra il 1945 ed il 1957-58. Era la generazione di cosiddetti “colletti bianchi”, la cui decadenza esplose in seguito con violenza nella forma nota come il “Sessantotto” su ambo le sponde dell'Atlantico.

La chiave per comprendere questo cambiamento specifico sta nel riconoscere che il cambiamento filo-esistenzialista nel modo di pensare in America ed in Europa occidentale e centrale dopo la morte di Roosevelt corrisponde, specificamente, all'ingresso nell'adolescenza di un ampio strato sociale, cosiddetto di “colletti bianchi”, nato in queste nazioni dopo la morte di Franklin Roosevelt. Tipici sono i figli nati nelle famigli di quello che negli anni Cinquanta divenne noto come “The Organization Man” (1). Il Presidente Dwight Eisenhower si riferì invece a questi strati di colletti bianchi come la base elettorale del “complesso militare industriale”.

Il fattore più importante di un cambiamento simile nelle istituzioni cattoliche ed in altre istituzioni in Europa e nelle Americhe fu il dilagare dei folli dogmi esistenzialisti della Scuola di Francoforte, associati al ruolo svolto dal Congress of Cultural Freedom (CCF) nell'Europa del dopoguerra. I più influenti furono ideologhi della Scuola di Francoforte quali l'ex filosofo nazista Martin Heidegger, il suo discepolo Jean-Paul Sartre in Francia, nonché Horkheimer, Adorno, Arendt ed altri rappresentanti della stessa Scuola. La stessa tendenza riecheggiò nell'opera di Bertold Brecht nella Germania orientale occupata dai sovietici. Questi empiristi radicali, questi esistenzialisti, uniti all'opera della Clinica Tavistock a Londra e degli ambienti intorno a Bertrand Russell, furono i protagonisti della campagna per distruggere la tradizione europea nelle scienze fisiche e nella cultura classica dopo il 1945.

Questo sviluppo all'interno e oltre la comunità transatlantica va paragonato al fattore di decadenza moralmente fatale che portò al crollo della Atene corrotta dalla follia delle guerre del Peloponneso.

All'interno degli stessi Stati Uniti, la corruzione esistenzialista fu diffusa dal sovrapporsi ideologico della Fondazione Josiah Macy Jr. e la campagna di lavaggio del cervello condotta da Adorno, Arendt e altri all'insegna della “personalità autoritaria”. Uno dei risultati più visibili di questa campagna di lavaggio del cervello contro gli Stati Uniti ed altre vittime è la frase-culto orwelliana che oggi si sente ripetere a macchinetta: “Non credo nelle teorie cospiratorie”.

Il risultato fu che per la vittima dell'influsso ideologico corruttore della Scuola di Francoforte e di altri sofismi del genere andò perso un aspetto centrale come frutto di questa decadenza: la nozione dell'esistenza dell'anima immortale che distingue in modo assoluto e unico la personalità umana dalle bestie. Le implicazioni della corruzione morale espressa dall'esistenzialismo furono immediate, sia all'interno che all'esterno delle chiese; tuttavia, le piene conseguenze di questa malattia divennero più evidenti con l'andare del tempo. Implicitamente, l'idea di Dio fu soppiantata da culti come quelli condivisi dagli infantili seguaci delle “guerre stellari” o di Harry Potter. Furono messi a repentaglio tutti i valori associati a forme di vita civili nelle nazioni e tra i popoli.

E giunse il raccolto autunnale chiamato “sessantottini”. Giunse nella primavera di quell'anno, quando l'avanguardia della generazione dei Baby boomers (il boom demografico) arrivò prima all'adolescenza e poi alla maturità adulta. Ecco come siamo arrivati al punto in cui il pianeta è minacciato da nuovi secoli bui. E' giunto il momento, dunque, in cui un nuovo Papa ha sentito il bisogno di esaminare il vero significato dell'immortalità dell'anima che abita nella carne vivente dell'uomo.

E' questo il contesto immediato in cui leggere il libro di Papa Benedetto XVI Gesù di Nazaret.

Corinzi 13

Un esempio. Nel 2004 pronunciai un discorso a Talladega, in Alabama, per commemorare la memoria del Rev. Martin Luther King, un eroe nella tradizione esemplare di Giovanna d'Arco (2). La stessa qualità specifica di immortalità a cui feci riferimento in quella occasione è il mio punto di riferimento anche in questa sede. L'enfasi qui è la mia persuasione, nel leggere il suo libro, che conoscere nel modo più accurato possibile l'immagine di vita reale di Gesù di Nazaret a cui conferisce tanta importanza Benedetto XVI sia la chiave di volta per comprendere la missione cristiana oggi.

Contrariamente all'opinione diffusa negli Stati Uniti e in Europa, l'uomo non è una scimmia come quella implicita nelle teorie dell'ex nazista Martin Heidegger e dei suoi amici della Scuola di Francoforte. Dobbiamo sospettare che neanche una semplice scimmia potrebbe essere gettata in uno stato di cose bestiale come quello proposto da Heidegger per l'uomo. La fede nel Dio identificato dai cristiani, così come dagli ebrei nella tradizione dei tre grandi Mosè - quello delle Tavole, Mosè Maimonide e Mosè Mendelssohn - poggia su basi scientificamente oggettive, come sottolinea il Fedone di Mendelssohn. Ciononostante, la natura del Dio dei cristiani e di Mosè è anche, essenzialmente, una questione molto personale e soggettiva.

Nell'insegnamento della scienza, ad esempio, c'è un divario tra la definizione di “verità” da ciò che i moderni sofisti considerano “quello in cui mi hanno insegnato a credere se voglio guadagnarmi delle credenziali”. Così, molti studenti vengono indotti dal lavaggio del cervello a credere come zombie al “consenso”, a considerare “auto-evidenti” le definizioni, gli assiomi e i postulati euclidei o cartesiani, schivando l'esperienza reale della conoscenza efficiente di un principio fisico universale, nel modo in cui un Bernhard Riemann, per fare un esempio, definisce la vera conoscenza.

Qualcuno che aspira a sentirsi importante dice: “Credo in Dio”. Così, nel caso della Bibbia leggendaria di un parroco revivalista deceduto, potremmo leggerla e trovare scritto, con annotazioni degne di un appassionato Flagellante: “Testo non chiaro. Grida come un demonio!”.

Un uomo onesto gli chiede: “Come e quando sei arrivato a conoscere Dio?”

Il parroco, sentendosi sfidato, ha quasi un attacco di bile e risponde, seccato: “Credo!”

Dunque, la questione rilevante è, semplicemente: è vero che noi - voi ed io - siamo fatti a immagine e somiglianza del Creatore di questo universo? Come possiamo saperlo? Siamo bestie o siamo fatti a somiglianza dell'uomo e della donna nella Genesi 1:26-30? Dunque, per un cristiano in un'epoca di grande crisi spirituale per il genere umano, come per Benedetto XVI in questa occasione, il significato della divinità di Gesù di Nazaret è una questione pratica ed esistenziale cruciale per tutti gli interessati.

Benedetto XVI ha risposto: Quali prove ci giungono dalla vita di Gesù di Nazaret? Che cosa conosciamo, e come siamo capaci di apprenderlo?

Se lo chiedessero a me, direi che la mia risposta sta, essenzialmente, nella lettera ai Corinzi I: 13. Fede e speranza dipendono essenzialmente dal principio espresso nel Vangelo di S. Giovanni: il concetto socratico di agape. Si tratta di una concezione che non viene colta appieno dal termine “carità”, né dal termine amore.

Né possiamo rappresentare il significato di agape col termine passione. Si tratta di una qualità a cui fa riferimento il termine passione, ma non nell'accezione del termine attribuita da discorsi o scritti contemporanei. Generalmente associo il significato del termine greco agape alla passione della creatività, nel senso più rigoroso dell'atto di scoperta di un principio fisico universale, come nel caso esemplare della scoperta del principio fisico della gravitazione universale da parte di Giovanni Keplero.

L'abuso più significativo dei sinonomi del termine agape in Platone e negli apostoli Giovanni e Paolo, ad esempio, è il prodotto di un tentativo di adeguare in modo nominalista il vocabolario al liberismo filosofico moderno nella sua forma più irrazionalista che è quella sofista, e nella tradizione implicitamente satanica del moderno mago sofista Paolo Sarpi: la tradizione dei suoi seguaci empiristi e romantici come il suo lacchè Galileo Galilei, gli empiristi liberisti anglo-olandesi Locke, Mandeville, i fisiocratici Quesnay e Turgot, il plagiatore britannico Adam Smith, e l'utilitarismo radicale di Jeremy Bentham del Foreign Office britannico e dei suoi seguaci. E' anche la tradizione meccanicistica di Cartesio che giunge fino ai giorni nostri.

Sono disponibili definizioni funzionali precise del significato sottinteso al termine agape. Dall'antica Grecia classica, la soluzione data da Archita il pitagorico al problema del raddoppio del cubo, o l'esercizio proposto da Platone nel dialogo Teeteto, ne sono alcuni esempi. Nella scienza e teologia moderne, la scoperta più significativa è quella di Niccolò Cusano sull'incompetenza sistemica del tentativo di Archimede di quadratura del cerchio, e la derivante applicazione dell'approccio di Cusano nella scoperta originale di Keplero sulla legge della gravitazione universale. La scoperta di Fermat sul principio dell'azione minima, quando fu scoperto il principio della catenaria, grazie alla collaborazione tra Gottfried Leibniz e Jean Bernouilli, è un altro esempio, così come lo è la tesi di laurea di Bernhard Riemann del 1854.

Questo argomento fu riassunto, alla fine della sua vita, da Albert Einstein quando comprese l'unità del processo definito dai riferimenti stabiliti da Keplero e Riemann: il principio di un universo finito eppure illimitato come un tutto.

Tale infinitesimale esprime la potenza che muove l'universo. La traiettoria del moto, come può essere descritta dalla matematica finita, è l'ombra di questo principio, ma non ne è l'attualità ontologica.

Il potere creativo espresso dall'uomo e dalla donna fatti a immagine del Creatore è il vero potere del processo della creazione continua dell'universo, potere che esprime l'intenzione sia del Creatore che del creato e che riflette il concetto di agape. Cruciale è' l'amore creativo condiviso col Creatore, espresso nella devozione della personalità umana alla realizzazione di questa missione. E' l'amore espresso dai contributi allo sviluppo dell'universo che abitiamo, è una qualità di amore che esprime tale potenziale creativo.

E' l'amore espresso da uomini e donne che agiscono al servizio, e ad immagine, del Creatore.

Gesù di Nazaret

Sottolineo dunque questo principio dal punto di vista ecumenico della tradizione platonica che condivido col Fedone di Moses Mendelssohn. Si tratta di storia, ma è più di un resoconto della storia passata; è indispensabile tale storia per esprimere l'essenza del processo che attanaglia il pianeta ancor oggi.

Con la fine della Seconda Guerra Punica, la civiltà centrata sul sistema marittimo del Mediterraneo fu colpita da una nuova qualità di male: l'emergere dell'Impero Romano. Era un male antico, quello che era noto, genericamente, come il modello oligarchico, che assumeva una nuova forma. Nei due secoli successivi si svolse un'aspra battaglia per il controllo di questo impero nascente.

Giunse così il tempo in cui l'erede putativo di Giulio Cesare, Ottaviano, che allora risiedeva sull'isola di Capri, negoziò un'alleanza con il culto di Mitra contro i suoi rivali politici, Antonio e Cleopatra. Ottaviano si incoronò Cesare Augusto all'epoca in cui nacque Gesù di Nazaret. Fu quando a Capri risiedeva l'Imperatore Tiberio che Ponzio Pilato, in rappresentanza dell'Imperatore, ordinò la crocefissione di Gesù di Nazaret.

L'Impero Romano, talvolta definito “la meretrice di Babilonia”, decadde, ma fu succeduto da Bisanzio. Anche Bisanzio decadde, ma fu succeduto dal suo erede (un nuovo discendente della Roma imperiale), l'impero su cui dominò l'oligarchia finanziaria veneziana grazie agli accordi che strinse con la cavalleria normanna. Poi, dal febbraio 1763 in poi, si impose un nuovo successore sul trono imperiale, l'impero liberale neo-veneziano, anglo-olandese di Fra Paolo Sarpi, della Compagnia Britannica delle Indie orientali e dei suoi successori, il regno dell'usura imperiale che domina il mondo ancor oggi.

Dunque, il male che Gesù di Nazaret nacque per affrontare, il male imperiale che eseguì l'omicidio giudiziario di Cristo, persiste ancor oggi. Per noi che viviamo in questo lasso di tempo continuo, resta ancora da compiere la missione di liberare dalle catene uomini e donne fatti a immagine e somiglianza del Creatore.

Dunque noi chi siamo?

Chi sono dunque tali uomini e donne fatti a immagine e somiglianza del Creatore, di cui parla la Genesi 1? Se siamo immortali, dove eravamo - dove siamo nella simultaneità dell'eternità - quando nacque Gesù di Nazaret? Per quale tramite partecipiamo al corso degli eventi della storia? O per meglio dire: come sperimentiamo tale simultaneità dell'eternità? Come giustifichiamo la personalità degli estinti?

Benedetto XVI ha scritto un libro che conduce il lettore attraverso gli aspetti noti dell'esperienza di Gesù di Nazaret. Compie il tentativo, ed è un tentativo persuasivo, di porre il lettore all'interno dell'esperienza di Gesù di Nazaret. Grazie a questo tentativo al lettore si presenta l'opportunità di immergere il proprio senso di esistenza nella missione che tale racconto esprime per il futuro. Tale missione deve diventare la nostra passione.

Qual è dunque la missione dell'uomo? Che obiettivo ci poniamo con la nostra vita mortale, ed anche oltre la nostra morte? Non quello che facciamo per noi stessi, ma per tutto il genere umano. Quando cesserà di esistere la carne, che cosa resterà di noi che non siamo semplici bestie? Dove andrà a pregare quella povera anima? Qual è il nostro interesse nell'esito della simultaneità dell'eternità? Come esseri immortali, quali dovrebbero essere le nostre passioni?

Lo scopo della nostra esistenza
non è superare i regni successivi di quel modello oligarchico di società riflesso da Augusto e Tiberio, ma liberare il genere umano dalle sue catene per compiere la missione che va oltre. Nel frattempo il nostro dovere non è aspettare, quasi cappello alla mano, che il male venga miracolosamente portato via. Il cambiamento da compiere è un cambiamento a cui dobbiamo partecipare. Siamo noi, dal nostro posto nella simultaneità dell'eternità, che dobbiamo partecipare a tutte le missioni appropriate del genere umano, agendo nel nostro ruolo di creature fatte a immagine e somiglianza del nostro Creatore.



[1] “L'Uomo dell'Organizzazione”, dal titolo di un bestseller di William Whyte pubblicato nel 1956 che tracciò il profilo del nuovo tipo di cittadino medio espresso dall'involuzione sociale descritta da LaRouche.

[2] "Lyndon H. LaRouche, Jr., The Immortality of Martin Luther King , DVD: EIRDV-2004-001-STD. Richiedilo all'EIR per €25.

Fonte:http://www.movisol.org/nazaret.htm

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